Vinca o non vinca, squadra da amare incondizionatamente: Inter – Lazio 3-0

Foto: l’esultanza di Davide Frattesi dopo la sua rete contro la Lazio nella semifinale di Supercoppa Italiana.

Io non so come finirà la stagione.

Nessuno lo può sapere.

In termini di vittorie finali può accadere di vincere tutto o di non arrivare a nessun titulo.

La seconda soluzione è persino più probabile.

A calcio si gioca per vincere e se non si vince non ci può essere gioia completa.

Ma noi interisti non siamo come gli juventini: vincere è fondamentale, ma la vittoria non è tutto.

Altrimenti diventerebbero comprensibili comportamenti diciamo ‘largamente fuori dalle regole’ ai quali la juve ha spesso fatto ricorso e per i quali  infatti,  in minima parte  rispetto al dovuto, è stata anche  sanzionata più volte.

Oggi, quando sappiamo che:

– in CL affronteremo un’avversaria che in un modo o nell’altro può permettersi un’intensità e un ritmo fuori dal normale,

– in campionato proprio per il grande sforzo che abbiamo sostenuto e soprattutto dobbiamo sostenere, possiamo anche non farcela,

– per la supercoppa abbiamo un altro match ravvicinato da giocare alla morte, senza certezze,

 a me viene spontaneo di dire:

GRAZIE RAGAZZI, GRAZIE  SETTORE TENICO, GRAZIE DIRIGENTI, GRAZIE PROPRIETÀ.

Indipendentemente da come la stagione si concluderà in termini di risultati finali, bisogna riconoscere che questa squadra in ben sei mesi di lavoro intenso ci ha regalato emozioni, divertimento, motivi di orgoglio inimitabili.

Lo dice uno che si considera un ‘risultatista’.

Ma di fronte a certe manifestazioni di qualità estrema, di forza, di compattezza; di fronte a certe prove prolungate nel tempo di intensità e concentrazione, per me è impossibile non provare sentimenti di riconoscenza per tutti.

Nel calcio può cambiare tutto da una partita all’altra.

Tutto ciò che di strepitoso si è fatto per mesi dal punto di vista dei risultati può non esser sufficiente per raggiungere l’obiettivo pratico, ma la gioia di avere una grande squadra, un grande gruppo sul piano tecnico atletico e umano, non potrà comunque essere oscurata.

Parlo di due cose che hanno trovata conferma in sei mesi, non in due partite:

– di una serie straordinaria di risultati,

– di una reiterata e continua dimostrazione di qualità eccelsa.

Sul primo punto credo bastino le cifre:

  • 28 partite ufficiali disputate di cui in Serie A 16 vittorie 3 pareggi una sconfitta, in CL 3 vittorie e 3 pareggi, in CI una sconfitta (ai supplementari e con molto turn over) in Supercoppa 1 vittoria.
  • Differenza reti strepitosa, prima largamente in Italia e certamente tra le prime in Europa.
  • In campionato 12 clean sheet su 20. Anche qui credo prima in Europa.

Nei 5 maggiori campionati europei solo Real e City hanno portato ben tre giocatori, ad oggi, in doppia cifra per gol fatti.

Potremmo andare avanti, ma credo che basti.

Quanto allo spettacolo, tutti abbiamo ancora negli occhi l’impresa di ieri sera, ma anche qui ci soccorrono alcune cifre:

  • Inter – Fiorentina 4-0
  • Inter – Milan 5-1
  • Salernitana – Inter 0-4
  • Torino – Inter 0-3
  • Napoli – Inter 0-3
  • Inter – Udinese 4-0
  • Lazio – Inter 0-2
  • Monza – Inter 1-5
  • Inter – Lazio (SCI) 3-0

Sono numeri forse irripetibili, che esprimono una superiorità tecnica imbarazzante, confermata per altro anche dalle partite nelle quali il risultato è stato più combattuto.

Se vinceremo, sarà un trionfo sportivo senza pari.

Non dovessimo vincere, sarà stata comunque una straordinaria dimostrazione di forza e di qualità.

La partita

Venivamo da un periodo (breve) non brillantissimo e solo la partita di Monza sembrava aver segnalato un ritorno verso il top della condizione.

Si dice che lo staff di Inzaghi in occasione delle ultime partite di dicembre, con la qualificazione in CL acquisita e qualche partita meno proibitiva sulla carta (Genoa e Hellas) avesse caricato sulla forza, per mettere ‘benzina’ nei muscoli, e quindi avviato il lavoro di ricerca della brillantezza per il periodo difficile che ci aspetta tra fine gennaio e inizio marzo.

Non ho nessuna competenza in termini di preparazione atletica, ma confesso che ho qualche dubbio sulla reale possibilità di programmare in modo così rigoroso i periodi di forma al top.

E’ certo comunque che contro Monza e Lazio abbiamo visto una squadra molto più brillante rispetto alle ultime uscite.

Se questo venisse confermato nelle prossime partite, resterebbe il dubbio sulla possibilità di prolungare nel tempo lo stato di condizione ottimale.

