C’era una volta l’Inter: Napoli – Inter 1-1

L'Inter di Inzaghi al top era una squadra che non subiva nessuno, che pressava alta gli avversari, riconquistando subito palla e affondando con precisione chirurgica. L'Inter vista a Napoli, invece, è una squadra che ha subìto per tutta la partita la pressione avversaria, senza quasi mai riuscire ad alleggerirla ed è arrivata alla fine con un risultato che da una parte sa di beffa, perché arrivato nel finale in seguito a una catena di errori, ma dall'altra va considerato prezioso per quello che si è visto sul campo. Il risultato, insieme alla riconfermata compattezza e all'orgoglio del gruppo, sono le uniche cose positive, perché lasciano tutto aperto: questa Inter malandata è ancora in testa alla classifica. Il dominio del Napoli in realtà è stato talmente netto, che mi sembra ingiusto e impietoso stare a disquisire sui singoli errori, che pure ci sono stati e senza i quali probabilmente avremmo condotto in porto una vittoria insperata, immeritata ma fondamentale. Più che concentrarci sulla cronaca della partita, nel post si cerca di andare a vedere le ragioni per cui questa squadra non abbia avuto la forza di creare abbastanza da rendere superflui eventuali ma complessivamente inevitabili errori e poi di andare a vedere quali siano le responsabilità e le cause di quella che è a tutti gli effetti una vera e propria flessione. Per quanto riguarda le giovanili, bellissima la partita disputata dalla nostra Under 20 contro i pari età della Fiorentina: le due squadre hanno dato vita a un confronto importante sul piano tattico, atletico e tecnico, almeno per la categoria. Non a caso veleggiano entrambe nelle primissime posizioni. Il derby Under 17 è terminato con il risultato di due a due. Un pareggio che con la concomitante sconfitta dell’Udinese rafforza la nostra posizione al vertice. L’Under 18 vince quattro a zero contro il Sassuolo. Tra gli uomini determinanti un Mantini extra lusso che, pure giocando da play basso, è andato a sbloccare la gara con una doppietta fantastica.

Di squadra, con la testa e col cuore: Inter – Genoa 2-1

Che il Genoa fosse una buona squadra si sapeva, ma le cose sul campo si sono rivelate ancora più difficili di quanto prevedibile per una concomitanza di cause: 1. La condizione fisica dei genoani, certamente più brillante della nostra; 2. L'atteggiamento e la disposizione tattica azzeccate (per una volta si può dire che l'allenatore avversario ha imbrigliato l'Inter mettendola in difficoltà anche sotto il profilo della disposizione degli uomini in campo; 3. Il Genoa possiede diversi giocatori di qualità, un po' in tutti i reparti. Gilardino ha studiato a fondo il sistema di gioco di Simone Inzaghi, si presenza con una squadra schierata con un modulo variabile, che in teoria sarebbe un 352 a specchio, ma in fase di costruzione la difesa passa a quattro con De Winter che si allarga e l'esterno sinistro che si abbassa. Mettono in difficoltà le posizioni in campo di Messias, che svaria su tutto il fronte d'attacco creando, dove si sposta, superiorità numerica, costringendo uno dei nostri centrali a rompere la linea; di Gudmunsson, che fa tutto tranne che la punta pura e statica. A causa del loro atteggiamento non riusciamo a essere pericolosi attaccando a pieno organico e cerchiamo la giocata di classe in disimpegno, che sorprenda fuori posizione i difendenti genoani. La cosa succederà almeno tre volte nel primo tempo: con l'occasione sbagliata da Barella, con il goal di Asllani e anche con l'azione che porta al rigore... Il primo tempo vede così una netta superiorità del Genoa nell'imporre il proprio gioco, ma abbiamo comunque creato tre occasioni clamorose che hanno fruttato due goal. La ripresa è invece nel segno della maggiore freschezza fisica dei genoani, che non avevano nulla da perdere e si sono buttati in attacco. È stata un'altra partita, specie dopo il goal di Vasquez. Non siamo stati capaci di sfruttare appieno le ripartenze e dire di avere sofferto tantissimo nell'ultima mezz'ora, prima di riuscire alla fine a mettere i tre punti in cassaforte. Adesso ci aspettano tre sfide difficilissime in serie (la trasferta di Bologna, la sfida di Champions, lo scontro con il Napoli). La squadra è un po' stanca, ma si può capire con la cavalcata impressionante che sta facendo da agosto e con gli impegni che si sono susseguiti nelle ultime partite. Speriamo che con il lavoro e con i cambi disponibili il mister possa condurre i ragazzi a ritrovare la brillantezza necessaria.

