
Non ci sono più parole per descrivere le emozioni che questa squadra sa regalare ai suoi sostenitori e in genere agli appassionati di calcio.
Non abbiamo ancora raggiunto nessuno degli obiettivi fondamentali e, checché ne pensino i faciloni, il cammino è ancora lungo e arduo, pieno di insidie e difficoltà.
Ma è certo che le gioie che ci ha regalato questa squadra in 24 partite di campionato (di cui 20 vinte e 3 pareggiate), in sei partite di CL (nessuna persa e qualificazione con due giornate di anticipo) e nelle due finali della Supercoppa, rendono già da ora questa stagione indimenticabile.
O meglio, temo: irripetibile.
Da accanito risultatista, come sono e rimango, devo ammettere che non si è trattato di un fatto puramente numerico, di risultati, di gol fatti, di gol subiti, di clean sheet.
Questa squadra ci ha quasi sempre deliziati con un gioco spettacolare, irrefrenabile, esaltante.
Come sempre in qualsiasi partita i meriti di una squadra devono essere parametrati sui demeriti dell’altra, ma come è naturale anche i demeriti di quella che è risultata soccombente vanno parametrati sui meriti di chi l’ha annichilita.
La Salernitana è venuta a San Siro da ultima in classifica e con numerose assenze, ma è venuta a giocarsi le residue chance di salvezza e allo scopo aveva ‘ingaggiato’ il terzo allenatore stagionale.
Si è rivelata un avversario troppo facile per noi, ma questa è sempre una constatazione a posteriori.
La loro necessità di punti, la possibilità che i nostri sottovalutassero le insidie che la partita poteva presentare, l’incombenza di un match determinante in CL, da dentro o fuori, la conseguente necessità di un turn over, il fatto stesso che questa partita si disputasse dopo sette mesi condotti da noi al massimo dell’impegno, della tensione e dei risultati, non consentiva un approccio rilassato a chi ama l’Inter con la passione, prima ancora che con il cervello.
Del resto i risultati più recenti dimostrano che se il divario tecnico tra le due squadre doveva considerarsi elevatissimo, appariva anche chiaro che i campani non sarebbero venuti a fare da materasso:
Questi infatti i risultati ottenuti dai granata nelle ultime partite:
- Salernitana -Milan 2-2
- Hellas – Salernitana 1-2
- Salernitana – juve 1-2
- Napoli – Salernitana 2-1
- Salernitana – Genoa 1-2
- Salernitana – Roma 1-2
- Torino – Salernitana 0-0
- Salernitana – Empoli 1-3
A parte la partita con l’Empoli il cui risultato per altro è stato determinato da un rigore al 88′ e arrotondato solo al 94′, nessuno ha dominato i campani e anzi tutti avevano incontrato difficoltà.
Qualcuno, come il Milan, ci aveva addirittura lasciato due punti.
Ma in questo discorso non voglio fare tanto una questione di punti, quanto una considerazione ‘estetica’ collegata solo successivamente agli aspetti pratici.
L’Inter ha mostrato una qualità di gioco meravigliosa.
Se vado indietro con la mente fatico a ricordare qualcosa di simile nella nostra storia, della quale sono osservatore non… neutrale ormai da sette decenni.
Giustamente si può obiettare che l’opposizione dei campani è stata nulla e questo toglie un po’ di smalto alla nostra prova di forza e di bellezza.
Però i dati sopra riportati dimostrano che nessuno nelle ultime otto gare ha schiantato in modo così netto i nostri rivali di ieri e i pochi dati statistici che citeremo accentuano questa certezza.
Ma se parliamo di qualità, il mio pensiero si allarga, per non andare oltre alle due ultime partite, o meglio, ad alcune frazioni di queste in cui i nerazzurri sembrano essere ‘venuti in terra a miracol mostrare’.
Perché se il primo tempo contro la Salernitana può in parte spiegarsi con la modesta qualità degli avversari, il secondo tempo giocato all’Olimpico contro i giallorossi romanisti non concede nessuno scampo dialettico.
Tra l’altro in entrambi i casi, il primo tempo contro la Salernitana e il secondo contro la Roma (dove tra l’altro partivamo in svantaggio) sono stati caratterizzati da un perentorio 3-0 per noi.
Ma in questi casi il risultato è stato solo l’effetto di una prestazione sbalorditiva sul piano estetico e funzionale.
Perché a entusiasmare in queste prestazioni non è il risulto in sé né la bellezza del gioco sul piano puramente estetico.
E’ stata proprio la sintesi tra bellezza ed efficacia.
Il massimo che si possa raggiungere nel calcio, ma che è difficilissimo ottenere.
