Le tappe di pianura (insidiose) sono quasi finite. Ora il giro si deciderà sulle montagne: Monza – Inter 1-5

A Monza abbiamo dato spettacolo. Abbiamo disputato una partita che possiamo considerare come perfetta, è stata una delle prestazioni più convincenti dell'intera stagione e da considerare ancora più positiva perché arrivata dopo un breve periodo di relativa e contenuta flessioni e dopo una settimana di polemiche pretestuose. Affrontata e approcciata la partita con ferrea determinazione e lucidità, siamo andati subito in vantaggio di due reti. Poi nonostante il loro goal, grazie a quella che possiamo definire come "tecnica collettiva" in particolare (la tecnica orientata al vantaggio di squadra prima ancora che al vantaggio del giocatore proponente) e alla lucidità delle conclusioni (cinque goal su sette tiri totali), abbiamo nettamente dominato e orientato tutta la partita a nostro favore. Sugli scudi i "soliti" Lautaro e Calhanoglu, una doppietta a testa, ma va sicuramente menzionata la straordinaria qualità, l'intelligenza calciatica fuori dal comune, gamba, ritmo e intensito di un giocatore che non finisce più di stupire: Henrikh Mkhitaryan. Abbiamo corso finora un giro esaltante: 51 punti su 60 sono il segno di una marcia e di una continuità che sembrerebbe non lasciare spazio ai rivali. Ma sappiamo che non è così, così come sappiamo che il giro si deciderà sulle grandi montagne e che le "grandi montagne" non saranno uguali per tutte le contendenti... Under 19: prima sconfitta (Juventus - Inter 1-0) in campionato proprio nel match in cui trova conferma un'antica e eterna legge del calcio, cioè quella che dice che se sei più debole dell'avversario puoi sperare di farcela (sperare, non averne la certezza) solo se lo aspetti, chiudi tutte le linee di passaggio, col tempo gli fai perdere lucidità e poi se hai un giocatore con i colpi lo trafiggi. L'Inter era nettamente superiore alla Juventus, ma i bianconeri hanno fatto valere la teoria del "corto muso". Speriamo sia vincente solo qui e non nel calcio dei grandi.

Ancora conferme, nel bene e nel male: Inter – Milan 1-0

Il Toro è scatenato e quando vede rosso(nero) non lo fermano né le banderillas, né i toreri più arcigni. Vinciamo nettamente il derby con la squadra che, al di là dei singoli episodi, ha saputo mantenere alta la concentrazione e ha giocato sempre con la ferocia di un gruppo in cui tutti si sacrificano per il bene comune. Sugli scudi Lautaro Martinez e un gigantesco Acerbi in difesa, mentre Simone Inzaghi si può dire che praticamente abbia azzeccato tutte le scelte e nel solco di una serie di cambiamenti che possiamo anche considerare nei risultati dell'ultimo periodo, è riuscito a mettere a nudo le intervenute insicurezze rossonere. Una vittoria netta dunque (il Milan non ha praticamente mai calciato in porta, probabilmente record assoluto per un derby...) e ancora conferme, nel bene e nel male, per una squadra che, da dominatrice che era, dopo aver perso giocatori fondamentali che non ha potuto rimpiazzare in modo adeguato, è diventata un gruppo sempre forte ma "normale" a livelli alti. Potevamo fare di più? Difficile da dire. Sicuramente siamo comunque gli unici ad avere già vinto qualcosa e, oltre che essere secondi in campionato, siamo in corsa in tutte le competizioni. Per il resto va detto che a quanto pare tutta una serie di problemi si riscontrano in tutte le altre nostre dirette concorrenti. Eccetto il Napoli che a quanto pare ha trovato la squadra vincente. Nel post parliamo anche delle giovanili. La larga vittoria dell'Under 17 contro i pari età dell'Udinese (doppiette di Mosconi e Spinaccè), la dodicesima vittoria in dodici partite dell'Under 15 contro l'Hellas Verona (D'Agostino e Franchi) e la sconfitta dell'Under 16, sempre contro l'Hellas Verona per una rete a due.

