La gara col Pisa non risolve i nostri problemi, non ci dà garanzie che lotteremo sino in fondo per lo scudo o addirittura lo vinceremo. Ma ci dice che questo è ancora possibile. Questo è un gruppo ancora forte, perché ha giocatori e uomini veri e perché ha uno stile di gioco consolidato e potenzialmente efficace. Ma non è più un gruppo dominante, come è stato negli ultimi anni: a questa squadra è mancato l'inserimento di qualche campione, abbastanza giovane o anche in età, che contribuisse subito ad attenuare il logorio prodotto sugli elementi trainanti da anni di battaglie al vertice. È stata rafforzata la linea delle riserve con l’acquisto di giovani interessanti, ma non la prima squadra, l’undici titolare. Pertanto una squadra come il Pisa, che ha un costo annuo… cento volte inferiore a noi, in casa, con maggior freschezza, con la possibilità di giocare tatticamente nel modo che gli è più congeniale è in grado di crearci difficoltà. Normale pari modo che noi alla terza partita in una settimana cruciale, con alcuni infortunati e alcuni uomini da ruotare non all'altezza dei titolari, faticassimo, come hanno faticato le altre squadra che sono nelle prime posizioni della classifica e anche negli scontri contro il Pisa. La cronaca del primo tempo è fatta di impotenza nostra e di qualche sofferenza. Nella ripresa il Pisa cala un po’ il ritmo, com’è inevitabile, poi il triplo cambio di Chivu rimette le cose a posto: Esposito modifica la posizione in campo di Lauti, Bisseck e Diouf hanno ben altra freschezza e velocità rispetto a Henrique e Acerbi. Prima ancora, da segnalare l’ingresso di Zielinski per Sucic, determinante anch’esso nel cambiare l’inerzia del match. Nel post spazio anche all’Under 20, che vince il derby contro il Milan: fondamentali il portiere Farronato e il centrale Bovio, davvero insuperabile. Entrambi classe 2008. Da segnalare la prestazione di Mancuso, grandissima promessa poi frenata da un infortunio. Poi ovviamente si fa notare Iddrissou: quando schieri Jami, sai che parti già da uno a zero. E che i difensori faranno incetta di cartellini per cercare di fermarlo: imprendibile in progressione, implacabile di testa, generoso sempre. Parliamo poi dell’Under 18 di Fautario, che vince tre a zero contro il Lecce con una doppietta di D’Agostino e un goal di Strand.
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Due indizi fanno quasi una prova. E adesso arrivano Lazio e Milan: Inter – Kairat 2-1
Dopo la vittoria sofferta contro l’Hellas, vinciamo, giocando molto male, contro il Kairat nell’ultimo turno di Champions. La vittoria per due a uno contro la squadra di Almaty, Kazakistan, è quindi il secondo “indizio consecutivo”, una seconda vittoria sofferta contro una squadra di “seconda fascia” che fa pensare a questo punto, più che a una giornata storta, alla flessione di una squadra che non sembra ancora aver trovato un equilibrio stabile e soddisfacente. Certo, Chivu ha fatto turn over, per quello che riguarda le scelte dei giocatori mandati in campo, contro il Kairat, ma questo non significa che questa squadra non dovesse vincere meglio e soprattutto, giocare molto meglio. Gli errori tecnici, nel senso più generale di gestione del pallone, sono stati tantissimi, più numerosi che in tutte le altre partite di questa stagione. Stop sbagliati, passaggi errati tecnicamente e concettualmente e lo stesso vale per le conclusioni in porta. Nel dopo partita gli esperti discutevano di possibile sottovalutazione dell'impegno e conseguente mancata concentrazione. Sarebbe gravissimo se dei professionisti, che conoscono l'importanza e le insidie di questa competizione, avessero compiuto consapevolmente questo errore… Potrebbe anche darsi, ma che si tratti di limiti “casuali”, diciamo “contingenti”, o se ci sia un problema più radicale, è da capire, e in tal senso già il prossimo match contro la Lazio sarà importante. Ci sono infatti delle costanti. In primo luogo, per l’ennesima volta in questo campionato, abbiamo preso goal, abbiamo preso goal in rimonta e contro una squadra non irresistibile (anche se, oltre un giocatore ottimo come il giovane Satbaev, il Kairat aveva altri elementi di valore in campo). Inoltre, per quello che riguarda i giocatori scesi in campo, ancora una volta abbiamo riscontrato che nella rosa non c’è un giocatore in grado di sostituire Calhanoglu in maniera accettabile. Barella non ha le sue capacità di regia e se inoltre gioca lì, viene a mancare la sua spinta da mezzala. Di Frattesi e Diouf non se ne parla. Sucic ad oggi ha dei limiti che sono dettati da un fisico ancora da formarsi e dalla giovane età. Zielinski sta facendo discretamente, ma non ha la rapidità indispensabile per le chiusure. Insomma la squadra ha delle qualità, ma anche dei limiti che sembra emergano sempre più chiaramente. Migliori in campo: Carlos, che ha il merito di realizzare la rete del 2-1 con un tiro violento e preciso; Chalanoglu, il cui ingresso in campo dà maggiore sicurezza alla squadra e aumenta la pericolosità offensiva; Dimarco, tanta spinta e sempre con grande qualità (ma bene anche in fase difensiva); Lautaro, autore del goal del vantaggio e come sempre animato da un certo spirito “taurino”; Bonny, che in un tempo dimostra di potere stare ampiamente in questa squadra e a questi livelli.