La partita
Inter con il solito 352 e a sorpresa con poco turn over: rispetto a Roma, cambiano infatti gli esterni e il centrale di difesa, ma quest’ultima sostituzione è per cause di forza maggiore.
Con questa scelta Simone vuole trasmettere un messaggio assolutamente recepito dai suoi: non è ammessa nessuna superficialità, nessuna sottovalutazione delle difficoltà che il match presenta: vinciamolo e poi penseremo al… riposo pre CL.
La Salernitana si presenta con un inedito (mi dicono, perché ho parenti stretti, anche se acquisiti, salernitani) 3412.
A me il disegno di Liverani pare chiaro: rendere difficile all’Inter lo sfondamento centrale.
Infatti il modulo adottato prevede in teoria e… a bocce ferme un assembramento nella fascia centrale del campo dove operano, schierandosi su linee molto vicine, i 3 centrali, almeno due centrocampisti centrali, il trequartista e due punte.
Otto giocatori di movimento su dieci, con solo due elementi a presidiare le fasce, anche se è ovvio che il gioco degli scivolamenti e dello scalare posizioni porterà più elementi a presidiare la fascia in cui si sviluppa la nostra azione.
Ma la coperta è corta (o meglio i giocatori da neutralizzare sono troppi e troppo bravi: se vuoi bloccare le punte centrali e in generale le incursioni centrali, paghi qualcosa sulle fasce).
Non è un caso, a mio parere, che i migliori siano stati (pur in una situazione in cui individuare i migliori è difficile) proprio gli esterni e i braccetti nostri, che, con i cambi di campo e gli inserimenti, sono stati messi in condizione di giocarsi l’uno contro uno.
Avendo però una gamba che i Salernitani non potevano contrastare.
Così il dominio delle fasce portava inevitabilmente e contro le aspettative di chi aveva preparato il match, la difesa granata ad aprirsi e offriva alle nostre punte, esiziali se hanno un metro a disposizione in area o nei pressi, la possibilità di concludere a rete.
Dopo sei minuti l’Inter aveva colpito due pali e se la prima occasione è scaturita da un angolo battuto da Calhanoglu, la seconda è esemplificativa di quanto detto: cambio di campo di 70 metri di Bastoni che pesca l’inserimento di Barella da destra verso il centro, avversari bruciati e conclusione sfiorata dal portiere di quel tanto che serve per inviarla sul palo.
Seguono altre due occasioni entrambe sugli sviluppi di un angolo, ma sia Bastoni sia de Vrij sfiorano solo la marcatura.
Passa qualche minuto ed ecco la dimostrazione plastica del nostro assunto: Calha fa viaggiare Dumfries sulla fascia destra, la difesa deve aprirsi e l’olandese può servire Lauti a centro area, ma il capitano questa volta manca la deviazione vincente.
In un tifoso superstizioso e tremebondo come me ce n’è abbastanza per temere di trovarmi di fronte a una partita ‘scarognata’ nella quale sbagli tante occasioni e poi magari finisci per calare e andare nei guai.
Ma non c’è neppure il tempo per elaborare questo timore, che viene dissolto.
Al 17′ Carlos Augusto fa una cosa strepitosa: riceve palla e allunga sulla sinistra dove ha un solo avversario.
Subisce fallo ma si rialza e riprende la palla prima dell’avversario che era rimasto in piedi e in corsa (!).
Carlos accelera ancora e lo lascia dietro, arriva sul fondo e ha la lucidità di servire Thuram che al volo incrocia nell’angolo opposto.
Passano due minuti e arriva il raddoppio, ancora dalla fascia.
C’è una rimessa laterale dell’Inter, a sinistra.
La batte rapidamente Carlos, lungo per Lauti che si era smarcato in quella terra di nessuno.
Subito un paio di centrali accorrono sull’argentino che controlla la palla, si guadagna un metro per calciare e fulmina Ochoa.
L’Inter continua a giocare e a dare spettacolo, ma il terzo gol viene solo al quarantesimo: azione sulla fascia sinistra con conclusione deviata dal portiere sulla quale si avventa il quinto di destra, Dumfries, che insacca.
Tre gol (più alcune altre occasioni) e nati da percussioni vincenti in fascia, uno addirittura realizzato da un ‘quinto’.
Il secondo tempo prosegue sullo stesso registro: percussioni vincenti sulle fasce o conclusioni su calcio piazzato.
Al 51′ è Calha che impegna Ochoa con un bolide da fuori dopo una percussione vincente di Carlos.
Poi l’Inter cambia le due punte e il centrocampista più talentuoso, eppure, sempre controllando il gioco ha ancora occasioni su angolo (de Vrij) e su percussione di Dumfries per Sanchez (tiro respinto).
