Un ciclo si è chiuso: grande attesa e speranza per quello che sta per nascere

Proviamo a capire come sarà la nuova Inter di Cristian Chivu. Lo facciamo partendo da considerazioni che riguardano l’idea di gioco che era dell’Inter di Simone Inzaghi e anche considerando quello che è stato il calciomercato fino a questo momento, e quelle che potranno le operazioni future in entrata - su tutte quella di Ademola Lookman, del resto è difficile pensare che l’Inter possa spendere 50 milioni per una riserva, né che si possa panchinare Lautaro o Thuram – e in uscita. Questo significa che nelle intenzioni della “squadra base” di Chivu ci potrebbero essere sempre in campo tre attaccanti. La scelta porterebbe a una serie di cambiamenti a catena, perché bisogna cambiare parecchio per fornire alla squadra la capacità di reggere tre attaccanti. In particolare servirebbe che almeno uno dei due centrocampisti sia fortissimo in fase di copertura (da qui l’interesse per giocatori come Mandela Keita e Morten Frendrup). Sicuramente viene prima l’idea di gioco e poi vengono i moduli ritenuti più efficaci per attuarla, anche in relazione alla disponibilità dei giocatori. Ci sarà un sistema base e le varianti saranno determinati dal momento e dalle situazioni. A Chivu serve qualità davanti e solidità dietro e in mezzo e davanti l’efficacia dovrà essere soprattutto nel “vedere” la porta più che nel drilling risolutivo. Il cambiamento rispetto al passato ci sarà, dunque, e sarà nettissimo e porterà ovviamente rischi ma anche possibilità, con la premessa della piena fiducia nelle scelte strategiche congiunte di dirigenza tecnica e allenatore (potranno essere sbagliate delle scelte singole, certo, ma la loro capacità di lettura dei fatti calcistici non è discutibile) e che non esiste un modulo (cosa diversa dal “sistema di gioco”, appunto) migliore di altri.

Un pareggio con tanti insegnamenti: Milan – Inter 1-1

Il pareggio contro il Milan è giusto, anche se noi abbiamo avuto qualche occasione in più e abbiamo per necessità dovuto condurre il primo tempo... zoppicando (per l'assenza di un costruttore in mezzo e non solo). Dopo il goal subito e l’ingresso di Mkhitaryan, Pavard e Zielinski, pareggiamo. Mkhitaryan dà alla squadra, in mezzo al campo, il palleggio e le idee che servivano, continuano a sentirsi le assenze degli esterni titolari (Dima e Dum), fondamentali per dare ampiezza al gioco e di una punta che costituisca un'alternativa a Thuram in area. Ma Pavard appoggia meglio l'azione e Zalewski se non altro ci mette estro e velocità sul breve. Per questo giochiamo meglio e per questo alla fine il pareggio ci va un po' stretto. C’è un dato rassicurante: la squadra è viva, nonostante la mole di impegni e nonostante il fatto che per gli infortuni alcuni giocatori siano costretti a un super lavoro. Bene Josep Martinez. Si confermano indispensabili Mkhitaryan e Calhanoglu (autore del goal del pareggio). Ottima la partita di Thuram. Simone Inzaghi lascia negli spogliatoi o in infermeria sette possibili titolari. La squadra patisce soprattutto l'assenza di Mkhitaryan in costruzione, degli esterni Dumfries e Dima per l'ampiezza del gioco e i sincronismi collaudati, nonché quella di Lauti (o anche Arna) che lascia Thuram troppo isolato. Ma, a parte gli infortuni, deve fare rotazioni importanti con il calendario... passato e con quello che lo aspetta. Quando entra qualche titolare in più e un esterno offensivo, la squadra cambia volto.