Calha, Sucic e Bisseck colgono le… viole: Inter – Fiorentina 3-0
A parte Calhanoglu, è la politica dei giovani a basso costo (consideriamo anche i precedenti di Pio e soprattutto Bonny) a dare i primi risultati, bisogna ammetterlo. Anche se Bisseck ha venticinque anni ed è alla terza stagione di Inter e se Sucic ne ha ventidue ed è un nazionale croato. Comunque sono stati pagati “poco” a dimostrazione che qualche colpo con questa strategia di mercato, lo si può realizzare. se mantengono le promesse e continuano a crescere, tra un po' avremo quattro titolari giovani per rinfrescare la squadra (Sucic, Bonny, Pio Esposito, Bisseck). Comunque, fatti i dovuti elogi alla “nouvelle vague”, sarebbe ingiusto e ingeneroso ridurre Inter - Fiorentina a questi discorsi. Ci sono i meriti di Chivu, naturalmente quelli dei campioni come Bastoni, Akanji, Calhanoglu (autore di una doppietta e in particolare dal primo goal che sblocca la partita) soprattutto, Dimarco, Dumfries. Lauti non si è preso il proscenio, come tante altre volte, ma ha lavorato molto per la squadra e poi è stato determinante in occasione del gol di Sucic e del rigore su Bonny. Minore forse, rispetto al solito, l'apporto di Barella, che ha dato tantissimo come sempre sul piano dinamico e sollecitando i compagni con le sue iniziative, ma – soprattutto nel primo tempo – è sembrato troppo lezioso. La vittoria con la Fiorentina è stata importante, ma servono continuità e verifiche ancora più impegnative per la squadra (dobbiamo avere continuità con le medio-piccole e toglierci ogni complesso con le squadre di alta classifica) e proprio per i “giovani”, che devono far bene anche contro le grandi. È la fase difensiva in particolare che manda segnali di pericolo: bisogna scendere al 10° posto per trovare una squadra che ha subito più di noi e il nostro campionato spesso lo vince chi subisce meno.
Comunque finisca, abbiamo una grande squadra: Union Saint-Gilloise – Inter 0-4
Abbiamo una grande squadra. Considerando gli ultimi sei anni, da quando, nell’estate del 2019, venne nominato direttore Beppe Marotta, che chiamo alla guida della squadra Antonio Conte, siamo stati una grande squadra, anche quando non abbiamo vinto. E ci sono tutte le speranze legittime per continuare ad esserlo anche quest’anno. Giochiamo quasi sempre molto bene, andiamo in fondo pressoché a tutte le competizioni, anche a quelle internazionali più importanti… Nessuna squadra italiana ci avvicina, ad oggi, come continuità di vittorie e piazzamenti ma anche come qualità del gioco espresso e come incremento di prestigio. Contro il Saint-Gilloise abbiamo disputato una grande partita, contro avversari non eccelsi tecnicamente, ma di buon livello complessivo: avevano preso una sonora scoppola contro il Newcastle, ma erano andati a vincere 3-1 in Olanda col PSV. Noi non siamo entrati in campo con l'atteggiamento giusto e questo non ci ha consentito di mantenere le distanze adeguate tra i reparti, oltre a renderci un po' rilassati nelle marcature, ma i pericoli corsi, davvero notevoli, hanno determinato la correzione, psicologica e tattica. Le distanze tra le linee sono diminuite, la squadra ha alzato il baricentro senza scoprirsi in modo avventuroso, ha cominciato a spostarsi in avanti ma restando compatta e a pressare alta, avversari sicuramente un po' meno brillanti per tecnica. A quel punto la nostra superiorità di palleggio, il movimento degli attaccanti a creare spazi e di conseguenza la possibilità di verticalizzare, ha fatto la differenza. Tra i migliori in campo, Sommer, Bastoni, Dumfries, Calhanoglu, Zieinski, Pio Esposito e soprattutto Lautaro Martinez. Se non si guardano solo i colpi di tacco e i tunnel, è in modo molto credibile candidato al pallone d’oro.