Dopo una bella rovesciata in mischia di Pavard è Arnautovic a segnare due bellissimi gol, anche se il primo gli viene annullato per fuori gioco reale ma millimetrico.
In entrambe le occasioni la palla gli viene dalla fascia destra, la prima da Barella, la seconda da Dumfries.
Insomma, quando la condizione dell’Inter è al top per gli avversari restano solo scelte perigliose: o infittiscono il centro area, ma allora lasciano scoperte (relativamente) le fasce, oppure presidiano le fasce ma i nostri con l’abilità sullo stretto e nell’uno-due che li contraddistingue, non hanno difficoltà a passare centralmente.
L’altro elemento determinante in questa partita come in altre tra le migliori da noi disputate è la ‘liquidità’ della squadra.
Quasi nessuno tiene una posizione fissa, c’è uno scambio continuo di ruoli e di posizioni spettacolare perché gli avversari si vedono arrivare i nostri da ogni posizione, anche a sorpresa.
Tutto questo naturalmente funziona a meraviglia perché abbiamo giocatori con grande qualità e grande gamba.
Così il portatore di palla ha sempre parecchie giocate agibili, chi riceve palla se non ha un gran dribbling può però fare il vuoto accelerando.
Ma nello stesso tempo il gioco organizzato degli scambi fa sì che le marcature preventive non vengano quasi mai meno e la pressione alta consente alla squadra di recuperare spesso palla in zona d’attacco.
Quando tutti sono al top fisico atletico ma anche mentale (concentrazione, lucidità) il risultato è spettacolare, come dicevo.
E non solo contro la Salernitana.
Citavo il secondo tempo di Roma, ma anche il derby d’andata, il 3-0 in trasferta al Napoli, il 2-0 sempre in trasferta alla Lazio, il 4-0 alla Fiorentina, ecc.
A Milano contro la juve, che ha un’altra difesa e un’altra fisicità abbiamo creato poche occasioni ma, come riportano le cronache, loro hanno tirato in porta 1 sola volta (1 in più della… Salernitana).
Però con lo stesso modo di giocare e sia pure con qualche giocatore diverso, lo scorso anno abbiamo subito in campionato ben 12 sconfitte, facendo benissimo per contro in tutte le altre manifestazioni.
Secondo me a conferma del fatto che per giocare così e così bene, si deve sempre essere al top.
E un altro fattore mi pare confermare questa ipotesi: noi giochiamo molto meglio quando non ci sono prestazioni infrasettimanali.
Questo vale per tutti, naturalmente: è meglio prima recuperare energie e poi avere la possibilità di preparare al meglio la partita successiva.
Ma forse, perché questi meccanismi efficaci e complessi non si inceppino è particolarmente indispensabile che tutti siano al loro top.
Adesso avremo un ciclo di partite ravvicinate e di grande spessore.
Per esempio con l’Atletico (ma anche con l’Atalanta) può accadere di giocare bene e non vincere, ma di sicuro per vincere bisognerà essere al top.
Le statistiche
Il nostro dominio totale toglie molto interesse all’analisi di questi dati, più che altro utili a livello di curiosità per quanto riguarda specifici aspetti delle prestazioni individuali
- I tiri sono stati 26 a 1.
- I tiri in porta 10 (+2 pali) a 0
- I corner 18 a 0.
- I cross 30 tentati di cui 8 riusciti per noi; 1 tentato e 0 riusciti per loro.
- I dribbling 4-1 per noi.
- la percentuale di passaggi riusciti è elevatissima: 93 per noi solo 73 per loro.
- I nostri recuperi sono stati 33, i loro 16.
A livello individuale stupisce la prova di Bastoni, che è tra i primi 5 in tutte le otto classifiche prese in esame:
- 3° per numero di tiri.
- 5° per numero di tiri in porta.
- 5° per numero di passaggi nella trequarti.
- 2° per numero di occasioni.
- 2° per numero di passaggi riusciti.
- 2° per passaggi chiave.
- 2° per dribbling riusciti.
Anche Pavard eccelle in quasi tutte le graduatorie: se si considerano i gol e gli interventi decisivi negli stessi da parte dei due esterni, se ne deduce forse che proprio la giornata straordinaria dei braccetti e degli esterni è stata decisiva per questo netto divario, anche perché gli altri… sono sempre bravissimi o quasi.
Infine Candreva ha corso più di tutti, mentre tra i nostri spiccano Pavard e Barella; tuttavia sono stati Carlos e Dumfries a sprintare per più metri.