Sei bellissima… aaa! Inter – Salernitana 4-0

Non ci sono più parole per descrivere le emozioni che questa squadra sta regolando ai suoi sostenitori e in genere agli appassionati di calcio. Il cammino è ancora lungo e arduo, pieno di insidie e di difficoltà, ma le gioie che ha regalato finora questa squadra rendono già da ora questa stagione indimenticabile (se non addirittura irripetibile). Non si tratta solo di un fatto puramente numerico (risultati, goal fatti, goal subiti, clean sheet...): questa squadra ci ha quasi sempre deliziati con un gioco spettacolare, irrefrenabile, esaltante. La partita contro una Salernitana venuta a San Siro a giocarsi le residue possibilità di salvezza è stata una sintesi tra bellezza ed efficacia: il massimo che si possa raggiungere nel calcio. Qualcosa di difficilissimo da ottenere. Si potrà giustamente obiettare che l'avversario non era il massimo, ma quando la nostra condizione è al top, per gli avversari restano solo scelte perigliose (infittire il centro area e lasciare scoperte le fasce o presidiare le fasce, ma qui dare spazio all'abilità nello stretto e nell'uno-due che contraddistingue i nostri) e possiamo citare in questo senso il secondo tempo di Roma, il derby d'andata, il tre a zero in trasferta al Napoli, il due a zero in trasferta alla Lazio, il quattro a zero alla Fiorentina, ecc. ecc. Altri due fattori determinanti: 1. La "liquidità" della squadra (quasi nessuno tiene una posizione fissa, c'è uno scambio continuo di ruoli e di posizioni spettacolare, perché gli avversari si vedono arrivare i nostri da ogni posizione, anche a sorpresa) che è chairamente legata alla grande qualità e grande gamba dei nostri giocatori; 2. Giochiamo molto meglio quando non ci sono prestazioni infrasettimanali. Questo vale ovviamente per tutti ed è uno dei punti da considerare nel prossimo futuro, dove avremo un ciclo di partite ravvicinate e di grande spessore... Campionato Primavera: due a uno per i ragazzi di Chivu contro i pari età del Monza. Aver fatto risultato piano e avere aumentato il vantaggio su Milan e Torino, entrambe sconfitto, è un dato veramente molto importante e segno della capacità di soffrire di una squadra che sembra un po' stanca e un po' spenta in alcuni degli uomini chiave (al netto degli assenti). Sugli scudi Mosconi, sotto età di due anni, autore del goal decisivo. Come struttura e rapidità di calcio, fatte le debite proporzioni, ricorda un po'... Lautaro.

Il dilemma: Inter – Bayern Monaco 0-2

Le parole e le considerazioni di Luciano Da Vite in questo post dedicato - non solo - alla sfida di Champions casalinga contro il Bayern Monaco (che ha segnato il nostro debutto nella massima competizione continentale) trovano - purtroppo - tutta quella che è la mia condivisione. La crisi finanziaria che sta attraversando la nostra Inter è drammatica e ha interrotto il processo di crescita che aveva portato la squadra ai tempi di Antonio Conte a dominare in Italia, sebbene non ancora competitiva sul palcoscenivo europeo. Questa squadra, non serviva la partita contro il Bayern Monaco per dimostrarlo, appare come avere già dato il meglio di sé e con questa situazione finanziaria non potrà fare altro che declinare. Abbiamo sbagliato degli acquisti, abbiamo rafforzato la squadra con giocatori anziani lasciati liberi dalla Roma e altri giocatori, liberati dalla pressione del "martello" Conte, non hanno continuato il processo di crescita che sembrava dovesse portarli al vertice del calcio europeo. Come se non bastasse, contro il Bayern in Youth League a un certo punto avevamo in campo otto (8) giocatori sotto età. Cosa mai successa nella nostra storia. Scelte societarie dettate dal bisogno finanziario. Il problema a questo punto è: provare a rattoppare e guadagnare tempo o buttare tutto a mare sperando di riemergere col tempo? Difficile rispondere. Certo è che nessuna squadra con un gioco fondato su ritmo e aggressività si sognerebbe di schierare Correa, né un ex campione come lo Dzeko attuale. A centrocampo inoltre servono giocatori che sappiano sprinte per novanta minuti... Se questa analisi ha senso, non serve tanto stare a esaminare gli episodi, i percorsi, i momenti della gara, gli uomini scierati, le sostituzioni... La questione è sicuramente molto più complessa.

