Ciò che è accaduto ed è risultato determinante in queste partite è così palesemente contrario ai regolamenti e all'etica sportiva, che non ha bisogno di ulteriori commenti. Da Di Lorenzo, all'arbitro, all'assistente, a chi stava al VAR, tutti si sono resi protagonisti di una sceneggiata che non può avere la minima giustificazione. Stabilito che quel che è successo ha inciso sull'andamento del match e che quindi dal punto di vista del risultato lo stesso appare fortemente viziato da situazioni extra calcistiche che lo hanno indirizzato, c'è però da esaminare che indicazioni la partita ha dato sulla nostra squadra, sui suoi pregi e sui suoi limiti. Accantoniamo il fatto – fondamentale – che senza quel rigore, demenziale per come è venuto, avremmo visto un altro match. Dove dobbiamo migliorare per raddrizzare o capovolgere la situazione? Abbiamo una squadra forte, comunque vada a finire, ma non perfetta e ci sono situazioni su cui lavorare. Anche contro il Napoli, che ha vinto lo scudo e che si è rafforzato, non è stato tutto da buttare. Il nostro gruppo è composto da ragazzi che hanno una tecnica individuale di valore assoluto: se giocano compatti, sanno raddoppiare, chiudere le linee di passaggio, pulire palloni con un palleggio elegante sullo stretto e verticalizzare. Fino al gol erano stati superiori in tutto tranne nella capacità realizzativa: con diverse occasioni anche clamorose, sbagliate o fallite per un soffio. Dopo il gol hanno avuto la forza di reagire, spostare il baricentro in avanti, creare altre occasioni senza concedere nulla. Ma non abbiamo segnato, le forze e la lucidità sono progressivamente calate, ci siamo allungati perché non avevamo più le energie per svolgere tutti il doppio lavoro nei tempi necessari e negli spazi aperti, le ripartenze del Napoli sono state devastanti. Tutto poi è stato peggiorato da errori individuali. La classifica, anche dopo questa sconfitta, resta cortissima, ma se non è questa a impensierire, ci sono lacune che riemergono puntualmente (a Napoli dopo Torino e dopo l’Udinese) e su cui bisognerà lavorare e intervenire al più presto.
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Comunque finisca, abbiamo una grande squadra: Union Saint-Gilloise – Inter 0-4
Abbiamo una grande squadra. Considerando gli ultimi sei anni, da quando, nell’estate del 2019, venne nominato direttore Beppe Marotta, che chiamo alla guida della squadra Antonio Conte, siamo stati una grande squadra, anche quando non abbiamo vinto. E ci sono tutte le speranze legittime per continuare ad esserlo anche quest’anno. Giochiamo quasi sempre molto bene, andiamo in fondo pressoché a tutte le competizioni, anche a quelle internazionali più importanti… Nessuna squadra italiana ci avvicina, ad oggi, come continuità di vittorie e piazzamenti ma anche come qualità del gioco espresso e come incremento di prestigio. Contro il Saint-Gilloise abbiamo disputato una grande partita, contro avversari non eccelsi tecnicamente, ma di buon livello complessivo: avevano preso una sonora scoppola contro il Newcastle, ma erano andati a vincere 3-1 in Olanda col PSV. Noi non siamo entrati in campo con l'atteggiamento giusto e questo non ci ha consentito di mantenere le distanze adeguate tra i reparti, oltre a renderci un po' rilassati nelle marcature, ma i pericoli corsi, davvero notevoli, hanno determinato la correzione, psicologica e tattica. Le distanze tra le linee sono diminuite, la squadra ha alzato il baricentro senza scoprirsi in modo avventuroso, ha cominciato a spostarsi in avanti ma restando compatta e a pressare alta, avversari sicuramente un po' meno brillanti per tecnica. A quel punto la nostra superiorità di palleggio, il movimento degli attaccanti a creare spazi e di conseguenza la possibilità di verticalizzare, ha fatto la differenza. Tra i migliori in campo, Sommer, Bastoni, Dumfries, Calhanoglu, Zieinski, Pio Esposito e soprattutto Lautaro Martinez. Se non si guardano solo i colpi di tacco e i tunnel, è in modo molto credibile candidato al pallone d’oro.