Una questione di equilibrio: Sassuolo – Inter 1-2

Se esaminiamo in particolare le ultime tre partite, vi troviamo una costante che non può che farci preoccupare. Per almeno un tempo su due subiamo l'egemonia degli avversari, anche quando questi non sono di un livello importante. Nell'altro tempo ci riprendiamo e (tranne con Atalanta e Shakhtar che sono un po' più forti) arriviamo a vincerla. Il gap tra il periodo peggiore della gara e quello in cui riusciamo a esprimersi meglio è troppo netto: la velocità del gioco, i ritmi elevati e la frequenza di impegni ravvicinati, sono alla base di un’inevitabile differenza fra due livelli di una stessa prestazione, sia nel caso che una squadra inizi forte e poi rallenti, sia nella situazione opposta. Questa Inter è ancora alla ricerca di un equilibrio, quindi di una perfetta organizzazione di gioco ovvro il modo più efficace di stare in campo in rapporto ai tuoi mezzi tecnici e atletici. Il lavoro che Simone Inzaghi ha davanti a sé è ancora tanto e difficile, perché il materiale umano a sua disposizione ha dei limiti ed alcuni sono evidenti. Tanti gli errori individuali in una partita dove sono stati decisivi i quattro cambi operati dall'allenatore: un ispiratissimo Dzeko; la furia di Vidal che ha rivitalizzato il centrocampo; il grande impatto sulla gara di Darmian; la voglia di vincere di Dimarco. Bene il risultato finale, quindi, ma quadratura ancora da trovare.

Perché sono “contiano”

Perché siamo "contiani". Lo spiega Luciano Da Vite con questo post, alla vigilia di una probabile eliminazione in CL (anche se "spes ultima dea") e in un momento in cui la squadra sta rendendo al di sotto delle aspettative. Gli aspetti affrontati sono diversi: dalla scelta coraggiosa del mister di scegliere l'inter nonostanate il suo passato in bianconero alle discussioni che riguardano gli aspetti più critici. Il modulo, prediligere la fisicità e la grinta rispetto alla tecnica, la questione del mercato. In particolare si propone una analisi sulla sfida ultima di Champions League, la sconfitta casalinga contro il Real Madrid, che serve a individuare le criticità e che tipo di lavoro bisognerà fare per continuare a crescere. Conta il lavoro di lungo periodo e i risultati di quello. Il primo anno Conte ha fatto benissimo. Adesso siamo alla vigilia di una possibile eliminazione dalla CL e non abbiamo garanzie sul fatto che in campionato riusciremo a agganciare la vetta e lottare per il titolo. Ma abbiamo buoni motivi per ritenerlo possibile, se società, mister, squara e tifosi sosterranno compatti questo progetto almeno fino alla fine del campionato.

Corsi e ricorsi: Inter – Borussia Dortmund 2-0

Il risultato di mercoledì è importantissimo: tiene accese le speranze che con qualunque altro esito sarebbero state praticamente inesistenti. Anche un pareggio ci avrebbe lasciato a 2 punti. Il Borussia ne avrebbe avuti cinque, il Barca 7... Non era una partita facile contro un avversario che appartiene ad una fascia superiore alla nostra, ma abbiamo affrontato l'impegno nel migliore dei modi. Conte ha modificato qualcosa nell'atteggiamento della squadra, ad esempio difendendo meno alto per non offrire troppi spazi agli attaccanti avversari. Abbiamo subito solo due tiri in porta. Sugli scudi de Vrij, il rivitalizzato Candreva, il muro Skriniar, Brozo, Barella, ovviamente Lautaro Martinez e il giovanissimo Sebastiano Esposito. Seba ha numeri straordinari ed è giù un giocatore, brucerà le tappe solo se meriterà di farlo, contiamo sulla sua intelligenza.

L’insostenibile complessità del calcio: Sassuolo – Inter 3-4

Crestomazia: abbiamo riunito in un unico testo l'antologia delle spiegazioni trovate in rete o in tv per i due volti mostrati dall'Inter (e dal Sassuolo... incidentalmente) nella prestazione del Mapei Stadium. Il modulo, la mentalità, il calo di energie, la scarsa qualità, i cambi sbagliati, la dispendiosità del sistema di gioco: alcune di queste considerazioni sono in contrasto tra loro, ma se tutte hanno un fondo di verità, nessuna è sufficiente per spiegare ciò che è accaduto nel bene e nel male. Nel post analizziamo tutti questi aspetti per dimostrare una tesi di fondo positiva e ottimista, cioè che quello che conta è l'aver dominato quasi tutta la partita, anche in assenza di sei giocatori importanti.

L’importanza degli attaccanti: Sassuolo – Inter 3-4

La trasferta di Reggio Emilia nasceva sotto i peggiori auspici. Andavamo infatti a giocare su un campo difficile e condizionati dall'assenza di D'Ambrosio e Sensi e dal brutto infortunio occorso ad Alexis Sanchez e alla vigilia di una gara determinante in Champions contro il Borussia Dortmund. Sono sempre un po' "timoroso" alla vigilia delle gare dopo la sosta per le nazionali, ma la grande prestazione degli attaccanti (doppietta di Lautaro Martinez e Lukaku) ci portava sul 4-1 sugli avversari. Poi un finale da incubo, condizionato da un calo fisico e della concentrazione e che ci spinge a fare valutazioni sulla composizione della rosa in termini qualitativi e quantitativi.