La (gran) prova del 9: Inter – Torino 3-2

Abbiamo vinto contro il Torino perché la condizione di alcuni giocatori sembra cresciuti e soprattutto per la prova del nove: Thuram è stato il trascinatore di una squadra che al momento ha necessità di affidarsi alle giocate vincenti di qualche suo campione (giocate individuali che nobilitano, per altro, una manovra offensiva di per sé abbastanza valida…). La squadra ha necessità di segnare tanto perché, ha subito nove goal in sette partite, se si considera il totale dei match di campionato e nove gol l'Inter non li aveva subiti lo scorso anno in tutto il girone d'andata. La situazione ricorda in modo impressionante quanto accaduto due anni or sono, quando solo nel finale di stagione Inzaghi riuscì a riportare la fase difensiva (non la linea difensiva) in condizioni adeguate, avviando un processo che poi si sarebbe perfezionato nell'anno della seconda stella. Ci sono problemi nella linea dei difensori, ma c'è anche un centrocampo sontuoso con la palla nei piedi, ma un po' fragile nelle coperture. Ne parliamo ampiamente nel post, analizzando situazioni di gioco della gara disputata contro il Toro e in generale facendo il punto su quello che è stato il nostro cammino stagionale fino a questo momento, evidenziando che c’è molto da lavorare e che non si devono sottolineare le difficoltà, ma anche che, d’altro canto, abbiamo ottenuto in presenza di tali difficoltà comunque dei risultati. In classifica ci sopravanza solo il Napoli, di due punti. Abbiamo “bucato”, dal punto di vista del risultato, i due match di Genoa e Monza. Oltre al derby, ovviamente. Ci mancano i quattro punti persi contro due squadre di media classifica. Situazione che non deve ripetersi. Negative le considerazioni sul settore giovanile. “Per la prima volta da molti anni ho perso l’entusiasmo nel seguire il settore giovanile”. La frase del nostro Luciano Da Vite dice praticamente tutto sulla situazione. Nel post il report sulle partite di Primavera e Under 18.

Addio sogni di gloria… (O arrivederci?)

Quando una squadra vince uno dei cinque campionati che contano in Europa, con l'autorevolezza con cui l'abbiamo vinto noi, i sogni di gloria sono pienamente legittimi, forse anche ienvitabili. Sappiamo che se avessimo confermati i gruppi dei dirigenti, del settore tecnico, dei giocatori, sarebbero bastati due innesti di vera qualità per giocarcela più che dignitosamente con le più forti del continente. Sotto Suning abbiamo vissuto un quadriennio straordinario e di crescita sotto tutti i profili, ma soprattutto su quello dei risultati sportivi, ma l'impatto della pandemia sulla nostra società è stato devastante. A questo punto Suning aveva due strade possibili: cedere l'Inter o ridimensionare il bilancio societario e di conseguenza le ambizioni sportive della squadra, in attesa di una evoluzione della situazione contingente. È stata scelta la seconda strada, considerata praticabile anche da Beppe Marotta, ma gli obiettivi sono rientrare sul mercato di una cifra elevata (abbiamo già dovuto vendere un giocatore molto importante come Hakimi) e ridurre le spese correnti (in particolare gli ingaggi). Senza volere essere disfattisti tuttavia, riponiamo le nostre speranze in particolare in Marotta, auspicandoci che riuscirà a presentare per il prossimo anno un'Inter ancora competitiva almeno in Italia. In questo post Luciano Da Vite fa il punto della situazione e poi si dedica a quelli che possono essere i prossimi sviluppi per quello che riguarda il calciomercato, esprime le sue preferenze e le sue idee su quelli che potranno e dovranno essere accorgimenti tattici necessari a seconda di come sarà composta la squadra.