Un pessimismo non scaramantico
Facciamo il punto della situazione durante la pausa per gli impegni delle selezioni nazionali di calcio e all’indomani delle prime due giornate di campionato e della chiusura del calciomercato. Si tratta di una pausa segnata per tutti i tifosi da sensazioni negative e da un certo pessimismo che deriva tanto da considerazioni tecniche quanto psicologiche, derivanti, queste ultime, in primis, da come è terminata la scorsa stagione. Anche durante questa estate, segnata dal cambio di allenatore e dalle dichiarazioni di Lautaro, che rivelano una certa tensione all’interno dello spogliatoio, è mancata una scossa importante, che poteva essere data dal calciomercato. L’undici titolare è rimasto invariato – secondo alcuni questa sarebbe una annotazione positiva – e sono arrivate delle “seconde linee” o meglio delle “alternative”, giovani emergenti, da testare a questo livello. Infine, proprio l’ultimo giorno di calciomercato, c’è stato lo “scambio” Pavard-Akanji, da molti giudicato a priori abbastanza positivamente. Al centro c’è però il discorso tecnico-tattico, che non può prescindere dal nuovo allenatore e dalla sua legittima voglia di applicare le proprie idee. Cristian Chivu ha esplicitato le sue idee e ha cominciato a sperimentarle: maggiore verticalizzazione; predisposizione di un modulo alternativo (3421), che comporta anche maggiore aggressività “alta”, per mantenere la compattezza. Le dichiarazioni recenti secondo cui sarà costretto a mettere in atto le sue idee “con quello che abbiamo”, perché non ci sono altre soluzioni, sono giustificate dal mancato arrivo di un dribblatore davanti, di un centrocampista interditore e di un difensore giovane, ma già pronto e veloce. Di fatto ci troviamo di fronte a un cantiere aperto e per vederne i risultati occorrerà tempo e… tanta speranza. Ma alla ripresa del campionato andremo subito ad affrontare la Juventus e poi ci aspetta una difficile trasferta ad Amsterdam contro l’Ajax. In tutto questo l’ottimismo della volontà (piuttosto “abusato”) è legato soprattutto alla qualità tecnica e caratteriale di parecchi nostri campioni, che non può essersi persa all’improvviso, e alla profonda conoscenza del calcio ad alti livelli del nostro allenatore. Speriamo che questi due elementi possano bastare.
Fantasie di un tifoso in una notte di mezza estate
In questo momento la situazione ottimale, per quello che riguarda il calciomercato e la composizione della rosa per la prossima stagione, prevede l’arrivo di Ademola Lookman dall’Atalanta e di Giovanni Leoni dal Parma. Con la partenza sicura di un centrale difensivo (diciamo Acerbi, per ragioni d’età). Se invece che Leoni arrivasse un centrale magari di minor prospettiva ma di valore sicuro, sarebbe un peccato per il futuro, ma forse nell'immediato non una situazione irrimediabile. Dopo anni di stenti, comunque, il mercato sulla carta sarebbe finalmente positivo, ma la trattativa per prendere Lookman va chiusa, anche perché bisogna dimostrare che si fa sul serio. Non partiamo favoriti. Il Napoli è evidentemente davanti per diverse ragioni (non dovrà partire da zero, ha un sistema di gioco collaudato, Conte è allenatore più vincente del campionato italiano, stanno facendo un calciomercato importante) e anche la Juventus si è rinforzata. Il lavoro di Chivu si presenta tutt’altro che facile. Il primo problema è la compattezza reale, non solo formale, del gruppo. C’è poi il problema di affrontare l’anno zero dal punto di vista delle scelte. Le incognite sono molte: nuovo allenatore, nuovo preparatore, gruppo da cementificare, nuovi moduli tattici, giocatori affermatisi con un certo tipo di gioco a cui si chiederà di esprimersi diversamente. Se al posto di due arrive top dell’ultimo momento (Lookman e Leoni, appunto) arrivassero alternative meno costose e non di prima fascia (se non addirittura nessuno, se fosse vero che “In difesa siamo a posto così”) la situazione si farebbe di sicuro più problematica.