Asllani ha tenuto la più alta velocità media, davanti a Candreva e Calha
Zanoli, con 34,8 Km/h ha raggiunto la maggior punta di velocità, seguito da Carlos Alberto, con 33,7 e da Buchanan con 33,1
Noi abbiamo corso per 4 km in più di loro e a una velocità media di poco superiore. Circa 800 metri più di loro allo sprint.
Come si vede i dati non aggiungono molto a quanto era già chiaro da una lettura immediata e impressionistica.
Le pagelle
Sommer:
non deve intervenire su nessun tiro in porta. Preferisco non dargli voto piuttosto che un sei… offensivo
s.v.
Pavard:
non concede nulla agli avversari nelle situazioni di non possesso e si alza spessissimo per appoggiare con lucidità la manovra offensiva.
7
de Vrij:
un dato è particolarmente significativo, Dia, il centravanti, ha toccato in tutto 11 palloni. Naturalmente ininfluenti. Dirige il reparto con sicurezza.
Va anche vicino al gol, di testa
7
Bastoni:
partita semplicemente strepitosa.
E’ braccetto difensivo solo di nome, perché in realtà si improvvisa ‘lanciatore’ (splendido il lancio alla Suarez -quello vero – fornito a Barella che coglierà la traversa); incursore, sovrapponendosi spesso, e perfino bomber, costringendo Ochoa a una grande parata.
8
(Buchanan:
un quarto d’ora in cui si esibisce in un dribbling riuscito, facendo capire che potrebbe essere un’alternativa valida in più per certe occasioni, ma a occhio non mi sembra che abbia per il momento il passo lungo e la fisicità di quasi tutti i suoi… concorrenti del ruolo.
6+)
Dumfries:
sicuri che lo si possa lasciar partire serenamente?
D’accordo l’avversario modesto, ma se in una stagione gioca 20 partite sul livello di questa diventa imprescindibile.
Si mette altissimo, quasi in linea con Thuram, è insidioso per tutto il match, serve due assist (uno mancato da Lautaro e l’altro per il 4-0 di Arna) e segna un gol…
8
Barella:
solita prestazione di grande sostanza e qualità, condita da qualche ‘genialata’ (come lo smarcamento profondo sull’assist di Bastoni, che però poi spreca centrando il palo) e la partecipazione all’azione del 3-0.
7
Calhanoglu:
al solito, splendido in entrambe le fasi, veramente un giocatore al top della maturità e della qualità. Personalità grinta e visione di gioco.
7.5
Asllani:
quasi mezz’ora per dimostrare di aver finalmente compiuto il salto di qualità che tutti aspettiamo.
Corre, ha un bel piede, ma l’impressione è che debba mangiarne di pane duro per diventare un’alterativa a Calha…
6+
Mkhitaryan:
oggi aveva uno spartito diversi rispetto a quello consegnatogli contro la Roma, ma il nostro direttore fa lavorare sempre al meglio tutti gli orchestrali.
E quel che è stupefacente non la cede neppure sul piano del ritmo e della corsa.
7
Klaassen:
più di mezz’ora per confermare quello che si sa: ha piede, esperienza tempi e visione di gioco. Fosse solo un po’ meno… compassato!
6.5
Carlos Augusto:
dopo averlo visto in alcune partite del Monza ho fatto un gran tifo perché lo prendessimo.
Mi avevano entusiasmato, oltre alla buona tecnica, la gamba e la determinazione nello spingere pericolosamente. Fino ad ora non aveva certo deluso, ma non avevo visto quel qualcosa in più che mi aspettavo.
Contro i campani, domina la fascia ed entra in modo determinante in due nostre marcature.
In occasione del gol di Thuram mostra una potenza incredibile: subisce fallo, cade precede comunque il suo marcatore, scatta di nuovo e lo lascia indietro arriva sul fondo e ha la lucidità per guardare Thuram in mezzo all’area a servirlo di precisione…
8
Thuram:
dopo pochi minuti ha sul piede la palla del vantaggio con Ochoa fuori causa, ma è in posizione molto defilata e da pochissimi metri colpisce il palo.
Si riprende subito alla grande con una conclusione da bomber di razza sull’assist di Carlos.
Attacca sempre la linea difensiva avversaria tenendola in costante apprensione.7
(Sanchez:
si dà da fare cerca di meritarsi un minutaggio più consistente, ma raramente riesce a farsi vedere in modo pericoloso, pur senza demeritare.
Va al tiro sul servizio di Dumfries, ma è sfortunato perché un difensore gli devia casualmente una palla che meritava miglior sorte.
6)
Lautaro:
dopo aver mancato un gol con un liscio che non è da lui, si riscatta prontamente realizzando alla sua maniera il secondo gol che indirizza la partita.
