Contro la Roma siamo stati avvantaggiati da due fattori: la serena determinazione messa in campo e l'atteggiamento tattico squilibrato della squadra allenata da Fonseca. Quando giochi contro questa Inter e accetti di giocartela in campo aperto, devi essere una grandissima squadra per sperare di spuntarla. Persino quanto l'Inter schiera diverse seconde linee anche nei ruoli chiave. E questo è un grande merito di Conte. Abbiamo sofferto l'avversario un po' solo nei primi 20' del secondo tempo, ma avremmo potuto fare almeno 5-6 goal. Di sicuro più di loro. Resta un campionato di altissimo livello internazionale e nel quale l'incertezza che regna in ogni partita produce un logorio psicofisico tale da giustificare ampiamente le difficoltà delle nostre big in Europa. Nessuna nostra squadra può permettersi di panchinare, in una semifinale di CL, giocatori per un valore di circa un miliardo, mettendone in campo - ovviamente - di più forti e costosi. Non abbiamo battuto squadrette nel corso di questo campionato tuttavia: abbiamo compiuto una autentica impresa. Strepitosa. E ripetersi sarà tutt'altro che semplice. Le questioni aperte sono tante. Intanto arriva la settimana di Juventus - Inter. Una sfida per forza di cose molto sentite. Questa Juventus ha una squadra molto forte e non inferiore alla nostra in linea teorica. Per vincere sarà necessario che i tre centrocampisti e magari uno degli attaccanti si sdoppino con i tempi giusti, con il massimo di determinazione e spirito di sacrificio. Ma non sarà facile: una decisione arbitrale o una giocata di un fuoriclasse potranno determinare il risultato o almeno l'andamento del match.
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Vantaggio quasi decisivo, ma condizione in declino: Inter – Hellas Verona 1-0
Dopo due pareggi consecutivi, un altro "insuccesso" (anche solo parziale) sarebbe stato un serio campanello d'allarme e segno di una preoccupante trend negativo. La partita con il Verona era una sorta di cartina di tornasole. Non era una partita facile (ma non lo era neppure Spezia - Inter): loro hanno 35 punti meno di noi - quasi la metà - ma in una singola partita sono in grado di giocare pressocché alla pari. Se non meglio. Se noi fossimo stati al top, certo, avremmo faticato di meno, ma la prestazione sotto tono dei centrocampisti e di Lukaku hanno portato il discorso sul piano della sostanziale parità, anche dal punto di vista del gioco. È stata determinante la prestazione della formidabile cerniera difensiva, il sacrificio agonistico di centrocampisti, esterni e attaccanti. Sugli scudi de Vrij, Hakimi, Darmian che dove lo metti lo metti, lui fa il suo e spesso molto di più. Il goal è un premio meritato per un giocatore di grande sostanza. Timidi segnali di ripresa per la Primavera che vince 2- 0 col Cagliari. Nel post di Luciano Da Vite un passaggio importante in cui si esprimono considerazioni sulla nostra Primavera e sulle differenze tra il calcio in Primavera e quello dei professionisti e le difficoltà dei giovani nel fare il "grande salto".
La smentita che… conferma: Inter – Brescia 6-0
Ieri era la fine del mondo, oggi si sciolgono i peana. Ma in realtà in tre giorni è cambiato molto poco. Da parte nostra, il cambio fondamentale è consistito nel fatto che siamo tornati al centrocampo a tre. Così non siamo più stati tagliati fuori in quella zona strategica del campo, dalla superiorità numerica e in qualche caso atletica degli avversari. È sembrata migliorare anche la condizione di qualche nostro giocatore, abbiamo visto grandi giocate in tutte le zone del campo, prestazioni individuali e di reparto importanti. Abbiamo fatto una grande prestazione e non era scontato: esultiamo. Cerchiamo di capire perché è successo e che possibilità ci sono che questa gara rappresenti però veramente l'inizio di un nuovo corso. In una stagione in cui Milan, Napoli e Roma sono state al di sotto delle aspettative, ma Atalanta e Lazio molto al di sopra, la posizione in classifica è più o meno quella che si poteva aspettare. Servono conferme e continuità anche quando gli avversari ci creeranno maggiori problemi.