Comunque, noi affrontavamo la gara con buone premesse anche perché, forse per la prima volta da molto tempo, potevamo contare sulla rosa pressoché al completo.

Anche la Lazio appariva però in un buon momento, venendo da 4 vittorie consecutive, di cui due in trasferta, e dal successo sulla Roma nel derby di Coppa Italia.

Ai biancazzurri mancava Castellanos, che a me piace molto, ma ritrovavano Immobile; a centro campo rinunciavano a Luis Alberto, poi subentrato, mentre in difesa non avevano Patric e in fascia Zaccagni.

Lazio con il 433 e con una collaudata organizzazione di gioco, ma forse un briciolo carente in fatto di qualità, soprattutto nel mezzo, dove Vecino non è un fulmine, Rovella chiaramente deve crescere per arrivare ai livelli di un Luis Alberto e Guendouzi per quanto bravino non può bastare a far la differenza.

Sulla carta noi ci facevamo preferire, ma poi come sempre è il campo che deve dare il responso.

A mio parere ci sono stati tre fattori che hanno determinato la nostra assoluta superiorità nel concreto e nello specifico.

In primo luogo l’ottima condizione di tutti e l’approccio positivo, per determinazione e ferocia agonistica, al match.

Questo ha consentito ai nostri per esempio di essere puntuali e precisi nei rientri quando l’azione offensiva si esauriva e loro provavano la ripartenza, in verticale o manovrata.

Questo dato è essenziale sempre, perché se pressi alto e non sei preciso e puntuale nelle coperture (per difetto di condizione o per disposizione carente in fatto di preventive), puoi anche far gioco ma vai incontro a una probabile punizione.

Ma quello che ha stupito è stato, insieme appunto alla capacità di recupero, la straordinaria mobilità di tutti nelle situazioni di controllo della palla.

Questa situazione a mio parere è stata assolutamente determinante.

In alcune  altre partite abbiamo avuto una sensazione di sterilità perché i portatori di palla non trovavano sbocchi ed erano costantemente costretti a passarsela in orizzontale: infatti   nessuno saltava l’uomo e nessuno riusciva a dettare il passaggio verticale, negli spazi che faticavano ad aprirsi.

Sicuramente ieri questo non è accaduto e secondo me per due motivi: un po’ perché l’atteggiamento di Sarri non è stato rinunciatario ma, con due fasce teoricamente insidiose e una prima punta forte, ha cercato di giocarsi la partita.

Molto però è stato dovuto alla straordinaria condizione dei nostri, che abbinata a una qualità eccezionale dei centrocampisti consentiva a questi ultimi, anche dopo aver scambiato sullo stretto, di individuare più opzioni per la verticalizzazione, sfruttando il movimento senza palla di esterni, attaccanti e persino dei braccetti difensivi.

Il tutto accompagnato dalla capacità (ecco l’importanza della condizione e della concentrazione) di non lasciare mai sguarnita la fase difensiva.

Sarri si è lamentato con in suoi perché erano lenti sia nello scalare (cambio di marcature) sia nello scivolare (chiusura della squadra nella direzione del portatore di palla avversario).

Questa capacità che è organizzazione ma anche condizione, invece l’Inter l’aveva e in più disponeva di una qualità tecnica superiore.

Ed è stata determinante, se è vero, come è vero, che la Lazio non ha MAI concluso neppure una volta, nello specchio della porta.

Al contrario noi abbiamo segnato tre gol, preso due pali e mancato diverse occasioni, quasi sempre al termine di azioni assolutamente entusiasmanti.

Anche la percentuale altissima dei passaggi andati a buon fine (91%) considerando pure che spesso si trattava di passaggi smarcanti e non di semplici appoggi, conferma questa situazione (che tra parentesi non è detto si riproporrà col Napoli che ha un diverso stile di gioco e soprattutto un centrocampo più forte e collaudato).

L’altro fattore determinante, in una partita in cui comunque va sottolineato che tutto è andato per il meglio, è stata la superiorità che abbiamo costruito sulle fasce, in teoria l’ambito più pericoloso, perché in altre occasioni avevamo molto sofferto le iniziative di Lazzari, Anderson, Pedrito, dell’assente Zaccagni e in misura minore di Marusic.

E’ evidente che se giochi con un esterno per fascia (352) contro una squadra che attua il 433 (che diventa 451 o almeno 442 in fase di non possesso) hai a bocce ferme una inferiorità in fascia e una superiorità numerica nel mezzo.

Inzaghi ha impedito in pratica agli esterni laziali di rendersi pericolosi non solo tenendo molto alti gli esterni nostri (Darmian e Dimarco) ma alzando moltissimo anche i braccetti, in appoggio o sovrapposizione.

Il gioco è riuscito perfettamente perché la condizione e l’intelligenza calcistica dei nostri ha consentito loro da un lato di non lasciare mai scoperta la fase difensiva, dall’altro di trovare sempre con qualità gli uomini che si andavano a proporre negli spazi, sia in verticale, sia nei cambi di campo.

Naturalmente è stata determinate la superiorità tecnica (in senso lato, per esempio vi comprendo intelligenza tattica e calcistica, il fatto di privilegiare il ‘noi’ rispetto all ‘io’, ecc).