Sempre eccellente per qualità e quantità il lavoro al servizio della squadra.
7
(Arnautovic:
finalmente, almeno a mio giudizio, fa… l’Arnautovic, cioè riesce a dare la sua impronta alla partita anche se al momento del suo ingresso era già… ben indirizzata.
In mezz’ora segna due gol e poco importa, se non a fini statistici, il fatto che uno gli sia stato giustamente annullato per un fuorigioco millimetrico.
7-)
All. Inzaghi:
così si gioca solo in Paradiso, ma solo nei giorni in cui tutti i santi sono ispirati.
8 (Ma se riesce a tenere la squadra su questi livelli, per la prima volta darò un 10)
Primavera: Inter – Monza 2-1
Non una grande prestazione della squadra di Chivu che sembra un po’ stanca o per meglio dire un po’ spenta in alcuni degli uomini chiave (altri erano assenti).
Aver fatto risultato pieno anche in questa situazione e aver aumentato il vantaggio su Milan e Torino, entrambe sconfitte, è comunque un dato importante per quanto concerne la capacità di soffrire dei ragazzi di Chivu.
Questi i giocatori scesi in campo e i panchinari:
Raimondi
Aidoo, Stabile (46′ Maye), Alexiou, Cocchi (84′ Miconi)
Stankovic, Akinsanmiro (84′ De Pieri), Berenbruch
Kamate, Sarr (74′ Mosconi), Spinacce (54′ Owusu)
A disp.: Zamarian, Biz, Bovo, Quieto, Mazzola, Zarate.
Come si vede, mancano Calligaris, Stante (squalificato) Di Maggio, mentre Quieto è in panchina.
La squadra però avrebbe comunque la qualità per regolare abbastanza tranquillamente un Monza rivelatosi per altro coriaceo e ben messo in campo, oltre a trovarsi in un periodo positivo anche a livello di risultati.
Ma, a mio parere, Akinsanmiro, Berenbruch e Sarr sono in una fase di leggera flessione, mentre Kamate ha giocato un gran primo tempo, ma si è spento troppo presto.
La squadra ha un suo gioco e lo ha dimostrato, ma l’attacco se non può contare sul ritmo ed estro dei suoi elementi migliori fatica a sfondare, perché manca il centravanti classico: Sarr non lo è e Spinaccè non lo è ancora, al punto che rende di più quando esce a cucire il gioco.
Complessivamente abbiamo fatto troppa fatica e l’impressione è che si sia in una condizione poco brillante, anche se la qualità media degli interpreti, molto elevata, consente comunque di essere competitivi
Si deve considerare inoltre che il pari del Monza è stato ottenuto con un calcio di rigore legittimo, ma frutto di una leggerezza difensiva di Aki, per il resto i brianzoli sono stati davvero pericolosi solo con un colpo di testa in mischia finito sulla traversa, mentre noi abbiamo colto due pali e fallito qualche buona occasione.
Una curiosità sta nel fatto che entrambe le nostre reti sono venute all’ultimo istante di gioco dei due tempi.
Le pagelle
Raimondi:
una buona parata e qualche intervento sicuro in uscita alta.
Sul rigore tenta di indovinare l’angolo, ma lascia la porta spalancata al monzese.
6+
Aidoo:
grande spinta e sovrapposizione in velocità sono le specialità della casa.
Abbastanza sicuro anche in fase di contenimento.
6.5
Alexiou:
non fa rimpiangere Stante e questo è già molto. Come Francesco ha grande potenza ed elevazione.
6.5
Stabile:
non una delle sue migliori prestazioni, a causa di qualche sbavatura inusuale.
Comunque il Monza si rende pericoloso solo nel secondo tempo, dopo la sua uscita per infortunio.
6
(Mayè:
entra nel secondo tempo e non fa affatto male, ma la coppia Stante – Stabile – o Matjaz – al momento dà più garanzie.
6)
Cocchi:
ormai gioca come un veterano, pur avendo due anni in meno.
Nel primo tempo spinge moltissimo e con qualità, alla distanza tira un po’ il fiato e nel finale viene sostituito.
6.5
(Miconi:
entra a poco dalla fine e non ha particolari occasioni per mettersi in mostra.
s.v.)
Akinsanmiro:
la sua è una prova tutto sommato sufficiente, a parte l’ingenuità dell’errore commesso sul rigore, ma da lui ci si aspetta che faccia la differenza.
6
(De Pieri:
solo 5 minuti.
s.v.)
Stankovic:
meno brillante del solito anche se svolge il suo compito con ordine e diligenza, esibendosi comunque in qualche raro lancio da applausi
6.5
Berenbruch:
la sufficienza se la guadagna sempre per il gran lavoro, le accelerazioni e il sapersi prendere la responsabilità di andare al tiro. Ma il ‘Bere’ che faceva la differenza era… un altro.