La partita delle conferme: Roma – Inter 0-1
La partita contro la Roma regala conferme di cui alcune sono “universali”, ovvero largamente attese e previste da molti, mentre altre hanno un carattere più “soggettivo”. Tra le prime sicuramente la conferma che anche quest’anno l’Inter è una squadra forte, trascinata da un nucleo storico compatto e solido. Questo nonostante la naturale “consunzione” dei senatori, lo shock dello scorso finale di stagione, il cambiamento di allenatore e del suo staff. Più un mercato rivolto solo ai giovani e privo di veri “colpi” rivitalizzanti. Per quanto questo sia una valutazione se vogliamo più di carattere soggettivo. Quattro squadre comunque appaiono attrezzate per lottare per lo scudo: Inter, Juventus, Milan e Napoli (in ordine alfabetico). La Roma e una outsider (il Como?) potrebbero inserirsi. Con un paio di colpi di alto profilo saremmo stati probabilmente i favoriti, mentre così, se abbiamo sicuramente rafforzato le seconde linee in attacco, per il resto dobbiamo dire che il mercato ha portato solo giovani forse futuribili. Dunque lo scudetto resta l’obiettivo massimo, mentre sotto il quarto posto sarebbe una tragedia sportiva. Contro i giallorossi positiva la prova di tutto il pacchetto difensivo (Sommer e i tre centrali), a centrocampo spiccano le prestazioni di Barella e di Mkhitaryan, mentre davanti Bonny, autore del goal decisivo, ha offerto una prestazione di tanta corsa, sacrificio e pericolosità continua. Meglio di così, Chivu e la squadra nelle ultime partite non potevano fare. Segue il report sulla gara della Primavera. L’Under 20 di Benito Carbone vince contro i pari età del Napoli. Risultato finale: tre a zero. A segno Iddrissou, Zouin e Pinotti. Da segnalare, tra gli altri, un’ottima prestazione di Marello, insuperabile in difesa, “bastoniano” nella corsa de nell’appoggio e “dimarchiano” nei cross.
La convalescenza sembra terminata, ma occhio alle ricadute: Cagliari – Inter 0-2
L’azione andrebbe rivista al ralenty, ma il palo di Folorunsho, giocatore alto un metro e novanta e peraltro autore di una buona prestazione, è un’occasione che non andava concessa agli avversari. Questa è stata tuttavia l’unica effettiva azione da goal che abbiamo concesso ai rossoblù nel corso di una partita in cui tutti i dati sono a nostro favore e confermano la nostra superiorità, se non il nostro dominio. Detto che esiste pure l’avversario, va riconosciuto che contro il Cagliari non siamo stati “rimontati” (cosa che si è purtroppo verificata nel corso di questa stagione) ma abbiamo – anzi – raddoppiato. Se guardiamo ai dati positivi, la qualità del nostro gioco e la produzione offensiva, dopo la sconfitta contro la Juventus (ma ancora di più se facciamo il raffronto con la gara contro l’Udinese) sono andate sempre migliorando. Abbiamo vinto tre partite, di cui due in trasferta, tra campionato e Champions League, e in due partite su tre non abbiamo subito reti. Non ci sono dubbi che la prolificità in rapporto alle occasioni create e la necessità di rendere più impermeabile la difesa sono sicuramente i punti da continuare a migliorare. Anche se contro il Cagliari, che è una buona squadra e in un momento positivo, non abbiamo concesso, come detto, nessun tiro nella luce della porta. C’è stata uan differenza nella prestazione tra un tempo (il primo tempo ha sicuramente soddisfatto pienamente sia i risultatisti che gli esteti) e l'altro c'è stata e sino al raddoppio di Pio, nel finale, siamo stati tutti in grande tensione: nella ripresa non siamo più riusciti a pressare alti e anzi qualche volta siamo andati in difficoltà per il loro pressing, dal quale faticavamo ad uscire più del lecito, per qualche errore individuale di troppo. Considerazioni finali? Dobbiamo imparare a essere più cinici sotto porta avversaria, sempre concentrati, più pratici e magari qualche volta meno supponenti in fase di contrasto e ripartenza (abbiamo visto, tra l'altro almeno 4-5 colpi di tacco o giocate pretenziose: sempre meglio essere pratici e andare sul sicuro). In compenso è confortante la disponibilità degli attaccanti ad aiutare, anche arretrando in fase di non possesso, perché la compattezza e la densità consentono di limitare al minimo le opportunità altrui. Infatti lo spirito di sacrificio nell'interesse generale è sintomo di un gruppo sano e determinato a perseguire obiettivi che ritiene possibili. In classifica accorciamo sulle prime, che però ora sono più numerose.
