Un ricco post che parte da esprimere considerazioni e riflessioni su quello che è sostanzialmente l'ennesimo processo al calcio italiano (che si apre puntualmente ogni volta che la nostra nazionale delude in una competizione importante e dove gli imputati sono come sempre: l'eccessivo numero di straniero; l'inadeguatezza del settore giovanile) e su quelli che sono i veri insegnamenti che sono emersi da questi campionati europei. Due fondamentali: il livellamento dei valori (analizziamo i dati: carenza di risultati larghissimi; le difficoltà incontrate dalle squadre storicamente più forti opposte a formazioni sulla carta considerate molti inferiori); il ruolo decisivo avuto dalla presenza, in alcune nazionali, di uno o più campionati campaci per le loro qualità individuali di indirizzare o risolvere le partite ispirando o concludendo con giocate determinanti. I sistemi di preparazione di gioco con la globalizzazione si stanno infatti avvicinando notevolmente e tutte le nazionali dispongono oggi di molti giocatori di buon livello. Ne si deduce che, a discapito di quello che può sostenere l'Arrigo Sacchi di turno (e i suoi seguaci), la differenza la fanno quei venti-trenta giocatori di livello superiore. Vale la pena rilevare che (nel post ne parliamo variamente) nella stragrande maggioranza dei casi questi giocatori sono di origine non comunitaria o comunque di nazionalità acquisita, un fenomeno dal quale l'Italia è in parte esclusa per ragioni storiche, mentre in parte si è auto esclusa (basti pensare a qualche immigrato in altri paesi, arrivato sui barconi e che ora gioca nelle nazionali d'accoglienza, mentre noi i ragazzi immigrati li mandiamo in campi custodia, magari ubicati… in Albania). Veniamo alla nostra Inter dunque. Mentre anche sul blog discutiamo tra i fautori della linea "investire sui giovani" e i fautori della linea "investire sui forti", e fatti nel post importanti passaggi su che cosa si potrebbe (qualche cosa è già stato fatto e molto si può fare per migliorare la produttività del settore) a diversi livelli e non solo calcistici in senso stretto, per potenziare il nostro settore giovanile, ecco qualche considerazioni sul nostro calciomercato, pure raffrontando il nostro operato a quelle che saranno le nostre principali contendenti. Taremi e Zielinski a zero sulla carta sono grandi colpi, sarebbero titolari ovunque. Il secondo portiere (Martinez) è invece apparentemente una seconda scelta, nonostante le dichiarazioni di Inzaghi, mentre in difesa sembra che ci stiamo orientando verso quella che sarebbe una "quinta scelta". Tutto questo fermo restando la giusta fiducia nei nostri big di mercato. Campanelli d'allarme tuttavia sono suonati già nel corso della scorsa stagione: "Darmian non ha più il fisicuo per reggere il ruolo di quinto, Dumfries è un calciatore che punta tutto sul fisico, Acerbi è in condizioni fisiche allarmanti e va per il 37 anni, infine Arnautovic, le cui statistiche sono al limite del drammatico"... Eppure il nostro mercato potrebbe evidentemente svoltare e diventare buono se arrivasse un colpo importante in attacco come Gudmunsson o comunque una quinta punta di valore...
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Grazie Roberto Samaden: la fine di un’epoca storica
Chi segue questo blog lo sa benissimo: particolare attenzione, storicamente, è sempre stata dedicata al settore giovanile. Probabilmente (sicuramente) nessuno come Luciano Da Vite ha raccontato con passione e competenza sul web le vicende che hanno riguardato - e che riguardano - il nostro settore giovanile. È inevitabile, pertanto, che una notizia così importante, come la rinuncia di Roberto Samaden, storico dirigente del nostro settore giovanile ("il dirigente del settore giovanile italiano più prestigioso della storia"), che lascia la sua carica dopo tantissimi anni in società vissuti da professionista ma anche da interista, meriti tutta la nostra attenzione. Il post ci racconta "brevemente" (ma lo dico perché so che Luciano ci potrebbe raccontare tantissime altre cose su tutti questi anni che hanno visto il nome di Samaden abbinato ai nostri colori, l'excursus che lo ha portato, da allenatore negli esordienti sotto la guida del responsabile "Màgia" Mereghetti ("Magia" con l’accento sulla a perché in milanese significa "macchia" soprannome affibbiatogli quando giocava nell’Inter poi nell’Udinese e nell’Atalanta perché aveva una macchia di capelli già bianchi) al ruolo di dirigente responsabile delle giovanili. Dal giorno del suo insediamento, l'Inter è sempre stata la principale pretendente al titolo nazionale, in tutte le categorie giovanili. Sotto la guida di Robert Samaden le giovanili dell'Inter hanno disputato ben 22 finali scudetto, vincendone 16 (in più hanno vinto: una Next Generation europea, tre edizioni del Viareggio, una Coppa Italia Primavera, cinque Supercoppe). Non sappiamo chi gli succederà nel ruolo (probabile che si proceda per linee interne...) ma siamo davanti a quello che si prospetta come un cambiamento radicale che purtroppo non può prescinere dalla carenza di fondi oramai in atto da tempo. Nel post ne parliamo ampiamente oltre a dedicare spazio alla gara di campionato della prima squadra contro il Lecce e poi a tre partite delle giovanili: Inter - Lecce Primavera; Inter - Spal Under 16; Inter - Parma Under 18.