6
Kamate:
nel primo tempo è una vera spina nel fianco dei monzesi, imprendibile con il suo scatto e la capacità di servirsi con indifferenza di destro e sinistro.
Nella ripresa si vede pochissimo
6+
Spinaccè:
come prima punta d’area non ha ancora la massa muscolare necessaria, pur disponendo di parecchi centimetri.
Fa meglio quando esce a costruire l’azione (assist per Sarr) o quando, servito appena fuori area, ha lo spazio per incrociare il pallone, realizzando sul palo opposto.
6.5
(Owusu:
quando entra la partita cambia. Il Monza, raggiunto il pareggio, preme e lui con gli spazi disponibili è letale.
Splendide l’azione a l’assist che portano al gol di Mosconi.
7)
Sarr:
si dà molto da fare ma la velocità spesso non è sufficiente.
In fascia non rende, anche se teoricamente potrebbe essere il suo ruolo. In mezzo non incide
6
(Mosconi:
sotto età di due anni, gioca pochi minuti col Bologna e segna; gioca pochi minuti col Monza e realizza il gol decisivo. Come struttura e rapidità di calcio fatte le debite proporzioni ricorda un po’ Lautaro.
7)
All. Chivu:
la vince con i cambi, con un po’ di coraggio e con un po’ di fortuna.
6.5
Luciano Da Vite
Era molto che non andavo allo stadio e ho voluto per la prima volta portare i miei due bimbi.
Dal punto di vista della proposta di gioco ogni ripresa televisiva non rende appieno quanto si possa ammirare dallo stadio i movimenti della squadra, l’attenzione nel ripiegare e nel giocare corto/lungo nonché la tranquillità e capacità di scegliere quando indietreggiare per crearsi spazi anziché continuare ad attaccarsi.
Davvero ECCELLENTI
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Match giocato molto bene.
Secondo me, magari Fabio dalla stadio può dare un parere più appropriato, match giocati così fanno consumare molto meno energie rispetto a match vinti 1a0 facendo un tiro in porta, che quindi danno apperenza di minim sforzo, ma che ti tengono sulle spine, anche mentalmente, fino al 95esimo.
Quando si è sciolti e si domina – non che sia sempre facile ci mancherebbe – alla fine si consuma di meno.
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E’ certo che se vinci 3-0 dopo meno di un tempo, nel secondo ti riposi. Il problema viene quando hai dato tantissimo nel primo tempo e non hai segnato o hai segnato solo un gol (Sassuolo) o persino solo 2 (Bologna).
Io resto dell’idea che un gioco in cui tutti fanno tutti i ruoli è più dispendioso di un gioco in cui si sta compatti e si riparte a ragion veduta.
Questo nella singola partita e nell’arco di un torneo lungo.
Il problema per me era che juve e un po’ meno il Milan avevano tenuto il passo giocando malino e vincendo spesso di fortuna.
A quel punto c’erano due possibilità: o avevano vinto così dando il loro massimo, o avevano vinto così perché non erano al top.
nel primo caso non ci sarebbero stati grossi problemi, nel secondo, in caso di nostra flessione, si.
Io il recupero del Milan non l’ho dimenticato e non ho dimenticato che si è verificato un loro exploit, accompagnato da una nostra flessione grave.
Se quest’anno non andrà così, sarò l’interista più felice al mondo.
ora abbiamo un ottimo margine e loro non sembrano così cresciuti, anzi…Il mese decisivo sarà marzo, ma le speranze…crescono.
PS avrei pefirto affrontare in CL qualunque squadra (Bayern, PSG, City, ecc) piuttosto che una spagnola. Anche di media caratura, e l’AM non lo è di certo
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Nel corso dell’ultima puntata di Pressing, Riccardo Trevisani ha messo a confronto il percorso di Inter e Juve delle ultime stagioni. Il giornalista sottolinea l’ottimo lavoro della dirigenza nerazzurra e di Inzaghi. “Quando Dimarco ha iniziato a fare il titolare dell’Inter, veniva dal Verona e non lo voleva nessuno”.
“L’allenatore della Juventus al momento ha costruito pochissimo, è una squadra che gioca male. Inzaghi e Allegri sono arrivati tre anni fa all’Inter e alla Juve: una sembra il Brasile per come gioca, l’altra la Costa Rica”
Amen
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Allegri ha vinto sei campionati, Quanti ne ha vinti tale Trevisani?
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Non lo so ma vincere con la gobba è….un po più facile, specie in quel periodo di dominio economico-finanziario.