Tanto tuonò che… tornò il sole: Benfica – Inter 3-3

Benfica - Inter finisce tre a tre. Una partita a due facce: nel primo tempo abbiamo visto un'Inter rinunciataria, quasi mai in partita, il Benfica ha fatto la partita senza interruzione e concedendoci solo un paio di ripartenze pericolose; nel secondo tempo la squadra è invece apparsa trasformata sotto tutti gli aspetti. Le divergenze e eventualmente l'attribuzione delle responsabilità (al netto del riconoscimento di quanto prodotto dai lusitani) sono oggetto di analisi di questo post che si concentra sui diversi aspetti che abbiano inciso perché la partita si sia svolta in questo modo. Gli aspetti individuati sono: la sottovalutazione della difficoltà del match e della sua importanza; il conseguente eccesso di turn over; l'altrettanto conseguente (in parte) approccio sbagliato alla gara; l'inadeguatezza manifestatasi sul campo delle seconde linee a sostituire in blocco i titolari; la prestazione straordinaria ma dispendiosa dei lusitani nel primo tempo; l'atteggiamento tattico tenuto dai nostri nel primo tempo, come prodotto di situazioni di carattere psicologico e di composizione dell'organico; il grande ritmo, abbinato alla tecnica, sfoderato dagli avversari. Chiaramente, alla luce dello svolgimento della gara e per come è svoltato il match nel secondo tempo, possiamo considerare siano emerse indicazioni comunque buone e qualche altra più preoccupante, ma sulle quali sembra ci sia la possibilità di lavorare. I punti che sono qui ampiamente analizzati e discussi (su tutti: la sottovalutazione della difficoltà del match e della sua importanza; l'eccesso di turn over; l'approccio sbagliato alla gara) costituiscono spunti di riflessione che riguardano non solo la partita contro il Benfica, ma la nostra stagione nel suo complesso, per quello che abbiamo fatto fino a questo momento (e qui il bilancio è positivo, dobbiamo essere contenti dell'insieme: in CL tre vittorie e due pareggi, in campionato primato in classifica, 10 vittorie, tra cui in 5-1 al Milan, due pareggi e una sconfitta, più goal fatti e meno goal subiti...) e per quello che sarà e dovrà essere il nostro cammino a partire dal prossimo futuro, che ci vedrà già domenica sera impegnati in una difficile traserta in casa del Napoli.

Il ritorno dei giganti: Inter – Milan 4-2

Un'Inter strepitosa, guidata in panchina da Antonio Conte e sul campo (su tutti) da un gigantesco Romelu Lukaku, recupera due reti di svantaggio dal Milan nel derby e vince 4-2. A segno Brozovic, Vecino, de Vrij e - appunto - Lukaku. La prestazione blanda del primo tempo, l'arbitraggio discutibile, le assenze di due elementi chiave come Handanovic e Lautaro Martinez (tra gli altri) sono tutti superati da un secondo tempo "super". Sin dal primo goal realizzato da Brozovic, è stato chiaro che la storia della partita era cambiata e al fischio finale contenere l'entusiasmo è stato praticamente impossibile. L'Inter è prima a pari punti con la Juventus a metà febbraio e dopo la prestazione più importante degli ultimi anni. È il momento di esultare, questa squadra ha dimostrato di avere gambe, fiato e un grande cuore. Ma il campionato è ancora lungo e prove difficili, a partire da mercoledì nell'andata delle semifinali di Coppa Italia con il Napoli e poi lo scontro diretto contro una Lazio che appare inarrestabile. La certezza è che se diamo il massimo, possiamo battere chiunque, ma proprio per questa ragione sarà indispensabile tenere la tensione alta e non abbassare la guardia. Forza Inter!