Una squadra che merita solo elogi: Como – Inter 0-2
Quando dopo 38 partite perdi il campionato per un punto c’è sempre un modo di recriminare. Soprattutto se, come è apparso chiaro, la nostra era la squadra più forte. Onore al Napoli, ma onore all'Inter che ha fatto un percorso di vertice fino all'ultimo (a meno di un'ora dalla fine era ancora prima in classifica), ma ci ha aggiunto un cammino in Europa alla quale le italiane da tempo non ci avevano abituati, oltre a una semifinale di Coppa Italia e una semifinale di Supercoppa. L’Inter che in Europa ha fatto dei risultati incredibile contro squadre fortissime, non è stata capace di vincere, in campionato in nessuna delle sei partite contro le tre rivali più accreditate: Napoli, Juventus e Milan. Va poi considerato il dato dei goal subiti in rimonta o nelle fasi finali a dimostrazione del “peso” straordinario che l'essere ai vertici in tutte le competizioni comporta. La squadra non ha pagato l’età media troppo alta e il principale problema che abbiamo da affrontare non è tanto abbassare l’età media quanto sostituire i giocatori che non hanno reso secondo le aspettative, con altri porti. Se poi questo comportasse un abbassamento dell'età media, senza abbassare il livello qualitativo, tanto meglio. Ma se arrivasse un trentenne o persino un trentaduenne integro e molto forte, sarebbe il benvenuto. A tale proposito, le prestazioni di Asllani e Zalewski contro il Como sono state incoraggianti ma la domanda da porsi è questa: bastano per dire che se dovessero in futuro sostituire il titolare in una partita chiave sarebbero sicuramente all'altezza? L’altra cosa importante che ci dice la gara con il Como è che è sul tavolo, realmente, almeno come alternativa, l’opzione di un modulo 3412. Una opzione non nuova, essendo stata sperimentata più volte quando il mister disponeva di Sanchez, solo che il cileno giocava sì tra le linee, ma non aveva più sprint né forza nei contrasti. Sono problemi del futuro ma fatto sta che le ultime partite con Zalewski mezzala dimostrano che si possono trovare nuove soluzioni tattiche. Come sempre l'importante è avere giocatori adatti.
L’ottobello: Inter – Feyenoord 2-1
Se alla fine non vincessimo nulla, negli albi d'oro delle tre competizioni che ci vedono tuttora in lizza leggeremmo solo altri nomi: ma nel cuore di chi ha seguito giornalmente i ragazzi in questa meravigliosa cavalcata resteranno impresse le immagini di un gruppo (in senso allargato) clamoroso per qualità e dedizione alla causa. Abbiamo passato il turno vincendo all'andata e al ritorno contro una squadra che aveva eliminato il Milan, affrontandola nel pieno di una carenza di giocatori, logorati dall'aver sostenuto oltre 40 “battaglie”, senza contare quelle con le nazionali rispettive, in pochi mesi. Oltre al campionato, prossimamente ci aspettano due semifinali con il Milan (che può prepararle allenandosi in campionato, tanto è fuori da tutto) e due quarti europei contro il Bayern. Noi ci saremo, ovunque, e daremo fastidio a tutti, quanto meno. Non ci sono parole in particolare per celebrare la bravura di Simone Inzaghi, il mister è capace di guidare la squadra al meglio fra mille difficoltà e inconvenienti. Tra i migliori in campo: Bisseck, Dumfries, Calhanoglu, poi soprattutto Mkhitaryan e Marcus Thuram, premiato come miglior giocatore da… Spike Lee. Qualche minuto in campo anche per i giovani Berenbruch e Cocchi. Interessanti dati statistici che riguardano i punteggi “meritati” dai giocatori sulla base solo di dati misurabili e i dati sull’insieme delle azioni difensive e delle azioni d’attacco. Pure curiosità, presi singolarmente, ma dati che nell’insieme, oltre alle impressioni visive, ci consegnano la speranza di un'Inter che, anche grazie al rientro di qualche titolare, può affrontare la fase decisiva e più dura della stagione con la possibilità (non la certezza) di continuare a ben figurare.