Comunque spero Giuntoli non ascolti tutti questi opinionisti che non hanno vinto ma si allinei alla tua opinione rinnovando di altri 4 anni il contratto di Allegri, dandogli il tempo giusto per crescere
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Non avrei mai pensato che nella mia vita mi sarebbe toccato di difendere un allenatore…della juve. io che (sportivamente) odio tutto ciò che si avvicina a quei colori.
Quindi riconosco di aver sbagliato, non avendo attribuito solo al suo lato b una serie discreta di risultati, che credo abbiano pochi uguali.
Per puro c…o ha guidato la juve in due fasi diverse per 5+3 anni. Molti altri grandissimi allenatori, per pura sfortuna non hanno neppure avvicinato questo curriculum
Sempre per pura fortuna ha guidato la juve ” in un periodo di dominio economico finanziario”. Tutti gli altri allenatori l’hanno guidata in periodi in cui i bianconeri elemosinavano qualche sovvenzione per andare avanti.
Sempre per pura fortuna dopo aver vinto uno scudo col Milan, alla juve ha vinto cinque Scudetti, quattro Coppe Italia, due Supercoppe italiane e disputato due finali di UEFA Champions League “un record impressionante sulla panchina bianconera” (cit.).
Comunque, chi se ne importa di Allegri, concentriamoci sulle prossime partite nostre che sono davvero insidiose
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Ma guarda, io non ho per età la profondità di ricordi che hai tu.
Da metà anni 80, quando ho iniziato a seguire il calcio, non ricordo stagioni in cui le milanesi, entrambe, si sono trovate in condizioni finanziarie così disperate tanto da finire ad anni luce dalla gobba. E sappiamo che lo scudetto va a Torino o Milano, salvo rare eccezioni.
Ho vissuto i periodi di Pellegrini – che ci regalò i tedeschi – ahimè Berlusconi – inutile elencare i giocatori – e Moratti – anche qui superfluo. Errori di scelte molti ma capacità di “andare sul mercato” altrettanto abbondante.
Poi dal post Moratti/Berluska (ultimi anni di quest’ultimo abbastanza patetici) la rubentus non aveva rivali sul mercato, tanto che i migliori giocatori di Roma e Napoli, che provavano a insidiarla (e all’occorrenza venivano…fermati) erano regolarmente acquistati dagli ovini per allargare il gap. Senza che da Milano nessuno potesse battere un colpo.
A parte questo, ripeto, io spero vivamente che il CV di Allegri gli consenta di stare a lungo su quella panchina per continuare a praticare quel calcio poco faticoso e molto redditizio, con magari anche qualche coppa europea da giocare giusto per testarne la tenuta.
Il Cholo, per fare un esempio di chi praticava un calcio chiuso, ha applicato profondi cambiamenti di approccio (e giocatori) per adattarsi ad un calcio che evolve: l’Atletico di oggi non è assolutamente la squadra di 5/6 anni fa tutta chiusa riccio.
Superfelice di continuare ad “ammirare” il calcio sparagnino e riposante di Allegri: sulla panchina gobba però.
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Cari fratelli interisti. Oggi è una giornata triste. Ci ha lasciato Andreas Brehme. Un grande giocatore che, pur avendo giocato con noi solo 4 stagioni dal 1988 al 1992, ha lasciato un segno importante e indelebile nella gloriosa storia nerazzurra. Un giocatore fortissimo che arrivò da noi abbastanza sottovalutato quando aveva già 28 anni. Da noi giocò come terzino sinistro. Era un giocatore di straordinaria completezza tecnica e intelligenza tattica. Aveva un sinistro magico (tanto per capirci non aveva nulla da invidiare a quello altrtettanto magico del nostro Dimarco) ma … credetemi …. aveva un destro altrettanto magico tanto che non si riusciva a capire quale fosse il suo piede naturale. Al punto che il rigore decisivo quasi al 90′ con il quale la Germania vinse i Campionati del Mondo nel 1990 lo tirò con il destro. Questa sua incredibile, forse unica, completezza tecnica lo portava a dare un’interpretazione visionaria e del tutto anomala per quegli anni del ruolo di terzino. Lui praticamente era, insieme a Gianfranco Matteoli che giocava a centrocampo, un secondo regista di quella squadra fenomenale che vinse il campionato nel 1988/89 dominando su squadre pazzesche come il Milan di Sacchi e degli olandesi, il Napoli di Maradona e Careca e la Sampdoria di Vialli e Mancini. Mi ricordo che faceva dei lanci millimetrici sia di destro che di sinistro di 40 metri sui piedi dei compagni. I cross erano dalla fascia erano perfetti, sempre veloci e liftati, difficilissimi da difendere. Con la sua qualità al tiro ti garantiva tutti gli anni un ottimo contributo in termini di reti molto superiore al dato medio delle segnatura degli altri terzini avevrsari. Oltre a questa sua straordinaria qualità in fase di impostazione di rifinitura e di conclusione in difesa era molto tosto in difesa e molto ma molto difficile da superare. A mia memoria non ricordo un’ala che l’abbia mai messo seriamente in difficoltà. Per dare un termine di paragone secondo me il nostro bravissimo e matissimo Dimarco come giocatore è almeno due categorie sotto Brehme. Nel mio personalissimo pantheon dei grandi nerazzurro in quel ruolo lo metto dietro solo all’mmportale Giacinto Facchetti e comunque non di molto. RIP Andreas.
