Chi ben comincia è… a un trentottesimo dell’opera: Inter – Torino 5-0

Tutto bene all’esordio in campionato, per quello che riguarda l’Inter di Cristian Chivu, all’insegna della razionalità nel gioco e nell’introdurre quelle che sono le innovazioni che il mister ha in mente. La squadra ha affrettato, necessariamente, la preparazione e sembra arrivata subito, se non al top a una condizione molto positiva. L'incognita naturalmente è sulla lunga distanza quando il ridotto lavoro di base potrebbe causare qualche flessione. Naturalmente non si vuole sminuire l'entusiasmo per un avvio di stagione davvero imprevedibile, almeno in questa “quantità”. Come detto, la squadra è apparsa già al top, come dimostra l'aggressività e soprattutto la prontezza dei rientri, elemento fondamentale per garantire la protezione difensiva Allo stesso tempo moralmente è sembrato proprio che lo shock delle due competizioni perse malamente sul filo di lana sia stato assorbito dal gruppo, che del resto aveva già mostrato in passato una forza interiore e una compattezza del tutto affidabile. Chivu ha dimostrato molta saggezza e conoscenza del calcio, concetto che va molto oltre la capacità di valutare i singoli e 'vedere' il gioco. Il modulo di gioco visto contro il Toro è stato quasi sempre lo stesso di Inzaghi, ma alcuni cambiamenti si sono già visti: meno liquidità, posizionamenti rispettati, maggior verticalizzazione, maggior aggressività, quest'ultima per altro potrebbe essere frutto delle diverse condizioni di freschezza, almeno rispetto alla parte finale dello scorso campionato. Poi la condizione, già buona, ha permesso alla squadra di restare sempre e comunque compatta. Tra le prestazioni individuali, spicca in particolare quella del nuovo arrivato Petar Sucic. La prestazione del centrocampista croato è di assoluto rilievo per dinamismo, tecnica e qualità delle giocate. Prezioso in fase di costruzione e di rifinitura (vedi qui pure l’assist geniale per la prima rete di Thuram, autore di una doppietta), si segnala anche per alcuni recuperi difensivi di grande importanza.

Follie di… Primavera: Inter – Cesena 3-3

Il varo dell’Under 23 abbasserà inevitabilmente il livello della Primavera. I migliori Under 20 (classe 2006) sono passati in Under 23 e lo stesso hanno fatto molti classe 2007. Di conseguenza la nostra squadra è composta da molti ragazzi che hanno solo 17 anni (classe 2008) che si trovano ad affrontare squadre composte di giocatori di età maggiore e che possono comprendere anche 5 fuori quota. La medesima situazione, peraltro, si ripercuote a catena sulle squadre più giovani. Questo non è l’unico problema da considerare, tuttavia, relativamente la nostra squadra Primavera, se vogliamo ragionare in termini di risultato. L’allenatore Benito Carbone fa scelte orientate principalmente a favorire la crescita individuale invece che il risultato sportivo di squadra (contro il Cesena la formazione titolare era composta per nove undicesimi da calciatori diversi rispetto a quelli scesi inizialmente in campo contro il Monza alla prima giornata) e pratica un calcio che vede le sue squadre segnare molto, ma anche subire molto. Le sue squadre praticano un calcio molto offensivo, giocano per gran parte del tempo nella metà campo avversaria, cercando la via del goal con fraseggi insistiti e molto possesso palla; giocano inoltre sempre la palla in difesa, anche se sotto pressione, correndo naturalmente tutti i rischi che ciò comporta, alla ricerca dei vantaggi che può offrire questo sistema di gioco, anche in termini di formazione. Chiaramente si corrono rischi notevoli e sotto questo aspetto la gara contro il Cesena, finita con il risultato di 3-3, è stata in qualche modo emblematica. Migliori in campo: Maye (l’unico 2006 in capo); Pit La Torre e Kevin Moressa (entrambi classe 2008); tra i subentrati, Cerpelletti.