Ma, senza una condizione ottimale e con avversari più forti, questo gioco spettacolare, efficace ma anche dispendioso comporta rischi maggiori.

E ritorniamo al discorso iniziale: secondo me non è un caso se allenatori meno spettacolari e più pratici (Ancellotti, Allegri, Conte) ottengono più risultati nelle competizioni maratona che in quelle con partite secche e viceversa, allenatori dal gioco brillante spesso vincono le competizioni del secondo tipo ma alla lunga pagano qualcosa nelle prime.

Questo rischio esiste, soprattutto se abbiamo (anche giustamente eh…) l’ossessione del campionato e della seconda stella: ma io, che resto risultatista, finché il livello delle nostre prestazioni è questo, finché vinciamo coppe  (che solo se vinciamo noi contano poco); finché cresciamo di considerazione e di importanza a livello di grandi club mondiali, sono felicissimo, comunque, di quello che l’Inter mi sta regalando.

Anche se capisco, non condividendola, l’opinione che se non vinci hai fallito.

Le pagelle

Sommer: credo sia la prima volta che in una semifinale di una coppa nazionale il portiere non sia chiamato neppure a una parata. Lui ci mette attenzione nelle uscite e nei rinvii.

7

Pavard: giocatore di qualità che raramente scende sotto il 6.5 e raramente supera il 7.5. Dunque un autentica sicurezza sia nel difendere sia nel proporsi. Avercene.

7

Acerbi: quando deve marcare un giocatore come Immobile, confrontandosi sul piano della forza e dello stacco, va  a nozze. Meglio ancora se il suo competitor viene poco servito, come ieri sera. Non avrà piedi raffinatissimi, ma quando c’è da partecipare all’azione fa il suo.

7

Bastoni: la nostra fascia sinistra è dominata totalmente da lui e da Dimaa che annichiliscono avversari i quali in altre occasioni ci avevano fatto male. Quando sostiene l’azione offensiva è un centrocampista o un attaccante in più, a tutti gli effetti.

7

Dal 66′ de Vrij: è in condizione e si vede, per 25 minuti gestisce la sua area con sicurezza.

6.5

Darmian: ancora una prestazione straordinaria per abnegazione, spirito di squadra, duttilità tecnica e furore agonistico. Sbaglia forse qualcosa nell’area avversaria ma il rendimento resta eccellente.

6.5

Barella: per me oggi è il miglior calciatore italiano, insieme a qualche compagno che gioca nell’ …Inter. Quantità, qualità, altruismo. Avesse segnato nell’azione meravigliosa in cui ha colto la traversa gli avrei dato dieci.

8

Dal 66′ Frattesi: entrare a freddo non è facile, ma lui sale subito al proscenio con giocate importanti e qualitative ma soprattutto con la sua capacità di inserimento che scompagina le difese avversarie. Nell’azione del gol, intuisce lo sviluppo dell’azione, si fa trovare pronto e trafigge Provedel con freddezza.

7

Calhanoglu: partita spettacolare ed è l’ultima di una lunga serie. Sa fare tutto ciò che è richiesto a un centrocampista play: contrasta, rilancia, apre, organizza il gioco, si inserisce e ha un gran tiro. A voler essere pignoli forse commette un paio di falletti non indispensabili.

8

Dall’81Asllani: fa il suo entrando in un momento in cui la partita era ormai indirizzata chiaramente.

s.v.

Mkhitaryan: cervello, tecnica, personalità. Guardando il fisico diresti che l’atletismo sia il suo punto debole. Invece in progressione se ne va via a quasi tutti, sul ritmo e sulla resistenza non la cede a nessuno e nei contrasti si fa rispettare. Fenomeno.

7.5

Dimarco: spinta inesauribile, ma anche saggezza tattica se è vero che con Bastoni su quella fascia annulla Anderson e  Lazzari. Entra in quasi tutte le azioni più pericolose e con un tacco magistrale è protagonista assoluto nel secondo gol

7.5

Thuram: segna un gran gol da prima punta, ne sfiora un paio d’altri e in qualche occasione non concretizza per cercare di mandare a rete Lautaro. Movimenti efficaci e tempestivi e grande partecipazione alla manovra.

7

Dal 74′ Sanchez: entra per far rifiatare un titolare, ma questa volta riesce a farsi protagonista di un’azione importante: è lui che serve perfettamente Miki il quale confeziona l’assist per il gol di Frattesi.

6+

Lautaro: giocatore spettacoloso anche quando non riesce a segnare. Comunque si procura un rigore, coglie una traversa, impegna Provedel, ma soprattutto lavora con qualità e sacrificio per la squadra.

7.5

Arnautovic: meno di 20 minuti per gestire il finale di partita. Dobbiamo scommettere sul suo recupero ad alti livelli. Ieri qualche segnale c’è stato.

6

All. Inzaghi: la sua Inter sa giocare in modo sublime (ieri è stata una di quelle occasioni) e quando è così,  non teme nessuno. Unica incognita, per il momento, la tenuta dopo sei mesi giocati al top e con grande dispendio.

