“Tu chiamale se vuoi, emozioni…”: Inter – Bayern 2-2

Come previsto il Bayern, che doveva rimontare, ha cominciato subito con una pressione altissima, favorita dalla maggio fisicità che consentiva loro di catturare quasi sempre le palle in uscita. Il primo tempo si è chiuso sullo zero a zero, poi nella ripresa, quando il match sembrava in controllo, ha segnato il Bayern. La nostra reazione è stata però a dir poco importante. Prima, interno all’ora di gioco, il goal di Lautaro: calcio d’angolo e doppia conclusione. La prima di testa, viene respinta, ma lui è il più lesto a riprendere palla e infila Urbig. Poi, dopo un’occasione mancata da Darmian (recupero di Dier), su corner capolavoro di Calhanoglu, che calcia a rientrare verso il centro area, Pavard stacca di testa su Kim e insacca di prepotenza. Due a uno. Siamo stanchi e i nostri cambi sono quasi solo “peggiorativi”, soprattutto davanti, mentre il Bayern ha enormi possibilità di attingere a giocatori freschi dello stello livello di quelli schierati titolari. Sembriamo avere il controllo assoluto, poi subiamo il goal di Dier e il prosieguo della partita è stato sofferto… Ma la partita finisce due a due e noi per la seconda volta in tre anni siamo tra le prime quattro d’Europa. Vale la pena sottolineare che nell’altra occasione non ci siamo arrivati solo per un rigore sbagliato. Per quanto riguarda le prove individuali, voto sette a Sommer, Acerbi, Bastoni, Darmian, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Thuram… Impossibile trovare insufficienze. Pavard è la dimostrazione vivente del fatto che nelle grandi partite, oltre ovviamente alle qualità, serve l’esperienza e l’abitudine a giocare questi match. Lautaro Martinez è un campione. Mostra tutte le sue qualità: tecnica, intelligenza tattica, agonismo, forza, capacità di leadership, sacrificio per la squadra, fiuto del gol… Impossibile chiedere di più a un solo giocatore. Riconoscenza eterna va a Simone Inzaghi per tutto quello che ha fatto e che ha sopportato (qui si fa riferimento ovviamente agli ambienti esterni al mondo nerazzurro…).

Monaco val bene… Parma: Bayern Monaco – Inter 1-2

Se Parigi val bene una messa, una vittoria a Monaco val bene un pari a Parma. A Monaco di Baviera abbiamo vissuto una serata esaltante: rientriamo nel gruppo ristretto dei top team europei e con i ricambi giusti, siederemo ancora, di diritto, al tavolo dell’aristocrazia calcistica. E un'altra cosa è certa: con la sua capacità di compattare il gruppo, con la sua intelligenza calcistica, quasi con il suo saper essere visionario, con la sua identificazione nel progetto Inter, mister Inzaghi si è guadagnato il diritto di disporre di una rosa adeguata, per numero e qualità dei componenti, a lottare alla pari sempre contro tutti e su tutti i fronti. Lui il suo l'ha fatto. Adesso tocca alla proprietà. Contro un Bayern fortissimo l’Inter ha sfruttato al meglio le sue qualità: chiudere gli spazi soprattutto stando alta, finché ci riesce, uscire dal basso prendendo rischi ma sfruttando le doti di palleggio e l'intelligenza dei centrocampisti, di Bastoni e di Lauti (ieri non a caso decisivo in entrambe le reti), sfruttare la progressione di Thuram e di Dumfries, quando c'è, e gli inserimenti a sorpresa di Frattesi. Il ritorno sarà un'altra prova terribile che potremo superare se ancora una volta tutti riusciranno a dare il 100%, se non sbaglieremo nulla tatticamente e se saremo anche assistiti da quel po' di fortuna che è necessario quando affronti per superarla una rivale che obiettivamente ha qualcosa in più rispetto a te. Dal punto di vista tattico sarà una partita ancora più complicata, ne verremo a capo solo se non sbaglieremo nulla, ma proprio nulla.