Dalla grande delusione (la prima squadra) alla piccola delusione (la Primavera)

Turno di grandi e piccole delusioni per la nostra Inter. La prima squadra esce sconfitta con il risultato di 3-1 dalla sfida dell'Olimpico contro la Lazio, mentre una Primavera deludente e con poche idee (e per la prima volta dopo tanti anni senza nessun nuovo acquisto) pareggia 2-2 contro i pari età del Cagliari. Per quello che riguarda la prima squadra, si è parlato a lungo degli "errori" di Simone Inzaghi. Ma la verità è che la Lazio ha fatto meglio di noi e si sono "confermati" dei problemi che sono già stati rilevati precedentemente (la fase difensiva, la fascia sinistra che contro le squadre forti funziona poco e male, Lukaku ancora fuori condizione, manca un uomo che crei superiorità numerica in fase offensiva saltando l'uomo, non ci sono alternative di livello): in particolare la mancanza di continuità di rendimento sui 95 minuti e l'incapacità di sfruttare al meglio i periodi di superiorità. Senza volere essere distruttivi, si può dire che su questi due punti così come sulla condizione psico-fisica e sulla fluidità ed efficacia degli interscambi ci sono margini per lavorare. La Primavera fa un altro passo falso, costretta al pari interno - dicevamo - da un Cagliari modesto e per giunta due volte in rimonta. Sembra di vedere la squadra della prima parte della scorsa stagione (speriamo che sia uguale anche... la conclusione). Per ora di gioco se ne vede ben poco, toccherà lavorare molto per migliorarsi.

Le ultime chiacchiere: poi si torna ai fatti

Sul blog in questi giorni, in assenza del calcio giocato, si è sviluppata una interessante discussione sul calciomercato. In particolare i nodi della discussione si concentrano su se e quanto ci siamo rinforzati; sul confronto con le altre principali squadre del nostro campionato, a partire dalla Juventus, la nostra rivale storica; sulle prospettive future per la prossima stagione secondo le voci più attendibili di mercato. Il nostro mercato invernale si è concluso con le "uscite" di Sensi e Kolarov e l'acquisto di Gosens e Caicedo. I due in uscita praticamente non hanno mai giocato e possiamo dire che ci siamo rafforzati anche se Caicedo ha i suoi anni e ha giocato poco in un Genoa disastrato e Gosens deve ancora riprendersi da un infortunio molto serio. In particolare mancherà sicuramente nella fase più "calda" della stagione. Perdiamo comunque un'alternativa di qualità in mezzo, mentre in attacco (il reparto meno assortito della nostra rosa) Caicedo potrebbe sopperire alle possibili défaillance di due giocatori fragili come Sanchez e Correa. Nel post una ampia discussione e analisi e un confronto tra noi e le nostre rivali per il presente e per la stagione prossima. In ultimo un breve "capitolo" dedicato al derby della Primavera, una squadra che è appare migliorata sul piano della grinta e della compattezza e del maggiore aiuto reciproco e che è adesso seconda in classifica, dopo tre vittorie consecutive.

Inter – Sassuolo 2-1: un altro passo verso l’obiettivo

L'Inter batte 2-1 il Sassuolo. Adesso sono 10 le vittorie di fila per la squadra allenata dal mister Antonio Conte. I punti sul Milan sono invece 11. Possiamo dirlo: abbiamo seriamente la possibilità di vincere il campionato per la prima volta da 10 anni a questa parte. Ogni risultato positivo che otteniamo è un piccolo solco che scaviamo tra noi e gli avversari e un ostacolo in meno da affrontare prima della fine. Il gruppo squadra con i suoi tecnici sta facendo un lavoro strepitoso e degno di ogni elogio. L'imperativo a questo punto è portare a conclusione il lavoro, sapendo che probabilmente faremo fatica, non potremo ritrovare la brillantezza di qualche tempo fa. Anche mentalmente il dover vincere adesso peserà. Nelle prossime partite non potremo chiedere alla squadra "spettacolo" e il cinismo, se si accompagnerà ai risultati, sarà più che sufficiente. Oltre che della prima squadra, nel post si parla anche dei giovani e dei nostri "ex" giovani. In particolare sui classe 1998, 1999, 2000, 2001. Qualche dato quindi sul percorso dei giocatori che in Primavera hanno vinto o che comunque risultavano senza dubbio tra i più forti in categoria. Come vedremo, tra questi solo Zappa, Pinamonti, Zaniolo e Zinho tra i ventiduenni giocano in serie A. Tra i 2000 solo Colidio (nella serie A belga) e Roric (in Slovenia). Tra i 2001 solo Salcedo. La sorpresa è Zappa. Ma dai dati risulta che i tempi di maturazione dei giovani per potersi presentare alla ribalta nel nostro calcio sono lunghi. Anche i più talentuosi fanno fatica ad imporsi e hanno davanti a sé un lungo percorso da compiere prima di affermarsi ai massimi livelli.

