Per la prima volta in questa annata calcistica sono scese in campo tutte le squadre del nostro settore giovanile. Si sono giocate sei partite, tutte a Milano o nelle vicinanze, in cui le nostre squadre hanno raccolto risultati che non sono stati del tutto positivi. Si è trattato infatti, di un weekend tendente al “grigio”. Il bilancio insolitamente negativo nel complesso (tre sconfitte, due sole vittorie, un pareggio) appare dettato da una ragione principale: la scelta di formare l’Under 23, che paghiamo come hanno fatto a suo tempo Juventus, Atalanta e Milan. Del resto se l’Under 23 “svuota” l’Under 20, “catturando” i giocatori migliori o comunque più pronti, lo stesso fanno a catena poi tutte le squadre – a partire dalla stessa Primavera – con quelle delle altre categorie. L’unica vera sorpresa, pertanto, per venire ai risultati, sta nella sconfitta interna dei 2010 Campioni d’Italia uscenti, contro il Como. Nel post il report dettagliato di quattro partite. In primo luogo la partita dell’Under 20, che con in campo solo tre classe 2006 (gli altri tutti classe 2007 o 2008), pareggia zero a zero contro il Parma, che schiera tanti giocatori stranieri, tra campo e panchina, presi probabilmente spendendo meno rispetto a giovani italiani di pari valore. La sensazione ad ogni modo, in vista della gara di Youth League, è che se non scenderanno in campo alcuni degli Under 23, la gara non finirà bene. La seconda partita è quella degli Under 16, che, come detto, perdono in casa contro i pari età del Como. Una sconfitta inaspettata, dovuta principalmente a due fattori: non c'era in campo nessun nuovo acquisto e soprattutto negli ultimi mesi la crescita “muscolare” dei lariani è sembrata nettamente più importante rispetto ai nostri e ha colmato il gap tecnico che in precedenza ci aveva permesso di imporci. Il Como si può del resto considerare come la nuova Atalanta, per quello che riguarda le categorie minori. Anche la sfida che ha visto opposti gli Under 15 di Solivellas contro i lariani, è stata una bella partita e una partita vera, che però i nostri hanno condotto in porto, restando sempre in controllo. Finisce due a uno, a segno per i nostri: Giovannoni e Rigamonti. Larga vittoria infine per l’Under 18: quattro a zero contro il Napoli. Una partita molto interessante, perché c’erano in campo diversi nuovi. Le aspettative non sono state tradite, tanto per la prestazione dei nuovi acquisti – oltre che della squadra nel complesso – che evidentemente per il risultato. Gara inizialmente equilibrata, è stata sbloccata con un goal di La Torre, il “Calhanoglu dei 2008”, poi a segno Franchi, Carrara e Fofana. Tra i nuovi molto bene il centrale polacco Mackievitz e l’esterno Konteh (ex Valencia).
Tag: milano
La fine di un ciclo
Che si sia trattato di un ciclo (o se preferite di un mini ciclo) per una società e una squadra come l'Inter non c'è il minimo dubbio. Si tratta di un ciclo di sei anni in cui abbiamo vinto due scudetti, ottenuto tre secondi posti, vinto varie “coppette” e giocato una finale di Europa League e due finali di Champions. Soprattutto abbiamo ottenuto un prestigio internazionale sconosciuto da anni. La superiorità del PSG in finale è stata indiscutibile, ma resta anche la convinzione che la dimensione del risultato sia frutto di una serie di fattori contingenti, che sono espressi e sviluppati nel contenuto del post, e sulla veridicità o meno di questa valutazione dirigenza e proprietà devono basare la loro riflessione nel momento in cui si sceglierà se rattoppare (in modo consistente e adeguato) o costruire ex novo. Bisogna stare attenti a buttar via il bambino (fuor di metafora: il tipo di gioco) insieme all’acqua sporca: i giocatori da sostituire e una ridefinizione di obiettivi e carichi di lavoro, in relazione alle forze di cui si dispone. Cambiare tutto per la suggestione di un match finito molto male è un rischio enorme. A parte questa partita, abbiamo davvero sfigurato tra le grandi europee? Al punto da dover ricominciare tutto da capo? Allo stesso modo ci dobbiamo porre delle domande sulla composizione della rosa. All’indomani di una delusione clamorosa (campionato e coppa finiti in questo modo): siamo sicuri che con giovani speranze poco costose, al posto di Acerbi, Darmian, Mkhitaryan, Arnautovic, avremmo fatto una stagione così? Naturalmente non ci sono contro prove: l'unica certezza è che quando abbiamo cercato di rafforzarci spendendo pochi euro sono venuti Palacios, Pepo Martinez e in prestito una riserva della Roma. Servono giocatori veri e forti per sostituire chi ci lascerà per raggiunti limiti di età e magari occorre provare a “trovare” qualche giovane che possa essere all’altezza subito, ma soprattutto anche elementi che posano sostenere la messa in campo di alternative tattiche di modulo e di caratteristiche di gioco. Un progetto che, se ci sono le condizioni sopra descritte, deve e può continuare con Simone Inzaghi in panchina. Consapevoli che anche questo è un rischio. Del resto finché tutto andava bene, il gruppo lo seguiva compatto ed entusiasta, ma dopo Monaco già si sono avvertiti i primi “scricchiolii”. Inoltre la brutta sconfitta in finale rischia di avere fatto crollare in verticale il nostro “appeal” internazionale. La partita del PSG è stata perfetta, Luis Enrique è un grandissimo allenatore e non è una novità, ma probabilmente si poteva – con meno ambizione immotivata – affrontare il match diversamente facendo scelte diverse prima della partita e soprattutto dopo il 2-0.
Quale Inter verso il terzo decennio?
Quale Inter verso il terzo decennio (del secolo)? Luciano è molto netto nella sua analisi. Siamo davanti a una fase storica per quello che riguarda il futuro prossimo del mondo del calcio. Nei prossimi mesi e anni si deciderà il futuro a lungo termine della nostra Inter: o faremo il salto di qualità per sederci definitivamente nel ristretto e sempre più esclusivo club dell’aristocrazia mondiale, o saremo relegati, forse per sempre, a un ruolo secondario, di buona squadra a livello del provincialismo nazionale, ma esclusa dai giochi che contano su scala più ampia. Una battaglia che si disputa su più piani e su cui si fa il punto in questo editoriale.


