Con il codice 2.4: “Pazzo di te” di Zhang-Marotta-Inzaghi

Per il sessantaquattresimo Festival di Sanremo, il nostro voto va a "Pazzo di te". Solo che non si tratta della canzone di Renga e Nek, ma del nostro amore per questa straordinaria Inter, costruita da Zhang, Marotta e Inzaghi, che sabato pomeriggio ha battuto quattro a due la Roma in trasferta dopo una partita difficile (nel primo tempo eravamo inguardabile) e dove su tutti per noi ha spiccato il maestro d'orchestra Henrikh Mkhitaryan. Il cambio di allenatore ha dato al gruppo romanista le motivazioni giuste, come si era visto anche nelle gare precedenti. De Rossi ha riportato tutti i giocatori al top e ha evidentemente migliorato anche l'assetto tattico. La Roma ha cominciato subito aggressiva e ha mantenuto per i primi quarantacinque di gioco un ritmo straordinario, mettendoci sotto e, sebbene noi fossimo andati in vantaggio con una rete abbastanza casuale (goal di testa di Acerbi sugli sviluppi di un calcio d'angolo con tanto di spizzata sbagliata proprio dall'ex Lukaku), hanno chiuso il primo tempo in vantaggio. Nel secondo tempo siamo riusciti invece a imporre il nostro gioco e la Roma non è riuscita a impedircelo. Sicuramente questo è dovuto agli accorgimenti di Inzaghi, ad esempio nel tenere gli esterni più alti, ampliando così lo spazio a disposizione per attaccare, ma dobbiamo anche considerare il fatto che per la Roma fosse impossibile mantenere per tutta la gara lo stesso ritmo che nei primi quarantacinque minuti di gioco. L'abbiamo sbloccata dopo quattro minuti e abbiamo poi oggettivamente dominato tutta la seconda frazione di gioco con venticinque minuti di calcio veramente di alto livello. Una grande dimostrazione di forza e di qualità della squadra quindi, che ha saputo rovesciare una situazione, in termini di risultato ma anceh di gioco, che si stava facendo preoccupante. I numeri sono oggettivamente sorprendenti. Siamo primi dopo 23 partite con 60 punti su 69 disponibili; 55 goal fatti (una ventina circa in più della seconda in classifica); 12 goal subiti; sei punti su sei contro Roma e Fiorentina, tre su tre contro Milan, Napoli, Lazio e Atalanta, quattro su sei contro la Juventus...

Ancora conferme, nel bene e nel male: Inter – Milan 1-0

Il Toro è scatenato e quando vede rosso(nero) non lo fermano né le banderillas, né i toreri più arcigni. Vinciamo nettamente il derby con la squadra che, al di là dei singoli episodi, ha saputo mantenere alta la concentrazione e ha giocato sempre con la ferocia di un gruppo in cui tutti si sacrificano per il bene comune. Sugli scudi Lautaro Martinez e un gigantesco Acerbi in difesa, mentre Simone Inzaghi si può dire che praticamente abbia azzeccato tutte le scelte e nel solco di una serie di cambiamenti che possiamo anche considerare nei risultati dell'ultimo periodo, è riuscito a mettere a nudo le intervenute insicurezze rossonere. Una vittoria netta dunque (il Milan non ha praticamente mai calciato in porta, probabilmente record assoluto per un derby...) e ancora conferme, nel bene e nel male, per una squadra che, da dominatrice che era, dopo aver perso giocatori fondamentali che non ha potuto rimpiazzare in modo adeguato, è diventata un gruppo sempre forte ma "normale" a livelli alti. Potevamo fare di più? Difficile da dire. Sicuramente siamo comunque gli unici ad avere già vinto qualcosa e, oltre che essere secondi in campionato, siamo in corsa in tutte le competizioni. Per il resto va detto che a quanto pare tutta una serie di problemi si riscontrano in tutte le altre nostre dirette concorrenti. Eccetto il Napoli che a quanto pare ha trovato la squadra vincente. Nel post parliamo anche delle giovanili. La larga vittoria dell'Under 17 contro i pari età dell'Udinese (doppiette di Mosconi e Spinaccè), la dodicesima vittoria in dodici partite dell'Under 15 contro l'Hellas Verona (D'Agostino e Franchi) e la sconfitta dell'Under 16, sempre contro l'Hellas Verona per una rete a due.