Dopo il brodino, un po’ di pastina: Inter – Sassuolo 2-1
L'Inter è la squadra che genera sempre eccessi, esasperazioni. Trovare un atteggiamento equilibrato, fondato sulle cifre (o meglio, sulle serie di cifre) è quasi impossibile. Certo queste costituiscono uno strumento di analisi che dobbiamo per forza considerare, a partire dal dato della classifica (siamo solo decimi e abbiamo giocato tre partite su quattro in casa, contro squadre sulla carta non irresistibili), anche perché abbiamo già sei punti di distacco dal Napoli capolista. Certo ci sono poi situazioni che pesano e che senza essere delle “giustificazioni”, vanno considerate come tali, tra queste il cambio di allenatore e il fatto che il mister non abbia probabilmente avuto i rinforzi necessari per realizzare la sua idea di gioco. Per venire alla partita contro il Sassuolo, il mister ha scelto il consueto 352, azzeccando le scelte degli uomini da mandare in campo. Quindi giusto confermare Sommer ad Amsterdam, ma dare spazio a Pepo Martinez in campionato; normali gli avvicendamenti di quelli che avevano giocato di più; giusto non rischiare Lauti dopo la bella prova di Pio in Olanda; molto bene l’alternanza dei due centrali. Infatti in Olanda de Vrij ha giocato una delle sue migliori partite e Acerbi, contro il Sassuolo, non ha concesso nulla a Pinamonti. Sul piano tattico e della filosofia di gioco del mister, la sua idea sembra essere questa: no a tanti fronzoli e giri palla, che poi va a finire che la perdi e becchi la ripartenza. Quindi la variazione principale che vuole apportare, consiste nell’accelerare le verticalizzazioni: la palla deve raggiungere subito le punte e questo permette alla squadra di alzarsi e di aggredire alta, riconquistando spesso il possesso già nella metà campo avversaria. Chiaramente questa, come tutte le soluzioni, ha dei vantaggi e dei punti deboli… Il problema principale, per venire in particolare al dato dei goal subiti, appare essere quello di registrare i comportamenti, ovvero limare le “sbavature” per trovare l’equilibrio necessario nelle due fasi. Cosa che andrà fatta con il tempo e con la consapevolezza che bisognerà trovare delle soluzioni nelle caratteristiche degli uomini a disposizione.
Abbiamo preso un brodino o un antipasto? Ajax – Inter 0-2
La prima di Champions è stata un brodino o un antipasto? Ce lo diranno ovviamente le prossime partite. Sicuramente con la vittoria in casa dell’Ajax, nella prima gara di Champions, affrontata con parecchio timore dopo le due sconfitte contro Udinese e Juventus, non fa svanire tutto di colpo le preoccupazioni, ma è comunque il segno di una reazione. Si tratta di una risposta incoraggiante per un’Inter tuttavia convalescente e che deve stare attenta alle ricadute. Contro l’Ajax, Chivu non ha sbagliato nulla (per la verità non ha commesso particolari errori neppure contro la Juventus). A partire da alcune scelte individuali. Sommer secondo alcuni non avrebbe dovuto giocare, ma poi con una parata decisiva in particolare, ha indirizzato il match sul giusto binario; de Vrij, che ha giocato al posto di Acerbi, è stato forse il migliore in campo. Sicuramente la partita non è stata tatticamente “difficile”, sotto certi aspetti: i lancieri hanno giocato “aperti”, accettando gli scontri in campo aperto e noi non siamo stati inferiori tecnicamente, contro una squadra che per tradizione sforna giocatori che danno del tu al pallone, e superiori in alcuni elementi sul piano e della corsa. Dominante la prestazione di Marcus Thuram, incontenibile: due goal e un rigore guadagnato, ma negato ingiustamente, parlano da soli. Elargisce una grande sensazione di strapotenza. Esordio in Champions League positivo per Pio Esposito: lotta, difende la palla con personalità e fa salire la squadra.
