Quale Inter verso il terzo decennio?

L’estate è una stagione di sofferenza per il tifoso interista, da una decina d’anni in qua.

Ci si arriva dopo un’annata scarsa di soddisfazioni (come le ultime due), nella migliore delle ipotesi, o francamente deludente.

L’ansia e la speranza di un atteso salto di qualità (che può arrivare solo dal mercato) si mescolano alla frustrazione derivante dal recente passato e da una disillusione che minaccia veramente di diventare cronica.

In molti c’è la consapevolezza del fatto che nei prossimi mesi e anni si deciderà il futuro a lungo termine della nostra squadra.

O faremo il salto di qualità, per sederci definitivamente nel ristretto e sempre più esclusivo club dell’aristocrazia mondiale, o saremo relegati, forse per sempre, a un ruolo secondario, di buona squadra a livello del provincialismo nazionale, ma esclusa dai giochi che contano su scala più ampia.

La battaglia, però, si disputa su più piani, non solo sul mercato.

Sono aperte questioni come il ruolo e la possibilità/volontà di Suning di fare dell’Inter il volano di una strategia commerciale di espansione planetaria, attuando per questo tutti gli ingenti investimenti necessari.

Non tutti i tifosi e gli osservatori sono convinti di questo, e non parlo solo dei troll interessati che esprimono, più che un convincimento, una speranza in negativo.

Anche molti tifosi reali, ma critici nutrono forti perplessità.

A mio parere il dubbio è lecito, la fiducia però doverosa, perché si nutre di segnali non ancora decisivi, ma molto importanti.

Con la nuova proprietà i ricavi sono più che raddoppiati.

Questo ai tifosi può importare poco, se poi la squadra continua ad arrivare quarta (al massimo) e se continuano ad arrivare giocatori di seconda fascia al posto dei fuoriclasse sognati.

Si leggono ovunque discorsi di un semplicismo che a me pare disarmante.

Ad esempio: con i soldi spesi per tanti terzini mediocri si comprava un fuoriclasse; oppure con i soldi di Gagliardini, Vecino, Radja, altri invece prendono un top player.

A parte il fatto che si deve vedere se le cifre sono reali, perché noi non consideriamo tanti elementi (che non conosciamo) come il valore, anche occulto, delle mediazioni, che su un giocatore dia 80 milioni è enorme, oppure l’opportunità in termini di plusvalenza che uno scambio con un giocatore ‘italiano’ può comportare, rispetto all’acquisto secco di uno straniero.

Poi c’è l’elemento ‘trascinamento’.

Se prendi un top player a livello internazionale, devi riparametrare le retribuzioni degli altri, per evitare che il nuovo arrivo sia considerato un corpo estraneo o addirittura oggetto di invidie.

Questi e altri fattori un tifoso non ha l’obbligo di considerarli, ma un amministratore ne ha il dovere, soprattutto in una situazione in cui il tuo bilancio è sotto stretta osservazione degli organi preposti e sottoposto a vincoli rigorosi.

Può anche accadere che il tuo allenatore ti chieda 5 giocatori, per raggiungere l’obiettivo minimo, e non uno, per quanto teoricamente forte.

Non sto dicendo che non siano stati commessi errori, anche importanti, ci mancherebbe.

In ogni caso ultimamente mi sembra siano arrivati giocatori di maggior valore medio rispetto alle epoche dell’ultimo Moratti e di ET.

Le case, è convinzione… diffusa, si costruiscono dalle fondamenta. Nel nostro caso le fondamenta sono costituite dalla necessità del risanamento finanziario e dell’incremento (possibilmente duraturo) delle entrate.

Per altro questa operazione, sempre nel nostro caso, andava compiuta parallelamente alla crescita dei risulti sportivi (e qui c’è un’ulteriore difficoltà).

A me sembra che oggi abbiamo una rosa più forte di due anni fa, che da due anni andiamo in CL e soprattutto come dicevo prima, che a livello di entrate stiamo entrando nel gruppo dei top club (esclusi quei 3-4 irraggiungibili per vari motivi).

