Dopo la vittoria sofferta contro l’Hellas, vinciamo, giocando molto male, contro il Kairat nell’ultimo turno di Champions. La vittoria per due a uno contro la squadra di Almaty, Kazakistan, è quindi il secondo “indizio consecutivo”, una seconda vittoria sofferta contro una squadra di “seconda fascia” che fa pensare a questo punto, più che a una giornata storta, alla flessione di una squadra che non sembra ancora aver trovato un equilibrio stabile e soddisfacente. Certo, Chivu ha fatto turn over, per quello che riguarda le scelte dei giocatori mandati in campo, contro il Kairat, ma questo non significa che questa squadra non dovesse vincere meglio e soprattutto, giocare molto meglio. Gli errori tecnici, nel senso più generale di gestione del pallone, sono stati tantissimi, più numerosi che in tutte le altre partite di questa stagione. Stop sbagliati, passaggi errati tecnicamente e concettualmente e lo stesso vale per le conclusioni in porta. Nel dopo partita gli esperti discutevano di possibile sottovalutazione dell'impegno e conseguente mancata concentrazione. Sarebbe gravissimo se dei professionisti, che conoscono l'importanza e le insidie di questa competizione, avessero compiuto consapevolmente questo errore… Potrebbe anche darsi, ma che si tratti di limiti “casuali”, diciamo “contingenti”, o se ci sia un problema più radicale, è da capire, e in tal senso già il prossimo match contro la Lazio sarà importante. Ci sono infatti delle costanti. In primo luogo, per l’ennesima volta in questo campionato, abbiamo preso goal, abbiamo preso goal in rimonta e contro una squadra non irresistibile (anche se, oltre un giocatore ottimo come il giovane Satbaev, il Kairat aveva altri elementi di valore in campo). Inoltre, per quello che riguarda i giocatori scesi in campo, ancora una volta abbiamo riscontrato che nella rosa non c’è un giocatore in grado di sostituire Calhanoglu in maniera accettabile. Barella non ha le sue capacità di regia e se inoltre gioca lì, viene a mancare la sua spinta da mezzala. Di Frattesi e Diouf non se ne parla. Sucic ad oggi ha dei limiti che sono dettati da un fisico ancora da formarsi e dalla giovane età. Zielinski sta facendo discretamente, ma non ha la rapidità indispensabile per le chiusure. Insomma la squadra ha delle qualità, ma anche dei limiti che sembra emergano sempre più chiaramente. Migliori in campo: Carlos, che ha il merito di realizzare la rete del 2-1 con un tiro violento e preciso; Chalanoglu, il cui ingresso in campo dà maggiore sicurezza alla squadra e aumenta la pericolosità offensiva; Dimarco, tanta spinta e sempre con grande qualità (ma bene anche in fase difensiva); Lautaro, autore del goal del vantaggio e come sempre animato da un certo spirito “taurino”; Bonny, che in un tempo dimostra di potere stare ampiamente in questa squadra e a questi livelli.
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Meglio a Verona che con l’Udinese: Hellas Verona – Inter 1-2
Era una partita fondamentale. In prospettiva scudetto, contro l’Hellas, al Bentegodi, non si potevano perdere punti. Era una giornata da sfruttare e bisognava vincere assolutamente perché sulla carta si trattava di una partita meno impegnativa rispetto alle prossime che mancano fino alla prossima pausa per gli impegni delle nazionali. Il mister decide, in ossequio al principio di rotazione, di far riposare i due centrali che si alternano solitamente come titolari, oltre Barella, Dimarco e Dumfries. Poteva starci una rotazione, il Verona nonostante abbia fatto ottime scelte sul mercato, era comunque terzultimo, ma la gara contro l’Hellas si è rivelata più difficile di quanto almeno noi da fuori avremmo potuto prevedere. Tecnicamente e tatticamente gli scaligeri hanno ricordato l’Udinese: difensori fisicamente molto importanti, centrocampo di corsa e sacrificio, con qualche lampo ogni tanto, punte veloci e insidiose negli spazi. La dinamica della partita, che nel post raccontiamo come divisa in quattro parti, rivela che anche se giochiamo quasi sempre bene, a volte molto bene, restano alcune costanti che non possono essere casuali: a) La difficoltà nel penetrare le difese chiuse; b) La difficoltà che incontriamo quando pensiamo di potere abbassare i ritmi e gestire la partita; c) Le difficoltà che incontriamo contro punte veloci, soprattutto quanto esterni e centrocampisti non riescono a rientrare in tempo e a raddoppiare. Volendo però ricondurre tutte le difficoltà a una sola: non siamo in grado di gestire una partita abbassando i ritmi: la mancanza di aggressività si trasforma in passività. Così diventiamo fragili, sia sulle ripartenze in contropiede, quando non riusciamo a ricompattarci e a proteggere i difensori, sia quando ci attaccano a pieno organico perché senza aggressione gli avversari trovano il tempo e lo spazio per scegliere la giocata migliore. Bisognerà trovare subito i necessari accorgimenti per rimediare alle problematiche qui riassunte. In caso contrario la stagione difficilmente avrà quegli esiti che tutti noi speriamo.
Una questione di equilibrio: Sassuolo – Inter 1-2
Se esaminiamo in particolare le ultime tre partite, vi troviamo una costante che non può che farci preoccupare. Per almeno un tempo su due subiamo l'egemonia degli avversari, anche quando questi non sono di un livello importante. Nell'altro tempo ci riprendiamo e (tranne con Atalanta e Shakhtar che sono un po' più forti) arriviamo a vincerla. Il gap tra il periodo peggiore della gara e quello in cui riusciamo a esprimersi meglio è troppo netto: la velocità del gioco, i ritmi elevati e la frequenza di impegni ravvicinati, sono alla base di un’inevitabile differenza fra due livelli di una stessa prestazione, sia nel caso che una squadra inizi forte e poi rallenti, sia nella situazione opposta. Questa Inter è ancora alla ricerca di un equilibrio, quindi di una perfetta organizzazione di gioco ovvro il modo più efficace di stare in campo in rapporto ai tuoi mezzi tecnici e atletici. Il lavoro che Simone Inzaghi ha davanti a sé è ancora tanto e difficile, perché il materiale umano a sua disposizione ha dei limiti ed alcuni sono evidenti. Tanti gli errori individuali in una partita dove sono stati decisivi i quattro cambi operati dall'allenatore: un ispiratissimo Dzeko; la furia di Vidal che ha rivitalizzato il centrocampo; il grande impatto sulla gara di Darmian; la voglia di vincere di Dimarco. Bene il risultato finale, quindi, ma quadratura ancora da trovare.