7.5

Primavera: Inter – Sampdoria 1-0

La squadra di Chivu torna alla vittoria dopo il primo risultato negativo in campionato, a Torino contro la juve, ma fatica moltissimo a battere una Samp che viene a Milano da tredicesima in classifica.

Per i nostri si è trattato probabilmente della partita più mediocre disputata in stagione e il risultato, onestamente, ci premia oltre misura, anche se pienamente legittimo.

Mancano Stankovic e il naturale sostituto Bovo, per cui esordisce dall’inizio Zanchetta da play.

Manca Stabile, probabilmente in Qatar con la prima squadra e in panchina si rivede Owusu.

Ceduti Zuberek e Vedovati, ecco in campo per una ventina di minuti Mosconi, due anni sotto età come Cocchi.

L’Inter inizia bene, tiene il pallino del gioco pur senza creare grandissime occasioni e sembra un pomeriggio che scorrerà tranquillo.

Invece è la Samp che in un paio di minuti, attorno al decimo crea due buone occasioni, sulla seconda delle quali Calligaris si esibisce in un ottimo intervento, comunque vanificato dal fischio arbitrale che punisce un fuori gioco doriano.

Passa pochissimo e arriva il gol del vantaggio: clamoroso errore di un difensore ligure che regala palla  a Quieto, in posizione ottimale: il nostro esterno sinistro non può sbagliare.

Sembra una partita in discesa, facile da condurre in porto.

Invece alcuni dei nostri non sono in giornata, ma tutta la squadra è lenta, confusa, prevedibile.

Perdiamo molti scontri individuali e molte seconde palle.

Per tutto il resto del primo tempo non si segnala alcunché di rilevante, se non un grave scontro che coinvolge il doriano Porzi e il nostro portiere Calligaris.

Entrambi verranno portati fuori a braccia e per Calligaris, colpito alla testa,  c’è il ricovero al pronto soccorso.

Nella ripresa ci si aspetta che l’Inter prema sull’acceleratore e metta al sicuro il risultato.

Invece anche dopo i cambi di entrambe le squadre, la partita prosegue con un buon agonismo ma con pochissime giocate tecnicamente convincenti, da entrambe le parti.

Anzi, nel finale  è la Samp a rendersi pericolosissima con un tiro di Pozzato, in mischia da pochi metri, che il nostro portiere respinge miracolosamente.

Nel finale la Samp attacca a testa bassa, ma la nostra difesa regge bene, mentre le nostre ripartenze non riescono a incidere.

Il primato in classifica è salvo, ma giocando così non lo manterremo a lungo.

Le pagelle

Calligaris: un solo intervento degno di nota nei pochi minuti giocati, ma anche questo reso inutile per il fuorigioco fischiato a posteriori all’attaccante doriano. Coraggiosissima l’uscita nella quale si infortuna. Forza Calli! Spero che a quest’ora ti sarei perfettamente ripreso.

s.v.

Curioso il caso del portiere subentrato, che sullo stesso sito dell’Inter viene prima identificato in Raimondi, poi in Tommasi: chiunque fosse, si è reso protagonista di una parata salva risultato.

7

Aidoo: spinge meno del solito e anche in fase difensiva si fa tagliar fuori in alcune occasioni. Fortunatamente con il suo spunto velocissimo riesce a rimediare.

6

Stante: fresco di convocazione in nazionale, probabilmente è il migliore dei nostri oggi. Sempre sicuro concentratissimo e implacabile sull’uomo, senza alcuna sbavatura. Su corner colpisce bene di testa ma mette a lato di poco.

7

Matjaz: questa volta non all’altezza del compagno di reparto, perché non sempre è preciso e risoluto sull’uomo.

6+

Cocchi: nel primo tempo spinge moltissimo e qualche sua iniziativa risulta interessante. Quando la Samp comincia a premere si ferma in zona a controllare l’avversario diretto.

6.5

Di Maggio: si dà molto da fare, come sempre ma anche lui non sembra in gran giornata: poche le giocate di qualità, rari gli spunti insidiosi.

6+

Zanchetta: non è ancora… Stankovic. Si vede e il gioco della squadra un po’ ne risente. Il piede e la visione di gioco non si discutono, ma il ritmo sembra troppo blando.

6

Berenbruch: altro giocatore che sembra in calo di condizione (oppure speriamo che sia solo una giornata non felice). Lui il suo lo fa sempre, come Di Maggio del resto, ma la lucidità di altre prestazioni è lontana

6+

Dal 24 Akinsanmiro: ci mette un po’ di freschezza e vivacità ma anche lui è lontano dal suo top.

6

Kamate: in molte partite di inizio stagione è stato l’arma vincente. Oggi rispetto a quel giocatore sembra irriconoscibile. Confusionario, mai davvero pericoloso.

5

Dal 34′ Mosconi: almeno ci mette garra e volontà. In 10 minuti non poteva fare di più.

s.v.

Sarr: sicuramente il più insidioso tra i nostri attaccanti. Anche lui non lucidissimo, ma è l’unico a impensierire davvero la difesa doriana. Incomprensibile, ancora una volta, la sostituzione.