Una buona Inter, ma non basta: contro il Napoli è solo 1-1
Inter – Napoli è stata una grande partita, giocata benissimo da entrambe le contendenti, che hanno messo cura in entrambe le fasi. Niente a che vedere con Inter – Juventus, in cui abbiamo segnato quattro goal, ne abbiamo sbagliati almeno altrettanti e abbiamo preso quattro goal. Lo spirito di quella gara sembrava quello di una partita tra scapoli e ammogliati in cui si gioca per divertirsi e si va tutti all'attacco. Il calcio è fatto di attacco e di difesa e quando si incontrano due squadre di valore non possono essere concesse reciprocamente 15-20 occasioni da gol. Inter - Napoli è stata una grandissima partita, giocata da entrambe con un'intensità esemplare. Il pareggio contro il Napoli di Conte in definitiva non è un risultato disprezzabile soprattutto se si considera che noi venivamo da una durissima (a livello di intensità e concentrazione) partita infrasettimanale, mentre loro hanno potuto preparare il match per sette giorni. Resta il fatto che queste prime dodici giornate hanno dimostrato che l’Inter non vincerà il campionato, a meno di una svolta importante e oggi difficilmente prevedibile, che dovrà nel caso essere frutto dell’impegno di tutti, società compresa. Ne parliamo ampiamente in questo post dove non si racconta evidentemente solo l’andamento della partita contro il Napoli. Spazio poi alle giovanili che, detto che ancora una volta arrivano segnalo preoccupanti dalle formazioni del pre-agonistico (Under 14 e Under 13), vedono tutte le nostre squadre vincere le partite nel proprio campionato. Sembra particolarmente in salute la Primavera, che ha dominato nella Youth League contro i giovani dell’Arsenal e che in campionato ha battuto in trasferta la Fiorentina (allora capolista) con un netto due a zero.
De rebus interistis
De rebus interistis. Il campionato è fermo, il mercato si è concluso (anche se inizia già la telenovela dei giocatori che "seguiamo", una brutta espressione che nel 99% dei casi significa: "Non prenderemo") e per quanto riguarda le giovanili solo Under 20 e Under 17 (nel post il report della prima gara stagionale) hanno iniziato la stagione. Il post fa il punto della situazione dopo tre giornate dall'inizio del campionato e su delle questioni in particolare come le scelte di Luciano Spalletti per quello che riguarda le convocazioni per le sfide della nazionale, il mondiale per club (in particolare la questione riguardante i giocatori in scadenza di contratto il 30 luglio, visto che si giocherà fino al 15 luglio), la posizione di Correa (non inserito nella lista per la Champions League) e gli ultimi due nuovi arrivati nelle giovanili, Putsen e Kartelo. Il cuore del post tuttavia prende spunto da una riflessione: "L'Inter è ancora la più forte, nettamente, o è stata avvicinata, forse raggiunta?" Per rispondere bisogna fare il punto su quella che è la nostra situazione, dopo la fine del calciomercato ("La società ha rafforzato l'organico, non l'undici titolare") e consapevoli che subito dopo la sosta avremo la trasferta di Monza, la partita col City e il derby, sfide che ci daranno qualche indicazione in più, ma ancora nessuna certezza, perché saranno comunque state giocate solo sei partite sulle settanta auspicabili d è impossibile dire così presto che chi ha fatto bene (o male) in una frazione d'annata lo farà per tutta la stagione. Cosa che ovviamente vale anche per le rivali. Sulle quali, dal Milan al Napoli dall'Atalanta alla Roma, ci si concentra in particolare sulla Juventus di Thiago Motta, allenatore che si è imposto cambiando tre quarti di squadra ("La Juventus si è modernizzata"). Più forte l'Inter o più forte la Juventus? Più forte l'attacco dell'Inter o più forte l'attacco della Juventus? Gli argomenti di discussione non mancano.
