Abbiamo preso un brodino o un antipasto? Ajax – Inter 0-2

La prima di Champions è stata un brodino o un antipasto? Ce lo diranno ovviamente le prossime partite. Sicuramente con la vittoria in casa dell’Ajax, nella prima gara di Champions, affrontata con parecchio timore dopo le due sconfitte contro Udinese e Juventus, non fa svanire tutto di colpo le preoccupazioni, ma è comunque il segno di una reazione. Si tratta di una risposta incoraggiante per un’Inter tuttavia convalescente e che deve stare attenta alle ricadute. Contro l’Ajax, Chivu non ha sbagliato nulla (per la verità non ha commesso particolari errori neppure contro la Juventus). A partire da alcune scelte individuali. Sommer secondo alcuni non avrebbe dovuto giocare, ma poi con una parata decisiva in particolare, ha indirizzato il match sul giusto binario; de Vrij, che ha giocato al posto di Acerbi, è stato forse il migliore in campo. Sicuramente la partita non è stata tatticamente “difficile”, sotto certi aspetti: i lancieri hanno giocato “aperti”, accettando gli scontri in campo aperto e noi non siamo stati inferiori tecnicamente, contro una squadra che per tradizione sforna giocatori che danno del tu al pallone, e superiori in alcuni elementi sul piano e della corsa. Dominante la prestazione di Marcus Thuram, incontenibile: due goal e un rigore guadagnato, ma negato ingiustamente, parlano da soli. Elargisce una grande sensazione di strapotenza. Esordio in Champions League positivo per Pio Esposito: lotta, difende la palla con personalità e fa salire la squadra.

I primi verdetti sono in arrivo

Dopo 24 partite di campionato, sette di Champions League, una di Coppa Italia e una di Supercoppa, abbiamo quelli che possiamo considerare come i primi "verdetti" stagionali. In questo post l'analisi parte da un confronto ragionato tra l'Inter di Antonio Conte e quella di Simone Inzaghi. Un confronto che va fatto anche in termini "finanziari". Ci concentriamo poi principalmente sulla seconda, perché è questa la realtà su cui ragionare, per l'immediato e per il futuro. La premessa è che Simone Inzaghi sta facendo bene. Anche contro il Liverpool ha preparato e messo in campo la squadra come meglio non si poteva ed è andato vicino al risultato clamoroso, ma l'Inter attuale non ha le stesse possibilità del Liverpool. Costretti a giocare sempre a ritmo altissimo, anziché alternare pressione e gestione con ripartenza, subiamo cali psico atletici e non abbiamo rincalzi dello stesso livello del Liverpool. Dopo questa sconfitta però la squadra (un gruppo eccezionale) deve ritrovare le energie, la qualità e la determinazione per portare a casa uno scudetto che sarebbe un risultato strepitoso: è adesso - a partire dalla partita col Sassuolo, che si deciderà la nostra stagione. La Champions non possiamo vincerla, il campionato sì, ma non dovremo sbagliare più nulla.

Addio sogni di gloria… (O arrivederci?)

Quando una squadra vince uno dei cinque campionati che contano in Europa, con l'autorevolezza con cui l'abbiamo vinto noi, i sogni di gloria sono pienamente legittimi, forse anche ienvitabili. Sappiamo che se avessimo confermati i gruppi dei dirigenti, del settore tecnico, dei giocatori, sarebbero bastati due innesti di vera qualità per giocarcela più che dignitosamente con le più forti del continente. Sotto Suning abbiamo vissuto un quadriennio straordinario e di crescita sotto tutti i profili, ma soprattutto su quello dei risultati sportivi, ma l'impatto della pandemia sulla nostra società è stato devastante. A questo punto Suning aveva due strade possibili: cedere l'Inter o ridimensionare il bilancio societario e di conseguenza le ambizioni sportive della squadra, in attesa di una evoluzione della situazione contingente. È stata scelta la seconda strada, considerata praticabile anche da Beppe Marotta, ma gli obiettivi sono rientrare sul mercato di una cifra elevata (abbiamo già dovuto vendere un giocatore molto importante come Hakimi) e ridurre le spese correnti (in particolare gli ingaggi). Senza volere essere disfattisti tuttavia, riponiamo le nostre speranze in particolare in Marotta, auspicandoci che riuscirà a presentare per il prossimo anno un'Inter ancora competitiva almeno in Italia. In questo post Luciano Da Vite fa il punto della situazione e poi si dedica a quelli che possono essere i prossimi sviluppi per quello che riguarda il calciomercato, esprime le sue preferenze e le sue idee su quelli che potranno e dovranno essere accorgimenti tattici necessari a seconda di come sarà composta la squadra.