Spinaccè: non ha tempo né occasioni per mettersi in mostra, però lascia capire che per il momento Sarr è più pronto di lui.

s.v.

Quieto: il gol decisivo ed è già tanto. Fatica a creare occasioni per i compagni.

6

All. Chivu: la squadra sembra in chiara flessione, speriamo che riesca in breve a rimetterla in carreggiata.

6

Luciano Da Vite

12 pensieri riguardo “Vinca o non vinca, squadra da amare incondizionatamente: Inter – Lazio 3-0

  1. Un breve commento solo per dire che condivido il contenuto del post e anche alcuni dei commenti che ho letto al post precedente. Questa Inter gioca veramente bene. Sicuramente non sarà più forte di altre viste in passato (sono nato nel 1984, posso dire di avere visto e vissuto direttamente quelle dalla seconda metà degli anni novanta in poi, fermo restando che da appassionato ho una mia comunque discreta cultura calcistica). Ovviamente prima tra tutte l’Inter di Mourinho. Tuttavia sul piano del gioco, adesso non solo dal punto di vista puramente “estetico” ma pure dell’efficacia (data pure dalla grande dimostrazione caratteriale di molti giocatori che sono sicuramente sottovalutati da molti rispetto a tanti veri o presunti fenomeni del calcio nostrano e internazionale), questa squadra sta facendo veramente vedere delle cose eccezionali. Questo non da adesso ma già dalla seconda parte della scorsa stagione. Il cammino in Champions League l’anno scorso non è stato casuale e in finale abbiamo ceduto a una squadra che non poteva fare altro che vincere (pure meritatamente per quello che ha fatto vedere in questi anni, mi riferisco al City) ma sicuramente non abbiamo sfigurato e ce la siamo giocata. Penso che una delle chiavi che abbiano determinato in senso positivo la svolta e dato un nuovo equilibrio e migliorato il gioco sia stata la posizione in campo di Calhanoglu, che ha evidentemente dato un nuovo asset alla squadra e esaltato in particolare il ruolo dei suoi due compagni di reparto (Mkhitaryan e Barella). Questo senza nulla togliere a Brozo, che è un grande giocatore e che per tanti anni è stato centrale in un’Inter che è stata comunque vincente. Non è l’unico punto ovviamente. Bravi tutti, concordo con Luciano, perché la squadra è stata costruita con l’intervento di proprietà e dirigenza, ma mi piace sottolineare la bravura di un allenatore, Simone Inzaghi, che mai viene menzionato quando si parla di allenatori bravi e che praticano un calcio moderno, bello e adesso efficace. Penso che lui (come tutti) meriti veramente di portare a casa il campionato. Magari non ci riusciremo, però sarebbe un titolo meritato e che gli darebbe il giusto posto e riconoscimento nella storia del club e nel calcio nazionale e internazionale. Purtroppo quando non vinci poi tante cose belle che fai non sono ricordate e vincere non è l’unica cosa che conta, ma se alleni l’Inter (non perché l’Inter abbia due squadre, ma perché è una grande squadra e le aspettative sono sempre alte) dopo tre anni è inevitabile che tutti si aspettino da te lo scudetto… Se arrivasse un attaccante dal mercato mi sentirei molto più ottimista. Anche se poi “un attaccante” non significa niente. Dipende sempre dal peso e dall’importanza del giocatore e che comunque quando si fanno i nomi di tanti giocatori più o meno conosciuti (specie se giocano all’estero) poi devi essere veramente bravo a capire chi sia veramente in grado di darti qualche cosa.

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  2. L’Under 18 torna alla vittoria rifilando 6 gol ai padroni di casa del Frosinone. Tripletta di un promettentissimo lavelli. Ritorno al gol anche per i reaparecidos Kukulis e Zouin. Di De Pieri il sesto gol

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  3. Concordo in pieno con quello che ha scritto Luciano.
    Al di là dei trofei o meno che solleveremo, questa Inter verrà ricordata come la più spettacolare, almeno a mia memoria, e non sono giovani avendo iniziato a seguirla nel 1974.
    Forse abbiamo raggiunto l’apice e quindi il pericolo è che possiamo solo peggiorare, però a questo apice, dal punto di vista del gioco e dello spettacolo, nessun’altra Inter, anche quelle più vincenti, ci è mai arrivato.
    Di questo dobbiamo ringraziare in primis il nostro allenatore Simone Inzaghi, che spero per lui, come per noi, possa avere la giusta consacrazione con lo scudetto.
    Ma non solo per il gioco, anche per aver creato questo spirito di squadra pazzesco.
    Anche ai dirigenti va dato il giusto merito, visto che, con le ristrettezze a cui sottostiamo, hanno forgiato quest’anno una squadra coi fiocchi, con il solo neo della coppia di attaccanti di riserva (Dio ci preservi Lautaro e Thuram).
    Riguardo alla partita volevo aggiungere un’osservazione.
    Senza VAR non sarebbe stato fischiato un’altra volta in diretta un rigore clamoroso, questo dimostra un solo incontrovertibile fatto: a noi favori non ne fanno, se non in casi eccezionali.
    Quello che ci danno, è perchè non possono fare a meno di darcelo.
    E questo spiega anche perchè nel passato tanti scudetti ci sono stati scippati dai soliti noti.