Il fascino del calcio (soprattutto quando vinci): Inter – Milan 4-2
Il successo universale del calcio sta proprio nella sua imprevedibilità, nella sua capacità di stupire, a volte nel carattere persino contraddittorio delle situazioni che si susseguono. È stato uno dei derby più sorprendenti della storia a livello della successione di avvenimenti: il Milan è partito fortissimo e ci ha messo subito in difficoltà, il primo tempo si è chiuso con il vantaggio di due reti a zero per i rossoneri, ma nel calcio non c'è mai nulla di scontato. Le distanze di ritmo e corsa nel secondo tempo si sono annullate e si è affermata la maggior classe individuale dei nostri, che a questo punto si rendeva evidente. Il goal di Brozo ha riaperto la partita e nel giro di pochi minuti Vecino ha pareggiato i conti, da lì in poi tutto è stato in discesa e fino al trionfo finale con il risultato di 4-2. Si sente parlare di scudetto, ma questo come dice il mister per ora è solo un sogno: ogni domenica dobbiamo continuare a preoccuparci anche e soprattutto di chi ci insegue.
Una “lettura” da un punto di vista impopolare: Udinese – Inter 0-2
Udinese - Inter finisce due a zero per i nostri ragazzi con una doppietta di Romelu Lukaku. Con questo post offriamo una lettura di questa importante vittoria da un punto di vista che possiamo definire come "impopolare". Una "lettura" di minoranza e che si basa su due principi fondamentali: il primo è che la qualità tecnica, senza forza fisica e senza "garra charrua", senza velocità e senza capacità di strappare, consente oggi di giocare al massimo nelle serie inferiori. Il secondo è che ci deve essere il giusto equilibrio tra qualità tecnica e agonistica, perché nel calcio ci sono due fasi e per vincere e fare meglio dell'avversario bisogna far meglio nel complesso in entrambe. In questo senso la partita con l'Udinese è stata un ottimo esempio, in questo post spiegamo perché e ci concentriamo poi sull'andamento della gara, deciso dalla gestione del gruppo e della partita da parte di Conte (decisivi gli ingressi di Brozovic e Alexis Sanchez...) e qualche annotazione statistica e il punto sulle prestazioni individuali dei nostri ragazzi.
Un ritorno al passato? O al futuro?
Pensare che il girone di ritorno non sarebbe stato sullo stesso livello di quello d'andata non era un'osservazione da acuti specialisti, ma un gioco da ragazzi. La Serie A è difficilissima, solo la Juventus può tenere un ritmo da 100 punti a campionato. Antonio Conte dopo la partita con il Lecce, terminata con il risultato di 1-1 (Bastoni, Mancosu), ha dichiarato che "noi possiamo vincere solo andando a mille all'ora". È la verità, siamo destinati al momento a pagare qualciasi flessione psicologica od atletica. Soprattutto di concentrazione. La seconda verità è che ci manca esperienza in ruoli chiave e determinanti e in particolare a centrocampo dove, senza nulla togliere ai bravissimi Barella e Sensi (che già adesso stanno dimostrando di poter giocare ad alti livelli) servirebbero anche giocatori con l'abitudine ad esprimersi al vertice con continuità.
