Serve più equilibrio. In campo e fuori: Napoli – Inter 3-1

Ciò che è accaduto ed è risultato determinante in queste partite è così palesemente contrario ai regolamenti e all'etica sportiva, che non ha bisogno di ulteriori commenti. Da Di Lorenzo, all'arbitro, all'assistente, a chi stava al VAR, tutti si sono resi protagonisti di una sceneggiata che non può avere la minima giustificazione. Stabilito che quel che è successo ha inciso sull'andamento del match e che quindi dal punto di vista del risultato lo stesso appare fortemente viziato da situazioni extra calcistiche che lo hanno indirizzato, c'è però da esaminare che indicazioni la partita ha dato sulla nostra squadra, sui suoi pregi e sui suoi limiti. Accantoniamo il fatto – fondamentale – che senza quel rigore, demenziale per come è venuto, avremmo visto un altro match. Dove dobbiamo migliorare per raddrizzare o capovolgere la situazione? Abbiamo una squadra forte, comunque vada a finire, ma non perfetta e ci sono situazioni su cui lavorare. Anche contro il Napoli, che ha vinto lo scudo e che si è rafforzato, non è stato tutto da buttare. Il nostro gruppo è composto da ragazzi che hanno una tecnica individuale di valore assoluto: se giocano compatti, sanno raddoppiare, chiudere le linee di passaggio, pulire palloni con un palleggio elegante sullo stretto e verticalizzare. Fino al gol erano stati superiori in tutto tranne nella capacità realizzativa: con diverse occasioni anche clamorose, sbagliate o fallite per un soffio. Dopo il gol hanno avuto la forza di reagire, spostare il baricentro in avanti, creare altre occasioni senza concedere nulla. Ma non abbiamo segnato, le forze e la lucidità sono progressivamente calate, ci siamo allungati perché non avevamo più le energie per svolgere tutti il doppio lavoro nei tempi necessari e negli spazi aperti, le ripartenze del Napoli sono state devastanti. Tutto poi è stato peggiorato da errori individuali. La classifica, anche dopo questa sconfitta, resta cortissima, ma se non è questa a impensierire, ci sono lacune che riemergono puntualmente (a Napoli dopo Torino e dopo l’Udinese) e su cui bisognerà lavorare e intervenire al più presto.

Una piccola impresa… meridionale: Manchester City – Inter 0-0

L’arrivo di Steven Zhang, di Antonio Conte, di Beppe Marotta e poi di Simone Inzaghi hanno trasformato l’Inter in qualche cosa di grande che va anche oltre i meri calcoli economici. Siamo forti anche a livello europeo, ormai è assodato, e siamo andati a Manchester a giocare una partita importante contro una delle squadre più forti nel panorama calcistico internazionale e che ha uno strapotere sul piano finanziario e economico con una disponibilità di spesa (dovuta a introiti diversi, senza considerare tuttavia anche le numerose infrazioni finanziarie, 115 per l’esattezza, per le quali sono sotto processo) che è spropositata rispetto alla nostra. Sta di fatto che il peso della Champions si farà sentire in campionato e del resto è vero che quando siamo andati in finale, abbiamo lasciato punti in campionato e allo stesso modo, quando abbiamo stravinto la Serie A lo scorso anno, siamo usciti, sia pure ai rigori, troppo presto dalla competizione europea. In discussione non è la nostra forza, ma la capacità del gruppo di reggere al top in entrambe le competizioni, che tra l'altro hanno visto aumentare numero di gare e il livello di competitività delle avversarie. Per venire alle giovanili, la nostra Primavera ha ottenuto in Youth League una vittoria netta: i nostri ragazzi hanno battuto il City fuori casa con il risultato di quattro reti a due (doppietta di Berenbruch, Lavelli Alexiou) prendendo peraltro due goal con dei nostri errori (“degli autentici regali”) e non per delle azioni efficaci imbastite dagli avversari. L’Under 17 invece batte i pari età del Brescia per sei reti ad uno. Si vede la mano di Handanovic e la partita dei ragazzi è stata veramente entusiasmante. Forse con Handa si apre una stagione nuova per il nostro settore giovanile (ovviamente qui non si vuole esagerare, né essere precipitosi): il mister ha scelto quasi tutti uomini agili, rapidi e tecnici e ha chiesto loro di giocare sempre la palla, anche in difesa e anche se marcati, e ha imposto di giocare la palla a terra, di prima o massimo a due tocchi… Movimento continuo e apertura di spazi erano la conseguenza. Sono venuti sei goal e altri sono stati sbagliati di un niente. Gli uomini non saranno forse forti come quelli della cantera catalana, ma sembrava proprio di veder giocare una squadra blaugrana.

I sogni sono l’essenza del calcio

I sogni sono l'essenza del calcio e senza i sogni dei giovani calciatori, dei loro genitori, che spesso si accollano sacrifici enormi, e dei tifosi, il calcio non esisterebbe o comunque sarebbe un'attività socialmente marginale. In questi giorni abbiamo assistito a una manifestazione strepitosa sul piano dello spettacolo e dello sport. I mondiali del Qatar, aldilà delle polemiche politiche e delle vicende forse corruttive, che non sottovalutiamo, sono stati uno sponsor straordinario per questo sport che tanto ci attrae. Sono stati anche un'occasione di riflessione per chi vuole preservare la capacità di questo sport di promuovere la passione popolare. Il calcio professionistico di altissimo livello deve continuare ad essere solo la punta dell’iceberg e quindi è vitale che le manifestazioni di risonanza e interesse universale si sviluppino sempre più, Ma perché questo accada è necessario anche che si consolidi, si estenda e si perfezioni il legame tra grande calcio e attività di base, capillare. C’è un legame indissolubile tra sviluppo universale dell’attività di base, passione popolare, e capacità di esprimere  campioni e  partite di assoluto livello tecnico e spettacolare. La passione per il calcio giovanile e in particolare per quello che veste i colori nerazzurri del nostro Luciano si spiega proprio così: prima di tornare a casa per vedere in tv la finale tra Francia e Argentina, ha visto dal vivo due partite dei nostri giovani: under 18 e under 17. Questo significa amare il calcio e seguire dei ragazzi che al grande calcio si ispirano, per la loro crescita umana, tecnica agonistica. In due partite (che sono ampiamente raccontate e documentate nel post) sono scesi in campo un’ottantina di ragazzi dell’Inter e del Venezia: forse nessuno di questi arriverà a percorrere il cammino dei campioni osservati più tardi in tv. Però anche i Messi, i Mbappé, i Modric, gli Ziyech, i Kamada, i Pulisic, i Musiala, i De Bruyne, i Lewandoski, i Pedri, i Gvardiol e tantissimi altri che abbiamo ammirato e ci hanno deliziato, sono passati di qui, dai campionati e dai tornei giovanili, dalle fabbriche di sogni. Importa relativamente quanti arrivino: è logico che ai vertici giungano proporzionalmente in pochi, se la base da cui attingere è enorme: ma quello che conta è che la passione si estenda sempre più e che ci si senta soddisfatti e realizzati anche giocando a livelli più modesti. Chi ha giocato a calcio, a qualunque livello, non abbandonerà più la passione per uno sport senza eguali.