Tutto questo nel rispetto di vincoli finanziari e burocratici spaventosi.

Ce n’è abbastanza perché i finti interisti vedano come il fumo negli occhi questa proprietà, pericolosa (per loro).

Naturalmente anche molti interisti autentici possono avere dubbi fondati ed elementi di critica.

Del resto, per usare un altro luogo comune, il bicchiere mezzo pieno è sempre anche mezzo vuoto.

Personalmente valuto in modo positivo l’operato della nuova proprietà e il percorso intrapreso da squadra e società, ma ho ottimismo misurato, non certezze.

Vorrei vedere adesso un’accelerazione del processo di crescita anche sul campo, che mi sembra forse lento ma indiscutibile.

Dicevo che da due anni abbiamo raggiunto la qualificazione in CL e se è vero che l’ampliamento a 4 del numero di squadre italiane ammesse ci ha agevolato, è anche vero che il quarto posto, in passato, non era consuetudine assodata per noi.

Il Milan è rimasto dietro, Lazio e Roma sono state messe alle spalle e se è vero che il gap con juve e Napoli non si è assottigliato, come è vero che l’Atalanta con un exploit eccezionale ci ha superati, è anche vero che questi risultati sono stati ottenuti in contemporanea ad altri non indifferenti, come un girone di CL giocato alla pari con chi è arrivato in finale o molto avanti, come un onorevole comportamento in EL, come una eliminazione solo ai rigori contro la Lazio vincitrice della CI.

Tutto questo, giova ripeterlo, in contemporanea al raggiunto risanamento economico.

Nel frattempo si è lavorato anche al miglioramento dei quadri dirigenziali e tecnici.

Magari anche attraverso errori: ma quanti dirigenti e collaboratori ha cambiato, Moratti, da Visconti di Modrone in poi, prima di arrivare al successo?

A livello di direttori sono stati presi prima Sabatini, poi Marotta.

Possono piacere o non piacere, per i motivi più disparati: ma come negare che al momento della scelta fossero il meglio in circolazione?

E tra l’altro Sabatini ha ammesso recentemente che il suo addio è stato forse prematuro, causato da una fretta eccessiva, là dove era necessaria una programmazione di crescita più ponderata e responsabile.

Se poi parliamo di tecnici, credo che, anche in questo caso aldilà delle antipatie e simpatie personali non si possa negare che sia Spalletti sia Conte siano di un’altra dimensione rispetto a quelli che li hanno preceduti per 10 anni, escluso forse Mancini.

C’è poi la questione dell’avvenuto reperimento di una nuova e spettacolare sede sociale, autentico grande biglietto da visita per un inserimento prepotente nel mondo che conta.

C’è l’impegno per il nuovo stadio (la cosa va per le lunghe, ma come è noto non dipende solo da noi: Milan, Comune e altri organismi rendono complicata la soluzione che sembra comunque ormai vicina).

Si deve considerare il fatto che Milano non è Torino dove esiste un sovrano la cui autorità non può venir messa in discussione e funzionari e sudditi l’accettano senza fiatare.

C’è il rinnovamento di Appiano e la ricerca di una nuova sede per le giovanili.

C’è, e per me ‘fratello del mondo’ non è meno importante, il proseguimento e l’ampliamento dell’impegno sociale verso i ragazzi delle aree meno fortunate del pianeta attraverso la rete degli Inter Campus.

Ma naturalmente, al tifoso medio tutte queste cose importano relativamente: lui vuole vedere i campioni e la squadra competitiva al massimo.

I pochi fatti e le molte voci (perché di ciò stiamo parlando) di questo inizio d’estate alimentano speranze e perplessità, in funzione delle attese più o meno responsabili, della credibilità che si attribuisce alle voci giornalistiche (difficile distinguere quelle fondate da quelle interessate, o volte a gettare discredito)

C’è un primo elemento su cui non si riesce ad avere certezze: l’Inter ha o non ha l’obbligo di realizzare una quarantina di milioni di plusvalenza entro giugno?