L’ottobello: Inter – Feyenoord 2-1

Se alla fine non vincessimo nulla, negli albi d'oro delle tre competizioni che ci vedono tuttora in lizza leggeremmo solo altri nomi: ma nel cuore di chi ha seguito giornalmente i ragazzi in questa meravigliosa cavalcata resteranno impresse le immagini di un gruppo (in senso allargato) clamoroso per qualità e dedizione alla causa. Abbiamo passato il turno vincendo all'andata e al ritorno contro una squadra che aveva eliminato il Milan, affrontandola nel pieno di una carenza di giocatori, logorati dall'aver sostenuto oltre 40 “battaglie”, senza contare quelle con le nazionali rispettive, in pochi mesi. Oltre al campionato, prossimamente ci aspettano due semifinali con il Milan (che può prepararle allenandosi in campionato, tanto è fuori da tutto) e due quarti europei contro il Bayern. Noi ci saremo, ovunque, e daremo fastidio a tutti, quanto meno. Non ci sono parole in particolare per celebrare la bravura di Simone Inzaghi, il mister è capace di guidare la squadra al meglio fra mille difficoltà e inconvenienti. Tra i migliori in campo: Bisseck, Dumfries, Calhanoglu, poi soprattutto Mkhitaryan e Marcus Thuram, premiato come miglior giocatore da… Spike Lee. Qualche minuto in campo anche per i giovani Berenbruch e Cocchi. Interessanti dati statistici che riguardano i punteggi “meritati” dai giocatori sulla base solo di dati misurabili e i dati sull’insieme delle azioni difensive e delle azioni d’attacco. Pure curiosità, presi singolarmente, ma dati che nell’insieme, oltre alle impressioni visive, ci consegnano la speranza di un'Inter che, anche grazie al rientro di qualche titolare, può affrontare la fase decisiva e più dura della stagione con la possibilità (non la certezza) di continuare a ben figurare.

Due cose da salvare, il risultato e gli ultimi 20 minuti: Real Sociedad – Inter 1-1

Un'Inter troppo brutta per essere vera è costretta al pareggio (uno a uno il risultato finale) in casa della Real Sociedad nella prima sfida d'esordio nella nuova edizione della Champions League. Si salvano solo due cose: il risultato, positivo per come è andata la partita, e gli ultimi venti minuti di gioco. Il mister ci ha creduto fino all'ultimo, le ha provate tutte e alla fine con i cambi di giocatori, ma anche di modulo, ha raddrizzato la partita. Sicuramente la cattiva prestazione è stata dovuta ai cambi (sembra assodato che al momento Asllani non vale Brozovic, Arnautovic non vale Dzeko e Sanchez vale... Correa, cioè non molto), ma tra i peggiori troviamo anche giocatori che sono tra i pilastri della squadra, come Bastoni e Barella, quindi è lecito dubitare che la formazione di partenza non sia stata l'unico fattore determinante. Vale la pena considerare dunque che: 1. Ritmo e qualità sono determinanti e per potere garantire lo stesso livello sempre bisogna essere attrezzati atleticamente, sia dal punto di vista della scelta degli uomini sul mercato, sia dal punto di vista della preparazione da forzare; 2. In ogni caso questa è la prima volta che per un'ora abbiamo subito una lezione così dura. Niente catastrofismi e speriamo in un immediato ritorno al top, in campionato (immaginate le ripercussioni se non vincessimo a Empoli, cosa per nulla facile, dopo che la Roma di Mou, Lukaku e Dybala ha sotterrato i toscani sotto una valanga di sette reti...) e soprattutto in Coppa, dove il pareggio è stato prezioso, visto l'andamento della gara, ma la situazione è più che mai ricca di incognite e pericoli.

Qualcosa di meraviglioso: Inter – Milan 1-0 (3-0)