La smentita che… conferma: Inter – Brescia 6-0

Ieri era la fine del mondo, oggi si sciolgono i peana. Ma in realtà in tre giorni è cambiato molto poco. Da parte nostra, il cambio fondamentale è consistito nel fatto che siamo tornati al centrocampo a tre. Così non siamo più stati tagliati fuori in quella zona strategica del campo, dalla superiorità numerica e in qualche caso atletica degli avversari. È sembrata migliorare anche la condizione di qualche nostro giocatore, abbiamo visto grandi giocate in tutte le zone del campo, prestazioni individuali e di reparto importanti. Abbiamo fatto una grande prestazione e non era scontato: esultiamo. Cerchiamo di capire perché è successo e che possibilità ci sono che questa gara rappresenti però veramente l'inizio di un nuovo corso. In una stagione in cui Milan, Napoli e Roma sono state al di sotto delle aspettative, ma Atalanta e Lazio molto al di sopra, la posizione in classifica è più o meno quella che si poteva aspettare. Servono conferme e continuità anche quando gli avversari ci creeranno maggiori problemi.

Ancora una grande sofferenza, sarà così fino al termine, speriamo sempre con lo stesso… risultato: Parma – Inter 1-2

L'Inter vince a Parma segnando due reti negli ultimi cinque minuti di gioco. Ancora una volta una grande sofferenza (il Parma passava in vantaggio dopo 15' di gioco con una rete di Gervinho), ma la squadra ha saputo reagire alle difficoltà con grande orgoglio e tenacia ed ha portato a casa un risultato importantissimo. Conterà, da qui alla fine, oltre alla condizione e agli eventuali infortuni (facciamo scongiuri, abbiamo già dato), la garra, l'aggressività. La determinazione feroce a raggiungere il risultato. Inoltre, quando saremo al completo e se tutti saranno in condizione, anche sul piano del gioco, come abbiamo dimostrato più di una volta, possiamo misurarci con tutti. Difficile Conte a questo punto della stagione rivoluzionerà il suo credo tattico: i margini di miglioramento andranno quindi ricercati indipendentemente dalla qualità del gioco espresso. Bisogna puntare a portare a casa il risultato, per dirla breve, puntiamo tutto sull'orgoglio e sulla tenacia, oltre che sulle qualità.

Il ritorno dei giganti: Inter – Milan 4-2

Un'Inter strepitosa, guidata in panchina da Antonio Conte e sul campo (su tutti) da un gigantesco Romelu Lukaku, recupera due reti di svantaggio dal Milan nel derby e vince 4-2. A segno Brozovic, Vecino, de Vrij e - appunto - Lukaku. La prestazione blanda del primo tempo, l'arbitraggio discutibile, le assenze di due elementi chiave come Handanovic e Lautaro Martinez (tra gli altri) sono tutti superati da un secondo tempo "super". Sin dal primo goal realizzato da Brozovic, è stato chiaro che la storia della partita era cambiata e al fischio finale contenere l'entusiasmo è stato praticamente impossibile. L'Inter è prima a pari punti con la Juventus a metà febbraio e dopo la prestazione più importante degli ultimi anni. È il momento di esultare, questa squadra ha dimostrato di avere gambe, fiato e un grande cuore. Ma il campionato è ancora lungo e prove difficili, a partire da mercoledì nell'andata delle semifinali di Coppa Italia con il Napoli e poi lo scontro diretto contro una Lazio che appare inarrestabile. La certezza è che se diamo il massimo, possiamo battere chiunque, ma proprio per questa ragione sarà indispensabile tenere la tensione alta e non abbassare la guardia. Forza Inter!