Se i sogni sono l'essenza del calcio, le illusioni sono la droga dei tifosi. Contro il formidabile attacco napoletano, abbiamo lasciato un solo tiro in porta. La concentrazione, la freschezza, lo spirito di sacrificio, la saggezza tattica erano nettamente oltre la soglia media dei singoli giocatori. Una condizione del tutto eccezionale che però non può essere la norma. Contro una squadra meno forte del Napoli, affrontata con grande determinazione dopo un impegno estenuante, il rendimento "normale" non è bastato a evitare di prendere due goal. Sicuramente come sempre nel campionato italiano, hanno contato gli episodi. Ma una squadra forte e al top non lascia che siano gli errori a decidere una partita come questa. Purtroppo dopo avere visto l'Inter partire da zero per alcuni anni dopo il triplete ed averla vista crescere fino ad arrivare al successo, adesso la vediamo calare inesorabilmente. Un processo che va evidentemente avanti sin dalla prima parte dello scorso campionato. Purtroppo non possiamo permetterci integrazioni importanti, non abbiamo soldi da investire e l'impoverimento tecnico è evidente. La delusione è comprensibile, ma con la situazione data e per quelli che sono stati i risultati ottenuti finora (facciamo riferimento a questi ultimi due campionati) parlare di fallimento da parte della dirigenza è sicuramente un giudizio troppo negativo e che non si può considerare come dato sulla base di valutazioni oggettive. Spazio nel post anche alla Primavera di Christian Chivu che ha vinto in trasferta contro l'Empoli. Una gara che in una situazione pericolosa come quella dei nostri ragazzi, ha di positivo il risultato e ben poco d'altro. Salvo rare eccezioni, il livello tecnico della squadra è veramente modesto e per provare a vincere dobbiamo giocare da "provinciale" (come si diceva un tempo) e sperare nella giocata individuale di qualcuno dei rari giocatori di qualità. Raccogliamo il dato positivo della vittoria, ma sta di fatto che la classifica, migliorata ma ancora molto difficile, parla chiaro in proposito.
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Non solo negatività: Inter – Torino 1-0
Di fatto per un'ora di gioco non c'è stata partita: tre-quattro parate importanti di un ottimo Samir Handanovic e nessun tiro in porta dei nostri. Un'Inter non al top della condizione, per vari motivi, si trovava a fronteggiare un Toro tecnicamente inferiore, ma atleticamente vivo, determinato, ferocisissimo nel praticare una marcatura ad uomo asfissiante, sino ai limiti della nostra area. Poi quando la maggiore freschezza atletica del Torino doveva fare la differenza, siamo usciti noi, senza fare nulla di straordinario, ma giocando di squadra e facendo appello a tutte le energie rimaste. A questo punto, a condizioni atletiche quasi ristabilite, ha deciso una grande giocata del tandem Barella - Brozo, che fino a poco prima erano pure stati annullati dal vigore degli avversari. Abbiamo giocato di squadra, soffrendo tutti insieme, aiutandoci reciprocamente e trascinati sotto questo aspetto da un Lautaro Martinez esemplare e dalle parate di Handanovic. Quando si gioca di squadra, quando si dà tutto con grinta estrema infatti anche il portiere si esalta e alla fine si porta a casa un inusuale zero sulla tabella dei goal subiti. Certo, l'altra faccia della medaglia è una ridotta pericolosità in avanti e da questo punto di vista siamo stati costretti alla prudenza dall'avversario. Ci sono indiscutibilmente delle difficoltà e delle incognite che riguardano in particolare i centrocampisti, ci sono numeri certificano la fase di stallo, ma prendiamo atto della prestazione positiva della squadra e della sua reazione e del fatto che dopo sei giornate (come l'anno scorso) siamo a due punti dalle prime.
Una questione di equilibrio: Sassuolo – Inter 1-2
Se esaminiamo in particolare le ultime tre partite, vi troviamo una costante che non può che farci preoccupare. Per almeno un tempo su due subiamo l'egemonia degli avversari, anche quando questi non sono di un livello importante. Nell'altro tempo ci riprendiamo e (tranne con Atalanta e Shakhtar che sono un po' più forti) arriviamo a vincerla. Il gap tra il periodo peggiore della gara e quello in cui riusciamo a esprimersi meglio è troppo netto: la velocità del gioco, i ritmi elevati e la frequenza di impegni ravvicinati, sono alla base di un’inevitabile differenza fra due livelli di una stessa prestazione, sia nel caso che una squadra inizi forte e poi rallenti, sia nella situazione opposta. Questa Inter è ancora alla ricerca di un equilibrio, quindi di una perfetta organizzazione di gioco ovvro il modo più efficace di stare in campo in rapporto ai tuoi mezzi tecnici e atletici. Il lavoro che Simone Inzaghi ha davanti a sé è ancora tanto e difficile, perché il materiale umano a sua disposizione ha dei limiti ed alcuni sono evidenti. Tanti gli errori individuali in una partita dove sono stati decisivi i quattro cambi operati dall'allenatore: un ispiratissimo Dzeko; la furia di Vidal che ha rivitalizzato il centrocampo; il grande impatto sulla gara di Darmian; la voglia di vincere di Dimarco. Bene il risultato finale, quindi, ma quadratura ancora da trovare.