Nel doppio confronto la nostra superiorità è apparsa netta. Il tre a zero complessivo chiude la porta ad ogni discussione: non sempre nel calcio i numeri esprimono tutta la verità (intendo in una singola partita) ma questa volta la differenza l'hanno fatta i nostri attaccanti che hanno sfruttato le occasioni costruite. La storia non si fa con i se e con i ma, ma è vero che le due grandi occasioni sbagliate dai rossoneri nel primo tempo avrebbero potuto quanto meno mettere a ben altro rischio le nostre coronarie. D'altra parte in una semifinale di CL è quasi impossibile non concedere un paio di occasioni nel corso degli oltre 180 minuti di gioco. Resta il fatto che noi siamo a Istanbul, il Milan resta a casa e che nei quattro derby del 2023 loro non sono riusciti a segnarci neppure un gol e li hanno persi tutti. Sebbene loro abbiano vinto per due punti lo scorso campionato, resta confermato che al momento abbiamo ancora un buon vantaggio di qualità complessiva. In termini di prospettive, nella situazione data abbiamo ottenuto il massimo (con un grande interrogativo non tanto su Istanbul, quanto sull'accesso alla CL ancora in discussione, con un calendario tremendo) e quindi la politica societaria di cercare di restare competitivi (coniugando il dogma della competitività con quello del contenimento dei costi, sarà molto probabilmente così anche nel prossimo futuro) è stata azzeccata, ma adesso bisognerà coniugare la esigenza di restare competitivi con quella del ringiovanimento e di una riduzione dei costi(anche se, potendo, sarebbe meglio ottenere un incremento delle entrate). Pertanto, prima del racconto della partita, si dedica ampio spazio a come - in un percorso che possiamo dire sia cominciato con l'arrivo di Beppe Marotta all'Inter nel dicembre del 2018 - siamo arrivati a questo punto e con quali criteri e sistemi di valutazione è stata costruita questa squadra, facendo pure un raffronto con le altre due squadre protagoniste di questa stagione calcistica in Italia, cioè Napoli e Milan, e individuando i problemi (ce ne sono in tutti i reparti) che bisognerà cercare di risolvere nella prossima sessione di mercato. Fermo restando che c'è una stagione da finire e che tutti gli impegni che abbiamo davanti sono certamente anche entusiasmanti (come definire altrimenti una finale di Champions e abbiamo ovviamente anche una finale di Coppa Italia da giocare) ma soprattutto ad elevato quoziente di difficoltà.

Segnali moderatamente positivi: Viktoria Plzen – Inter 0-2

La vittoria in Repubblica Ceca contro il Viktoria Plzen costituisce indubbiamente un passo in avanti sul piano della prestazione e un segnale positivo - da prendere comunque con cautela - rispetto alle ultime uscite e in vista di una trasferta molto difficile come quella di Udine di domenica prossima, quando affronteremo quella che è probabilmente la squadra più in forma del momento nel nostro campionato. Contro i cechi abbiamo potuto manovrare partendo da dietro in tutta tranquillità, la squadra saliva compatta accompagnando l'azione e si trovava così pronta a impedire sul nascere ogni loro tentativo di ripartenza. Proprio su una ripartenza abbiamo noi segnato uno dei due goal, mentre l'altro è stato il frutto di un'azione corale ben congegnata. Sotto questo aspetto dobbiamo comunque sottolineare la maggiore difficoltà rispetto alla scorsa stagione, nel trovare la via del goal, anche se è auspicabile che il rientro di Lautaro e soprattutto di Lukaku (magari con una migliore condizione atletica rispetto alle prime uscite) la situazione possa poi migliorare. La perdita di Sanchez (con tutti i suoi limiti) che era praticamente l'unica attaccante che sapeva dribblare e inventare (sarebbe servito un Dybala a costo zero...) e dell'unico giocatore capace di saltare l'uomo in progressione - se non in dribbling - cioè Perisic, sono sicuramente un fattore da questo punto di vista. La trasferta di Udine sarà molto difficile e i progressi visti nella prestazione di Plzen non basteranno. Loro saranno riposati e noi (nonostante il turn over) dovremo scontare la fatica infrasettimanale, servirà un nuovo importante miglioramento.

Inter: i giorni che possono cambiare la storia

Ritorna il blog con un nuovo post di Luciano Da Vite. I prossimi mesi saranno giornate decisive per il futuro della nostra Inter e si impongono riflessioni che riguardano il futuro prossimo e quello a medio termine della nostra squadra, dal punto di vista societario ma anche delle prospettive tecniche (risultati possibili, organico da migliorare). Sono fattori in qualche modo decisivi su entrambi i piani, che per altro risultano indissolubilmente collegati. Società, campionato, prospettive: esaminiamo le questioni separatamente, pur tenendo presente la loro interconnessione.