Aspettando… Godot

Nel post affrontiamo diversi argomenti. Cominciamo dalla prima squadra e in particolare dal calciomercato dove l’attesa è oggi l’atteggiamento del tifoso medio dell’Inter. Per qualcuno “Godot” è Lookman, per qualche altro Koné. I più ottimisti aspettano ancora entrambi. Poi c’è chi si aspetta un difensore. Sta di fatto che nella tarda primavera è stato fatto il mercato che si riteneva “necessario” fare e che si è poi rimandato a più tardi la possibilità di rafforzare la squadra qualora si fossero presentate “occasioni”. Ovvero giocatori forti a prezzo accessibile. La rosa oggi però è sicuramente buona ma forse incompleta e già una volta il braccino corto della proprietà ci è costato caro: il mercato non è ancora chiuso e c’è spazio per cambiare l’inerzia. Questo anche perché la nostra situazione presenta delle evidenti difficoltà: nuovo allenatore, una preparazione necessariamente abbreviata, nuovi preparatori, soprattutto nuovo tipo di gioco (più posizionale e meno liquido rispetto al passato). Sotto questo aspetto facciamo riferimento anche alle ultime due amichevoli contro il Monza e contro l’Olympiacos. Molto negativa la prima, decisamente meglio la seconda. Veniamo poi all’Under 20 che ha vinto 1-0 a Monza (rete di Iddrissou). La squadra allenata da mister Carbone “arruolava” una decina di classe 2008, cioè giocatori di due anni sotto età, tra campo e panca. Questo comporterà una minore competitività della squadra nel lungo periodo (la vittoria stentata e i tanti momenti di sofferenza potranno essere una costante di tutta la stagione), ma dall’altro faciliterà la crescita dei giocatori più interessanti. Appare solida la linea difensiva, mentre ci sono maggiori problemi a centrocampo (dove sarà necessaria l’affermazione dei 2008 La Torre, Virtuani e Putsen) e davanti gran parte delle possibilità sono legate alla vena proprio di Iddrissou. Si può dire invece ben poco al momento tanto dell’Under 23 quanto delle altre squadre del settore giovanile. Per quanto riguarda l’Under 23, la considerazione iniziale è che mister Vecchi ha adottato il modulo base della prima squadra, cioè il 352. Si tratta di una squadra che è destinata a essere molto variabile. Il gruppo sembra essere stato tuttavia costruito con criterio e non ci sono dubbi sul fatto che il mister Vecchi a questo livello sia una garanzia. Servirà tuttavia tempo per valutare il lavoro di scouting, detto che – così come è stato detto per l’Under 20 – questa squadra non avrà affatto vita facile in un campionato che è sicuramente molto competitivo. Ogni partita sarà combattuta, ma è questo poi quello che serve ai ragazzi per crescere. Ps. Se qualcuno ha indicazioni su come fare l’abbonamento alle partite dell’Under 23, queste sono bene accette.

Un ciclo si è chiuso: grande attesa e speranza per quello che sta per nascere

Proviamo a capire come sarà la nuova Inter di Cristian Chivu. Lo facciamo partendo da considerazioni che riguardano l’idea di gioco che era dell’Inter di Simone Inzaghi e anche considerando quello che è stato il calciomercato fino a questo momento, e quelle che potranno le operazioni future in entrata - su tutte quella di Ademola Lookman, del resto è difficile pensare che l’Inter possa spendere 50 milioni per una riserva, né che si possa panchinare Lautaro o Thuram – e in uscita. Questo significa che nelle intenzioni della “squadra base” di Chivu ci potrebbero essere sempre in campo tre attaccanti. La scelta porterebbe a una serie di cambiamenti a catena, perché bisogna cambiare parecchio per fornire alla squadra la capacità di reggere tre attaccanti. In particolare servirebbe che almeno uno dei due centrocampisti sia fortissimo in fase di copertura (da qui l’interesse per giocatori come Mandela Keita e Morten Frendrup). Sicuramente viene prima l’idea di gioco e poi vengono i moduli ritenuti più efficaci per attuarla, anche in relazione alla disponibilità dei giocatori. Ci sarà un sistema base e le varianti saranno determinati dal momento e dalle situazioni. A Chivu serve qualità davanti e solidità dietro e in mezzo e davanti l’efficacia dovrà essere soprattutto nel “vedere” la porta più che nel drilling risolutivo. Il cambiamento rispetto al passato ci sarà, dunque, e sarà nettissimo e porterà ovviamente rischi ma anche possibilità, con la premessa della piena fiducia nelle scelte strategiche congiunte di dirigenza tecnica e allenatore (potranno essere sbagliate delle scelte singole, certo, ma la loro capacità di lettura dei fatti calcistici non è discutibile) e che non esiste un modulo (cosa diversa dal “sistema di gioco”, appunto) migliore di altri.