Adesso si fa dura: Inter – Bologna 2-2
Sgombriamo subito il campo dal discorso arbitraggio. Pairetto ha infierito contro l'Inter scientemente e ha determinato, con una direzione provocatoria, il risultato finale. Tutto questo è vero e fa arrabbiare… Ma un'Inter normale avrebbe vinto largamente anche contro i dodici avversari. Non è colpa di Pairetto se i nostri sono apparsi sin dall'inizio poco brillanti e nel secondo tempo sono calati vistosamente. Abbiamo sbagliato qualche facile occasione, ma abbiamo pur sempre segnato due reti: non è lì il problema, a mio avviso. Il problema è aver preso due gol in casa, da una squadra buona ma non eccezionale. Due gol presi nello stesso modo, con la difesa che si schiaccia, centrocampisti e attaccanti che tardano a chiudere, avversari lasciati liberi di concludere da fuori (già c'era stato l'avvertimento di una grande parata di Sommer, sempre su tiro da fuori prima dei gol). Nei (pochi) risultati insoddisfacenti dell'Inter in questa stagione c'è sempre questa costante: squadra che non ha più energie per attuare il pressing alto, che si appiattisce sulla linea di difensori, lasciando troppa libertà di conclusione da fuori per i centrocampisti avversari. Una tendenza negativa accentuata qui dall'assenza di due giocatori mostruosi nel vedere in anticipo il gioco e quindi nel posizionarsi tempestivamente davanti alla difesa come Calhanoglu e Mkhitaryan. La squadra non è apparsa in difficoltà tanto sul piano fisico, come dimostrano anche i dati, quanto invece affaticata mentalmente. Minor concentrazione, movimenti ritardati, riflessi più lenti del solito. Ormai la partita è alle spalle: adesso la questione preoccupante è come affronteremo domenica l'Empoli e poi la serie di partite che si susseguiranno ogni 2-3 giorni. Se vedremo la stessa Inter, quali che siano gli uomini schierati, le prospettive rischiano seriamente di non essere all'altezza delle nostre attese e ancor più di coloro che non hanno sborsato i soldi per i rinforzi indispensabili.
Un finale di stagione appassionante (dalla prima squadra ai giovani)
Non ci sono dubbi: è un finale di stagione appassionante. Non solo per la prima squadra, ma pure per i giovani (e nel post ci sono considerazioni sul settore giovanile che sono molto positive e ci dicono che il materiale su cui lavorare non manca, anzi). Dal 19 aprile al 24 maggio l'Inter ha giocato dieci partite tra coppe e campionato. Una ogni 3,5 giorni. Ne ha vinte otto, pareggiata una (3-3 con il Benfica), ne ha persa una (a Napoli). In questo ciclo di parte abbiamo disputato: quarto, semifinale e finale di Coppa Italia e due semifinali di Champions League. Abbiamo affrontato (tra le altre): Benfica, Juventus, Lazio, Roma, Milan, Napoli. Una catena di partite e di risultati che dobbiamo considerare positivamente e che devono essere oggetto di riflessioni e di valutazioni, tanto quanto lo deve essere l'altra catena, più diluita nel tempo, che si riferisce alle sconfitte in campionato: ad oggi ben 12 su 36 partite, una ogni tre esattamente. È questo il punto di partenza di questo post che guarda prima di tutto - non potrebbe essere altrimenti - alle prossime tre partite, ma che non può anche non guardare al futuro e qui, oltre che rimandare alla lettura del post, sottolineo due frasi di Luciano che penso condividano tutti i tifosi nerazzurri, cioè: 1. "Di queste tre partite, quella che ovviamente vincerei con più gioia è la finale di Champions League"; 2. "Quella che non vorrei perdere, assolutamente, è la prossima, contro l'Atalanta". Ci aspettano 15 giorni di fuoco insomma, che sono tanto decisivi per la stagione quanto per il futuro prossimo. Ogni valutazione espressa, sicuramente rilevante e che va fatta nella costruzione della rosa della prossima stagione (dove non si potrà "sbagliare" l'innesto necessario di 3-4 componenti), viene dopo il problema fondamentale: trovare le energie fisiche e dare il massimo perché nelle tre partite che restano "chi non dà tutto non dà niente". Forza Inter!