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  4. Completamente d’accordo con tutti gli ultimi interventi, di Federica, di Emiliano e di Massfra.
    Ma da risultatista come continuo a ritenermi vorrei ribadire un concetto: questa squadra merita tutto il nostro entusiasmo non solo perché gioca bene, ma perché ottiene risultati giocando bene.
    Dall’anno di Conte in poi nessuna squadra italiana ha fatto meglio di noi. Anche la juve, persino se vincesse questo campionato continuerebbe ad aver ottenuto meno risultati di noi. Poi leggo che il napoli è sotto processo per l’affare Osimhen e che la juve secondo la procura di Roma avrebbe reiterato comportamenti illeciti anche dopo le dimissioni di Agnelli e del suo staff.
    Noi siamo la squadra che ha maggiormente aumentato il suo parco trofei e sul piano internazionale ci siamo riproposti alla grande tra le big, la considerazione che hanno all’estero è cresciuta a dismisura e se non sbaglio siamo l’unica italiana per il momento già qualificata al mondiale per club.
    Tutto questo giocando bene e spesso entusiasmando.
    Quest’anno abbiamo perso una decina di giocatori tra titolari e riserve e abbiamo dovuto provvedere a sostituirli con pochissimi soldi a disposizione. Su una decina di acquisti ne abbiamo sbagliati forse tre, sempre che Arna non si riprenda: le due punte e klaassen. la percentuale è buonissima soprattuto se si considera che i tre ‘arrivi’ sbagliati non sono costati complessivamente 10 milioni di cartellino: quanto un giovane promettente preso dalla C

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  5. Mi ripeto: il nostro gioco quando siamo tutti al top è entusiasmante per due motivi:

    sappiamo aggredire alti e trasformare la conquista della palla in verticalizzazioni o cambi di campo efficacissimi

    Quando abbiamo la palla si muovono tutti, anche smarcandosi tra le linee e in profondità e offrendo al portatore più soluzioni e siccome i costruttori di gioco hanno piedi eccellenti, lo spettacolo ne è la conseguenza logica.

    Il rovescio della medaglia è dato dal fatto che questo gioco è dispendiosissimo, perché tutti devono correre sempre, in avanti o all’indietro per recuperare posizione e con la massima lucidità e sincronismo.

    Se Inzaghi e il suo staff riusciranno a mantenere la squadra nella condizione psicofisica del girone d’andata davvero ci troveremmo di fronte a un capolavoro.

    Ma, se per un momento abbandoniamo il tifo e facciamo uno sforzo di ragionevolezza, questa eventualità appare improbabile.
    Per esempio già contro il napoli Inzaghi ha dichiarato che dovrà tener conto dell’affaticamento di alcuni titolari.

    E siamo solo all’inizio di un ciclo terribile in questo senso.

    ma in ogni caso questa squadra merita fiducia e il nostro sostegno caloroso e indiscriminato

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  6. Una domanda a tutti gli amici del blog: leggo spesso che il nostro gioco sarebbe molto più dispendioso di altri, come mai allora lo pratichiamo? Non sarebbe più semplice “adattarsi” agli altri per essere più competitvi in campionato?
    Sul tema faccio alcune riflessioni personali: io non ho gli elementi per dire se il nostro gioco sia effettivamente più dispendioso di altri. Se guardo ai km percorsi e velocità media non noto tanto scarto verso altri team. Avendo anche giocato (a infimi livelli) non sono nemmeno certo che sia più faticoso stare alti ed aggredire subito (come facciamo noi) rispetto allo stare bassi e poi però doversi sciroppare 50/60 metri di campo per offendere (gioco all’italiana praticato ad esempio da Allegri), oppure ancora basare tutto su uno vs uno (come fa il Bilan), un gioco che richiede sprint continui e, dal mio punto di vista, aumenta a dismisura il rischio infortuni (si veda sempre i cuginastri).
    Fatta questa premessa io credo che Inzaghi pratichi questo gioco per cercare di valorizzare al meglio gli interpreti di cui disponiamo. Negli spazi lunghi alla Allegri credo dei nostri siano adatti i soli Frattesi, Dumfries e Thuram, ossia quei giocatori dotati di una forza fisica sopra media. Giocatori, invece, di cui abbonda la gobba ladra (Kostic, Weah, Cambiaso, Vlahovic, Chiesa, Mackennie, Raiot, ecc.). Per fare un esempio Dimarco, con il campo che deve coprire Kostic, tendo a credere farebbe vedere la metà di ciò ch è. Lo stesso Barella è intenso ma nella falcata paga dazio causa difetto di cm.
    Un altro motivo, di nuovo secondo me, sta nella frase citata da Luciano e non solo: comunque vada questa squadra piace. Ecco, poichè il calcio è anche un business (inutile negarlo), tendo a pensare che ci sia anche una precisa volontà societaria nel prendere certi giocatori e favorire la pratica di un gioco che riempia lo stadio, anche nel caso il titolo grosso non dovesse arrivare. Noi tendiamo a replicare, con le dovute proporzioni, il gioco di Guardiola – che ovviamente dispone di risorse economiche e tecniche maggiori – sin dai tempi del Barcellona. La squadra spagnola non aveva molti cambi e aveva alcuni giocatori fisicamente non eccelsi ma la palla l’avevano quasi sempre loro e questo nascondeva potenziali insidie. Possiamo immaginarci Xavi, Iniesta, Rakitic e lo stesso Messi stare chiusi nei 30 metri dietro e poi ripartire a tutto campo? Io no.
    In conclusione credo che la gobba sia molto più strutturata sulla fisicità (sarà un caso ma questa stagione coincide con l’uscita dei i vari Bonucci, Dimaria, ecc. che hanno lasciato spazio a gente di gamba) e questa caratteristica in Italia ha sempre pagato, tranne rare eccezioni. Il mio rammarico è quella di non avere qualche interprete in più in grado di offrire un’alternativa “fisica” nei periodi di minore brillantezza.
    Posto che è ancora tutto in gioco, e che le variabili infortuni possono giocare un ruolo importante, temo la legge italiana alla fine presenterà il conto.