Sono sincero, ne so volutamente poco, perché sono argomenti che non mi affascinano.

Però mi sono fatto un’idea, magari sbagliatissima: non abbiamo nessun obbligo, ma sarebbe molto limitativo iniziare il prossimo triennio (sul quale, mi par di capire, si calcolano i limiti di un possibile ‘splafonamento’), portandoci il retaggio di uno squilibrio da colmare.

Ma quest’anno per molti motivi l’approccio a questa problematica è condotto in modo molto più soft, più tranquillizzante per quanto concerne la gestione dei migliori talenti giovani.

L’unico vero sacrificio (se così sarà, senza ‘recompra’) parrebbe quello di Zinho.

Ma da Zinho ed Emmers (che temo non sarà mai ‘da Inter’) da Gavioli e Rizzo, da Vergani (su cui terrei la ‘recompra’) a Merola (idem) e qualche altro primavera o giocatore ancora di nostra proprietà (Gravillon, per citare un solo nome) dovrebbero arrivare i soldi per ripartire senza oneri finanziari pregressi.

Questo senza toccare i Radu, i Pinamonti, gli Esposito, i Salcedo (riscattato), i Bastoni, autentici fiori all’occhiello, e forse qualche altro considerato un possibile top in prospettiva.

Non solo, ma sembra certo l’arrivo di un grande prospetto del 2002, centrocampista nazionale francese e forse di un centrale difensivo della stessa nazione.

Molte altre operazioni ci saranno (si parla di un paio di giovani argentini presi in collaborazione col Genoa), ma certo il livello di questi due, sulla carta, sembra molto importante.

Stiamo comunque parlando di ‘contorno’ per quanto importante e di prospettiva… ma l’arrosto?

Quello, almeno speriamo, arriverà dopo il primo luglio, con il nuovo esercizio finanziario.

Le voci non mancano anche se a volte non sembrano soddisfare completamente i tifosi più esigenti che le confrontano con quelle di altre società (specialmente juve e Napoli).

Però si deve provare a orientarsi nel panorama di voci con un minimo di razionalità e un massimo… di ottimismo.

Faccio solo un esempio: Rabiot. Forse, sottolineo forse, andrà alla juve.

Media e tifosi: noi andiamo su X e Y (considerati mediocri) loro prendono uno così gratis.

Incapaci noi (si sottintende).

Ma perché un ventiquattrenne in forte ascesa, che sta nel PSG con la certezza di vincere lo scudo ogni anno e di andare molto avanti in CL dovrebbe andar via per venire all’Inter, che arriva al massimo quarta da 10 anni e ha fatto una sola CL uscendo ai rigori? Perché preferirla al Real, al Barça o alla juve, per quanto noi la si disprezzi?

Forse per una montagna di soldi in più.

Ma magari c’è chi si… accontenta di tanti soldi e visibilità top. Rispetto anche a tantissimi soldi.

O magari, per convincerlo, con il nostro curriculum recente, servirebbe un ingaggio tale da far saltare tutte le compatibilità interne.

Magari.

Solo per dire che le cose sono sempre più complicate di quanto pensino i faciloni e bisognerebbe almeno conoscerle tutte prima di parlare.

Comunque tornando al nostro mercato reale e non a quello dei direttori da tastiera (che abbondano quasi come gli allenatori), qualche cosa si incomincia a intravedere anche nella selva di ipotesi devianti imbastite dai media.

Partirei da una certezza: tre dei nostri più forti potrebbero partire. Cioè Radja, Icardi e Perisic.

La certezza che, almeno io ho è che se partiranno saranno sostituiti da giocatori considerati più forti di loro.

Poi parlerà il campo, come sempre, ma io mi fido, al netto della buona fede, della competenza di Marotta-Conte, sapendo che comunque chiunque può sempre sbagliare.

Per esempio: non so se Lukaku nel campionato italiano farà meglio di Icardi (difficile perché il suo score è quasi ineguagliabile).