Non solo negatività: Inter – Torino 1-0

Di fatto per un'ora di gioco non c'è stata partita: tre-quattro parate importanti di un ottimo Samir Handanovic e nessun tiro in porta dei nostri. Un'Inter non al top della condizione, per vari motivi, si trovava a fronteggiare un Toro tecnicamente inferiore, ma atleticamente vivo, determinato, ferocisissimo nel praticare una marcatura ad uomo asfissiante, sino ai limiti della nostra area. Poi quando la maggiore freschezza atletica del Torino doveva fare la differenza, siamo usciti noi, senza fare nulla di straordinario, ma giocando di squadra e facendo appello a tutte le energie rimaste. A questo punto, a condizioni atletiche quasi ristabilite, ha deciso una grande giocata del tandem Barella - Brozo, che fino a poco prima erano pure stati annullati dal vigore degli avversari. Abbiamo giocato di squadra, soffrendo tutti insieme, aiutandoci reciprocamente e trascinati sotto questo aspetto da un Lautaro Martinez esemplare e dalle parate di Handanovic. Quando si gioca di squadra, quando si dà tutto con grinta estrema infatti anche il portiere si esalta e alla fine si porta a casa un inusuale zero sulla tabella dei goal subiti. Certo, l'altra faccia della medaglia è una ridotta pericolosità in avanti e da questo punto di vista siamo stati costretti alla prudenza dall'avversario. Ci sono indiscutibilmente delle difficoltà e delle incognite che riguardano in particolare i centrocampisti, ci sono numeri certificano la fase di stallo, ma prendiamo atto della prestazione positiva della squadra e della sua reazione e del fatto che dopo sei giornate (come l'anno scorso) siamo a due punti dalle prime.

Una questione di equilibrio: Sassuolo – Inter 1-2

Se esaminiamo in particolare le ultime tre partite, vi troviamo una costante che non può che farci preoccupare. Per almeno un tempo su due subiamo l'egemonia degli avversari, anche quando questi non sono di un livello importante. Nell'altro tempo ci riprendiamo e (tranne con Atalanta e Shakhtar che sono un po' più forti) arriviamo a vincerla. Il gap tra il periodo peggiore della gara e quello in cui riusciamo a esprimersi meglio è troppo netto: la velocità del gioco, i ritmi elevati e la frequenza di impegni ravvicinati, sono alla base di un’inevitabile differenza fra due livelli di una stessa prestazione, sia nel caso che una squadra inizi forte e poi rallenti, sia nella situazione opposta. Questa Inter è ancora alla ricerca di un equilibrio, quindi di una perfetta organizzazione di gioco ovvro il modo più efficace di stare in campo in rapporto ai tuoi mezzi tecnici e atletici. Il lavoro che Simone Inzaghi ha davanti a sé è ancora tanto e difficile, perché il materiale umano a sua disposizione ha dei limiti ed alcuni sono evidenti. Tanti gli errori individuali in una partita dove sono stati decisivi i quattro cambi operati dall'allenatore: un ispiratissimo Dzeko; la furia di Vidal che ha rivitalizzato il centrocampo; il grande impatto sulla gara di Darmian; la voglia di vincere di Dimarco. Bene il risultato finale, quindi, ma quadratura ancora da trovare.

Ora, anche la nazionale del Paradiso ha trovato la sua ala mancina: RIP, Mariolino Corso, piede sinistro di Dio

Un post speciale per ricordare un uomo speciale. Mario Corso è stato uno dei più grandi e creativi campioni che abbiano calcato i campi di calcio. Arrivato all'Inter nell'estate del '58 dalla sua natia Verona con Da Pozzo e Guglielmoni, Mariolino si affacciò in prima squadra a 16 anni e a soli 17 anni entrò nel giro dei titolari di una Inter la cui prima linea titolare era composta da giocatori importanti. Non ne uscì più, neppure quando arrivò a Milano Helenio Herrera (checché ne dica la stampa). Corso fu titolare indiscusso e in maglia nerazzurra ha vinto tutto. Indimenticabili i goal contro il Liverpool (la famosa "foglia morta") e quello decisivo in Coppa Intercontinentale contro l'Indipendentiente. Tagliente e lapidario, arguto e implacabile nel farsi beffe dei luoghi comuni che imperano nel calcio, Mario Corso fu un genio calcistico, ma anche un dirigente competente e che ha fatto svoltare il nostro settore giovanile. La sua intelligenza e persino la sua arguzia dissacrante, ma mai gratuita, ci mancheranno. Adesso andrà a rinforzare la nazionale del Paradiso. Ciao, Mariolino e grazie di tutto.

Giovanili: risplende la Primavera, per il resto qualcosa si muove

Giovanili: la Primavera di Mister Madonna si conferma una squadra importante battendo in campionato con il risultato di 5-1 i pari età della Juventus. A segno Colombini, due volte Mulattieri, Fonseca e Gnonto. Quattro vittorie su quattro in campionato più le vittorie in Youth League contro Barca e Slavia segnano un momento straordinario, che speriamo si prolunghi nel tempo per un gruppo che è in buona parte composto di giovani cresciuti sin da piccoli nella nostra "cantera". Nel frattempo qualcosa si comincia a "muovere" anche per le altre squadre. Tra queste, molto bene l'Under 17 di Chivu, che ha battuto 4-1 la Spal in trasferta. Nel post tutti i risultati e il dettaglio della situazione attuale delle squadre giovanili dalla Primavera fino ai più piccoli, i classe 2008, il cui campionato è cominciato domenica.