Dall’inquietudine a un cauto ottimismo
Nell'ultimo periodo sono successe un sacco di cose. Siamo passati dalla felicità per uno scudetto conquistato stra-dominando e che va trasformandosi adesso in un piacevolissimo ricordo (come è naturale) alla grande inquietudine per il futuro della squadra e adesso a un sentimento di attesa vigile ma fiduciosa. L'avvenimento fondamentale, in questo breve lasso di tempo è stato il definitivo passaggio di proprietà dalla famiglia Zhang al fondo di investimenti americano Oaktree. Oggi conosciamo qualcosa di più della nuova proprietà, delle intenzioni dichiarate e persino di qualche loro atto concreto: hanno espresso parole rassicuranti e dichiarato di non avere intenzione di cedere la società almeno per qualche tempo e poi di volerla risanare finanziarmente continuando nel contempo l'opera di rafforzamento tecnico in corso da anni. Un discorso ambizioso non facile da tramute in comportamenti virtuosi ed efficaci su entrambi i fronti e che lascia alcuni dubbi sulla possibilità di tenere uniti gli obiettivi nel tempo. Certo è che se Oaktree fa investimenti per poi rivendere, lucrando proprio sull'aumento del valore di impresa, dovrà considerare che è necessario che la competitività della squadra resti e anzi aumenti e questa è in un certo senso l'assicurazione che abbiamo noi tifosi: l'obiettivo di restare ai vertici sportivi è imprescindibile anche finanziariamente, perché in una situazione contraria perderemmo i soldi delle coppe internazionali, degli sponsor e anche dei proventi da stadio e da riprese televisive. Il post si dedica a quelle che sono e che sembra saranno le scelte societarie, facendo ovviamente il punto poi sul piano tecnico e sugli impegni futuri e su quali scenari si prospettano dal punto di vista del calciomercato. Non manca come sempre un occhio alle nostre selezioni giovanili.
I sogni sono l’essenza del calcio, le illusioni la droga dei tifosi: Monza – Inter 2-2
Se i sogni sono l'essenza del calcio, le illusioni sono la droga dei tifosi. Contro il formidabile attacco napoletano, abbiamo lasciato un solo tiro in porta. La concentrazione, la freschezza, lo spirito di sacrificio, la saggezza tattica erano nettamente oltre la soglia media dei singoli giocatori. Una condizione del tutto eccezionale che però non può essere la norma. Contro una squadra meno forte del Napoli, affrontata con grande determinazione dopo un impegno estenuante, il rendimento "normale" non è bastato a evitare di prendere due goal. Sicuramente come sempre nel campionato italiano, hanno contato gli episodi. Ma una squadra forte e al top non lascia che siano gli errori a decidere una partita come questa. Purtroppo dopo avere visto l'Inter partire da zero per alcuni anni dopo il triplete ed averla vista crescere fino ad arrivare al successo, adesso la vediamo calare inesorabilmente. Un processo che va evidentemente avanti sin dalla prima parte dello scorso campionato. Purtroppo non possiamo permetterci integrazioni importanti, non abbiamo soldi da investire e l'impoverimento tecnico è evidente. La delusione è comprensibile, ma con la situazione data e per quelli che sono stati i risultati ottenuti finora (facciamo riferimento a questi ultimi due campionati) parlare di fallimento da parte della dirigenza è sicuramente un giudizio troppo negativo e che non si può considerare come dato sulla base di valutazioni oggettive. Spazio nel post anche alla Primavera di Christian Chivu che ha vinto in trasferta contro l'Empoli. Una gara che in una situazione pericolosa come quella dei nostri ragazzi, ha di positivo il risultato e ben poco d'altro. Salvo rare eccezioni, il livello tecnico della squadra è veramente modesto e per provare a vincere dobbiamo giocare da "provinciale" (come si diceva un tempo) e sperare nella giocata individuale di qualcuno dei rari giocatori di qualità. Raccogliamo il dato positivo della vittoria, ma sta di fatto che la classifica, migliorata ma ancora molto difficile, parla chiaro in proposito.