Una settimana tra i festeggiamenti per il titolo e le preoccupazioni per il mercato

Non sono giorni bellissimi per la nostra prima squadra. Festeggiamo uno scudetto strepitoso per la netta superiorità sulle avversarie e che i numeri esplicitano chiaramente, ma viviamo i tormenti di una situazione societaria problematica dal punto di vista finanziario e quindi del mercato. Siamo tutti dispiaciuti per l'addio di Conte e le notizie sulla necessità della società di rientrare pesantemente grazie al mercato. In questo clima di inquietudine la situazione delle giovanili passa forse in secondo piano, ma vi dedichiamo ampio spazio in questo post dando attenzione a tutte le nostre squadre dalla Primavera all'Under 15. Spicca il derby vinto dagli Under 17 in trasferta.

L’orgoglio di aver vinto un grande campionato: Inter – Roma 3-1

Contro la Roma siamo stati avvantaggiati da due fattori: la serena determinazione messa in campo e l'atteggiamento tattico squilibrato della squadra allenata da Fonseca. Quando giochi contro questa Inter e accetti di giocartela in campo aperto, devi essere una grandissima squadra per sperare di spuntarla. Persino quanto l'Inter schiera diverse seconde linee anche nei ruoli chiave. E questo è un grande merito di Conte. Abbiamo sofferto l'avversario un po' solo nei primi 20' del secondo tempo, ma avremmo potuto fare almeno 5-6 goal. Di sicuro più di loro. Resta un campionato di altissimo livello internazionale e nel quale l'incertezza che regna in ogni partita produce un logorio psicofisico tale da giustificare ampiamente le difficoltà delle nostre big in Europa. Nessuna nostra squadra può permettersi di panchinare, in una semifinale di CL, giocatori per un valore di circa un miliardo, mettendone in campo - ovviamente - di più forti e costosi. Non abbiamo battuto squadrette nel corso di questo campionato tuttavia: abbiamo compiuto una autentica impresa. Strepitosa. E ripetersi sarà tutt'altro che semplice. Le questioni aperte sono tante. Intanto arriva la settimana di Juventus - Inter. Una sfida per forza di cose molto sentite. Questa Juventus ha una squadra molto forte e non inferiore alla nostra in linea teorica. Per vincere sarà necessario che i tre centrocampisti e magari uno degli attaccanti si sdoppino con i tempi giusti, con il massimo di determinazione e spirito di sacrificio. Ma non sarà facile: una decisione arbitrale o una giocata di un fuoriclasse potranno determinare il risultato o almeno l'andamento del match.

Inter, si ricomincia con le idee chiare e qualche pensiero rivolto al futuro

Si ricomincia. Da oggi la squadra è al lavoro agli ordini del nuovo allenatore Antonio Conte. Ci saranno anche Mauro Icardi e Radja Nainggolan, che sono però stati praticamente "scaricati" dall'amministratore delegato Beppe Marotta. Una scelta netta e manifestata pubblicamente in conferenza stampa e che è stata molto criticata da parte dei commentatori a vario titolo ai fatti del nostro club. Eppure una scelta in qualche modo non solo inevitabile, ma strategicamente importante per preservare il lavoro del nuovo allenatore sin dal primo momento (e non cadere negli errori del passato) oltre che il gruppo. Se si rivelerà giusta, lo dirà solo il tempo, le somme le tireremo a fine stagione.