Il marchio di Conte: Inter – Cagliari 4-1
Con la vittoriosa partita di Coppa Italia contro il Cagliari, terminata con il risultato di quattro a uno, i nostri strappano la qualificazione ai quarti di finale. Ma è stata una partita interessante sotto molti profili per le indicazioni fornite. Principalmente due: la prima è che Conte vuole trasformare l'Inter in una grande squadra e una grande squadra non può soffrire di supponenza e non può prendere sottogamba nessuna partita; la seconda è che questa Inter è fortissima e competitiva con tutti, fino a quando riesce a esprimere intensità e aggressività. Non è una squadra costruita per gestire il risultato palleggiando o ritirandosi. Per giocare novanta minuti senza andare sotto ritmo è necessario che i giocatori siano tutti sempre al top della condizione fisica e con un carico totale di energie psicofisiche e questo è possibile solo con una gestione ottimale dei 22 "titolari". L'obiettivo per essere competitivi fino alla fine sarà bilanciare la rosa e limitare la possibile "emorragia" di punti contro le medio-piccole in un girone di ritorno dove sarà materialmente molto difficile ripetere l'andamento avuto fino a questo momento.
I due modi di “leggere” il calcio: Inter – Roma 0-0
Quando non vince nessuno, contano i numeri, non dei goal, che non ci sono, ma delle situazioni importanti di gioco che si sono create. Si può sostenere dunque che il pareggio sia giusto, perché molti dati ufficiali indiscutibili sono a nostro favore, ma se non abbiamo segnato, abbiamo evidentemente delle "responsabilità": la partita è stata infatti nelle nostre mani, hanno giganteggiato i tre difensori centrali, abbiamo dimostrato grande compattezza e solidità, ma abbiamo purtroppo avuto poca lucidità in fase difensiva. In virtù della sconfitta della Juventus contro la Lazio, confermiamo il primato e restiamo in vetta alla classifica. Ma restiamo con i piedi per terra. La stessa vittoria della Lazio può essere vista da una prospettiva diversa: abbiamo mantenuto il primato, ma allo stesso tempo la Lazio adesso si propone con forza tra le migliori squadre del campionato e riduce il nostro vantaggio nei loro confronti. In prospettiva futura sarà bene guardare avanti (anche se... non c'è nessuno) ma anche dietro e tenere d'occhio le inseguitrici.
L’aria di montagna fa male, a chi vorrebbe non ce la permettessimo: Inter – Verona 2-1
L'Inter al vertice (o vicina) dà fastidio e dovremo aspettarci, se resteremo nell'attuale posizione, un fuoco di sbarramento mediatico sempre più intenso. Venivamo da una settimana tormentata perché l’allenatore, la squadra e persino la società erano stati sotto tiro dei media più ostili e prevenuti per le polemiche scatenate dalla stampa stessa dopo le dichiarazioni del mister. Si era arrivati a scrivere di una frattura fra allenatore e società, ma anche fra allenatore e giocatori. Sembravano esserci le condizioni per un insuccesso, anche considerando che lo sviluppo iniziale della gara aveva messo le cose tatticamente a loro favore, ma "abbiamo messo il cuore" e abbiamo ribaltato il risultato e portato a casa una vittoria importante (la decima su 12 partite di campionato). Leggeremo ancora di uno scollamento tra tecnico e giocatori, la prima volta che uno starnutirà, nonché tra il tecnico e il direttore che lo ha fermamente voluto. Ma noi siamo l’Inter e dobbiamo superare anche questi ostacoli-tranello.
Bologna – Inter 1-2: la prova… dei 9
La prova dei nove. A Bologna decide infatti la partita il nostro numero nove, Romelu Lukaku, che realizza due reti, portandosi a nove marcature totali in campinoato. Con quella del Dall'Ara inoltre le nostre vittorie, su undici partite di campionato, salgono a nove. È dai tempi di Ronaldo comunque che nessuno riusciva nell'exploit di fare nove goal in un undici partite: il belga migliora di partita in partita e lo stesso vale pure per la squadra. Conte sta facendo tutto bene: risultati, scelta e rotazione degli uomini, lettura del match, cambi conseguenti. Vedi ad esempio la scelta di proporre nell'ultimo turno come titolare Valentino Lazaro, protagonista di una prova convincente tanto quanto Alessandro Bastoni, che ha mostrato sicurezza da veterano, è stato positivo nelle chiusure e efficace nel rilanciare l'azione con personalità e idee.