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  7. Non pretendo di affermare verità scientifiche, perché non ne ho le competenze, ma dico quello che vedo e che mi sembra lampante.

    Chi corre di più e chi corre più forte, può dipendere dal sistema di gioco, ma può anche dipendere dai protagonisti della partita.

    Se io sono inferiore tecnicamente punterò su giocatori che abbiano più ritmo intensità e magari velocità pura, uniche armi con cui posso contrastare la qualità dei miei avversari.

    Posso sbagliare, ma vedo che le squadre che attuano pressing alto offrono rispetto alle altre un rendimento meno costante, con picchi elevatissimi e flessioni importanti.

    Nella stessa partita e soprattutto nell’arco della stagione.

    Per esempio, se noi faremo nel girone di ritorno altri 51 punti o una cifra vicina, vinceremo il campionato, ma sarà molto difficile, direi quasi impossibile.

    I campionati di Inzaghi sono sempre stati caratterizzati da una netta differenza di rendimento fra una parte e l’altra.

    L’unico mio dubbio è questo: so quanto sia costato in termini di usura un semestre in cui abbiamo quasi sempre vinto e quasi sempre premendo al massimo sull’acceleratore.

    Questo anche se Inzaghi ha fatto esperienza e in qualche occasione ha cominciato a provare a gestire le partite per risparmiare energie

    Del resto se allenatori come Conte, Ancelotti Allegri fanno molto bene nelle lunghe competizioni è probabilmente perché la marcia delle loro squadre è più regolare nel tempo.

    Il gioco all’italiana (pessima definizione) non è il gioco che ‘rende’ in Italia: con quel gioco Ranieri ha vinto un campionato inglese con una squadra di mediocri contro campionissimi; il Cholo in Spagna ottiene risultati superiori alla qualità dei suoi uomini se confrontata con quella di altre rivali.
    Altre squadre europee che vanno per la maggiore non praticano costantemente un pressing alto e asfissiante.

    Naturalmente una squadra forte e che vuole vincere deve saper praticare ANCHE quel tipo di gioco.

    Proprio perché chi è inferiore tecnicamente cerca di chiudere gli spazi e di ripartire. Allora tu non ti puoi accontentare di aspettare l’occasione: devi darti da fare e anche prendere rischi per crearla.

    Sarò un ingenuo, un incapace, ma mi sembra ovvio che se tu dici a Bastoni e Pavard (ma non solo) : tu tieni la posizione cura l’uomo della tua zona e se prendi palla dalla ai centrocampisti che la lavorano per le punte.

    Oppure se gli dici: quando prendiamo palla sganciati tra le linee, inserisciti fatti vedere offriti per una verticalizzazione/sovrapposizione, ma stai attento perché se perdiamo palla devi trovarti rapidamente in posizione,

    sono due situazioni molto diverse.

    L’Inter è dirompente ed entusiasmante quando il portatore di palla riesce a trovare il compagno che si offre tra le linee e quando il gioco del rientro (condito da scivolamenti e ‘scalate’ di marcature) riesce tempestivamente e con sincronismi perfetti, il che richiede anche una concentrazione mentale eccezionale.

    Il concetto è sempre quello: squadra corta. Ormai questo è un dogma per tutti.

    Solo che squadra corta alta o squadra corta bassa non sono la stessa cosa.

    Leggo dichiarazioni di allenatori secondo cui correre in avanti o all’indietro non è la stessa cosa e nel mio piccolo mi sembra di poter condividere.

    E’ chiaro che se hai difensori di gamba è preferibile accorciare in avanti, ma quando le distanze tra i reparti si assottigliano non basta neppure che abbiano gamba i difensori, perché può ‘partirti’ qualunque avversario.

    Personalmente come non sono un integralista dei moduli (anche se in linea molto generale ritengo che il 433 implichi una copertura delle zone strategiche del campo più razionale) non sono neppure un integralista del sistema di gioco.