PS In questo mio ricordo non ho citato le straordianarie prestazioni e vittorie che per anni ha garantito al Bayern Monaco e nella nazionale tedesca.
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kelle: condivido al 100%
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Mi sembra di leggere le lamentazioni di juventini e milanisti, secondo le quali noi abbiamo vinto tituli quando loro erano in B o comunque non erano compeititvi
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Cicli lunghi senza interruzioni hanno sempre a che fare con il contesto
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Notizia triste.
Un grandissimo del ruolo, vero regista laterale.
RIP Andy
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Grandissimo Andy, testa e piedi sopraffini . Per anni, dopo che ha smesso, e’ stato “l’incubo” di chi ha tentato di giocare su quella fascia. Ma noi negli occhi avevamo ancora lui e le sue giocate … RIP
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Under 17 ha vinto il recupero con il cittadella (2-1) e ha ricvonquistato il secondo posto in classifica. Se riesco prima della partita di CL manderò un report, altrimenti domattina
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Benissimo, vittoria importantissima. non so se bastera’ un solo goal nella bolgia di Madrid, ma ad un certo punto ho pensato che non avremmo mai segnato stasera… Lautaro non molto bene, e’ nel suo periodo di calo. anche nell’azione del goal non la passa a Dum completamente libero a dx e tira adosso al portiere.
Anche Chala e Miki non bene. Ci sta, hanno fatto tantissime partite. Ma bisogna trovare il modo di farli recuperare. Molto bene invece Barella, Pavard e De Vrj.
Speriamo bastino 2 settimane per il recupero di Thuram. Bravi i ragazzi a portare a casa la vittoria
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Ottima prova ed è abbastanza clamoroso avere un minimo di amaro in bocca dopo una vittoria a causa di un margine oggettivamente risicato rispetto alla mole di occasioni prodotta.
L’incognita Thuram mi mette un po’ di ansia: oltre che per il valore del giocatore (unica punta in grado di attaccare gli spazi) anche perchè quel reparto ha rotazioni – anche numeriche oltre che tecniche – decisamente più modeste rispetto ad altri reparti.
Speriamo bene.
Per il resto un plauso all’atteggiamento: zaro paura di aggredire ma grande capacità di restare compatti. Inzaghi sta dimostrando una crescita nella gestione del gruppo che va olte ogni più rosea aspettativa.
Lo sforzo mentale, olte che fisico, è stato importante per cui il match di lecce non sarà facile. Credo il turnover sarà necessario.
Sui singoli mi sembrano in gran spolvero Dum, Augusto, Barella, De Vrj, Bastoni e Pavard. Un po’ più in calo Chala, Micky, Toro, Dima e Darmian. Non solo da stasera. Normale ci sia alternanza di forma, speriamo di poter sfruttare al meglio il momento di quelli con più gamba
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Considerazioni in ordine sparso sul match di ieri sera:
– partita dall’intensità straordinaria. Da questo punto di vista la serie A è poco allenante;
– noi abbiamo diversi buonissimi/ottimi giocatori ma un solo vero top-player che fa la differenza. Si chiama Simone Inzaghi;
– adoro (lo dico veramente) Darmian. Ma a questi livelli non può giocare quinto. Come braccetto è ancora competitivo ai massimi livelli ma a tutta fascia ……
– Atletico, lo si sapeva, squadra tosta e abituata alle grandi sfide. Noi però secondo me abbiamo qualcosina in più. Per lo meno a livello tattico. Forza ragazzi.
– Barella ieri sera semplicemente totale;
– questa Inter è veramente forte. Non solo in Italia ma anche in Europa. Per migliorarla servono uomini che siano forti nell’uno contro uno. Che abbiamo accelerazione e sappiano saltare l’uomo.
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Buchanan ?? Speriamo …
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inviato post sulla partita di ieri e su quella dell’U17 contro il Cittadella
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Post online!
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