Ma Icardi, non mi interessa definire le responsabilità, è ormai fuori dal mondo Inter e una sostituzione con Lukaku – Dzeko (avendo Lautaro e Politano a completare il reparto) o anche con Dzeko-Dybala-Lautaro-Politano mi lascerebbe tranquillo (più la prima soluzione).

E l’esborso per queste operazioni non dovrebbe essere rilevante.

Senza contare che c’è sempre il Pina, che ora sembra debba essere valutato per qualche tempo da Conte (ma personalmente se dovesse essere il quinto, preferirei che si completasse altrove)

Sulla destra serve almeno uno. I nomi che si fanno sono entrambi interessanti: Florenzi è più una certezza perché sappiamo cosa può dare nel nostro campionato, Lazaro è più intrigante e, secondo i si dice, dovrebbe costare una cifra ragionevole.

Dietro e in mezzo al campo, con l’arrivo di Godin, lo spostamento di D’Ambrosio, magari la ‘valutazione’ di Bastoni dovremmo essere a posto.

A centrocampo infatti, se arrivano davvero Barella e Sensi, consentendoci pure plusvalenze nel parziale valore degli interscambi, ci rafforziamo di sicuro, rispetto a JM e all’ultimo Borja.

A me sembra che la collocazione del gruppo nel range nazionale e internazionale, a questo punto, sarebbe determinata dall’arrivo (o meno) di un grande centrocampista offensivo (se non resta Radja) e di una punta esterna incontenibile (con partenza di Ivan collegata).

L’incognita sta in questi due nomi: con un dato che, se vero, è rassicurante: la possibilità di spendere per questi giocatori esiste, se è vera l’offerta di 75-80 milioni per Pépé.

La vera incognita è questa.

Secondo me dovremo anche abituarci a non ragionare più in termini di titolari e riserve.

Conte pretenderà moltissimo sul piano fisico dai suoi uomini, per cui serviranno, almeno in diversi ruoli, alternative di assoluto livello.

Insomma, le situazioni più importanti sono forse ancora da definire (forse, perché resto dell’idea che tranne ‘occasioni’ tipo Wes, a suo tempo, i grandi acquisti si fanno ad aprile e ad agosto, semmai si formalizzano) ma, per quanto mi riguarda resto in attesa del completamento.

Un’attesa vigile ma fiduciosa.

Sapendo che in ogni caso non raggiungeremo subito chi può investire nel mercato 300 milioni come ridere, ma che potremo salire di range e giocarcela con tutti.

Questa potrebbe essere la volta buona.

Luciano Da Vite

Foto: continua l’opera di rinnovamento di Suning anche sul piano commerciale e per quello che riguarda l’immagine del club. Da ultimo, ecco la campagna “This Name Is Not For Everyone”, seguita poche ore dopo dall’annuncio della nuova seconda maglia per la stagione 2019/2020 in “sincrono” tra la prima squadra maschile e quella femminile, che quest’anno disputerà il campionato di Serie A (fonte, sito ufficiale).

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13 pensieri riguardo “Quale Inter verso il terzo decennio?

  1. L’unico punto sull argentino del genoa, se si parla di de la vega è un prospetto di grande interesse, al pari da agoume. Non di contorno

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  2. Anch’io sottoscrivo l’analisi di Luciano. Confermo la mia fiducia in Suning e ,con il mercato di quest’anno,avremo ( o meglio speriamo di averla,la conferma della volontà di Zhang di costruire una squadra all’altezza del nostro blasone; questo non significa attendere dei colpi clamorosi ,ma invece una costruzione sempre più definita di una rosa forte.Già quest’anno nella prima parte della stagione si era vista una squadra all’altezza,poi ,come spesso negli ultimi anni ,il tracollo.Aver conquistato la Cl ,con tutte le complicazioni che conosciamo,lo considero comunque un piccolo successo ; adesso una Società forte..il resto verrà di conseguenza

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    1. Ottimo Luciano, adesso lo edito e lo pubblico. Domani invece penso di pubblicare un mio editoriale su calciomercato e dintorni, niente di particolare, giusto alcune mie considerazioni sulle voci che circolano in questi giorni.

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