    Penso che una squadra forte debba sapere pressare alta e aggredire come pure aspettare e ripartire, dipende dalle partite, dalle situazioni, dai momenti, dalla condizione specifica dei tuoi e degli avversari.

    Del resto non credo neppure che l’italianista (?) Allegri, se gioca in casa con la Salernitana… si limiti ad aspettarla.

    Avevo fatto notare come il ritorno della sua squadra alla condizione ottimale (segnatamente degli attaccanti) aveva portato alla realizzazione di 15 gol nelle ultime 4 partite e all’abbandono del ‘corto muso’.

    Adesso vedo che ha fatto tre gol anche a Lecce.

    Sono sinceramente preoccupato: noi avremo una durissima trasferta a Firenze, con la squadra stanca del viaggio e di due (in pratica) finali.

    Ci mancherà un uomo chiave in mezzo al campo e speriamo che oggi non accada altro, ma già oggi prima della finale col Napoli Inzaghi ha detto di avere qualche uomo un po’ affaticato.

    Dio non voglia, ma se perdessimo a Firenze probabilmente arriveremmo allo scontro diretto con loro più freschi, al top della condizione e con 4 punti di vantaggio, quindi sulle ali dell’entusiasmo e dell’autostima.

    Spero ardentemente che avremo la forza di superare queste evidenti criticità, ma se non accadesse non avrei nulla da rimproverare a nessuno dei nostri.

    Il campionato lo vincerà chi avrà più equilibrio di risultati tra girone di andata e girone di ritorno.

    Che io speri si tratti dell’Inter è normale. Che ne sia sicuro è…falso

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  8. Sicuramente è tutto condivisibile ciò che scrivi, la mia era solo una richiesta del perchè – se fosse così lamapante che il nostro gioco è più dispendioso di quello degli altri – non ci adeguiamo a quel gioco che paga di più in campionato.
    E ho provato a fare un’ipotesi: non abbiamo i giocatori adatti a fare quel tipo di gioco per cui optiamo per l’altro e…..insistiamo nell’inserire gente adatta a quel gioco perchè evidentemente crediamo sia più redditizio. Di nuovo, se sapessimo che è oggettivamente quasi impossiible reggere una stagione con quel gioco, non sarebbe una scelta molto brillante perpetrarlo.
    “Chi è inferiore tecnicamente cerca di chiudere gli spazi e di ripartire”: perfetto. Solo che la gobba non è inferiore tecnicamente a quasi nessuno (tranne forse noi) in Italia eppure lo fa praticamente sempre. Si, ancje contro la Salernitana fino a che c’è stata parità numerica. E’ una loro scelta che purtroppo paga.
    Atletico non gioca più così da alcune stagioni e sinceramente faccio fatica a trovare altri team di fascia alta giocare così in altri campionati: City? Liverpool? Arsenal? Real Madrid? Barca? Bayern? Psg? Boh, io non vedo nesssuno deti top team dei loro campionati applicare il gioco speculativo. Eccezione è Italia. E lo è quasi sempre stato perchè la scuola calcistica è questa.
    Potremmo copiarla se c fosse certezza che spendi meno.
    Io non credo che sia così o per lo meno richiede caratteristiche specififche dei giocatori che purtroppo loro hanno. E poter giocare un match a settimana: se affaticati le ripartenze lunghe diventano più complesse così come le chiusure difensive.

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  9. Leggevo (non solo qui) le stesse considerazioni sul dispendio enorme di energie anche con Conte: giocare bassi e ripartire, si sosteneva, richiede un dispendio fisico e di concentrazione enorme per cui era prevedibile potessimo calare.
    Forse, dico forse, ogni tifoso considera le fatiche della propria squadra superiori alle altre. Ma è una questione molto difficile da oggettivizzare. Credo che il singolo impegno settimanale sia, invece, più decisivo unito a però a qualità tecnico/fisiche indiscusse di cui i gobbi beneficiano. E che gli anni passati non avevano sfruttato a causa di alcune scelte di mercato errate e di un doppio impegno che richiede un approccio più attivo per pagare

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  10. Comunque ogni azione una protesta.
    Il calcio nostrano sta inizando profondamente a stancarmi. E io amo questo sport

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  11. Benissimo, primo trofeo di stagione, bravi. Non una partita fantasmagorica (tipo quella precedente), ma non e’ che possiamo giocarle tutte a mille .
    Spiace per i fischi nell’intervallo quando si e’ fatto il minuto di silenzio per la morte del Grande Uomo Gigi Riva (sembra che i locali non capissero perche’ non si ri-incominciasse a giocare …). Boh, tutte le societa’ hanno bisogno di soldi,ma cosi’ ci si sta proprio svendendo senza vergogna. Spero si torni a giocare in Italia dall’anno prossimo, chiunque siano i contendenti, chiaramente.
    Barella e’ entrato in campo per prendersi il giallo ed essere sicuro di giocare con la Juve. Non e’ che abbia dovuto sforzarsi poi tanto per, giustamente, beccarselo, all’ennesima protesta

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