Se a Barcellona Inzaghi e i suoi ragazzi avevano scritto un'avvincete pagina di storia, nel ritorno a San Siro hanno sciorinato una prestazione che li colloca di diritto nella leggenda del calcio. Inter - Barcellona, e il conseguente approdo alla seconda finale in tre anni, apparterrà per sempre al libro in cui vengono raccolte le rarissime leggende incancellabili del calcio, sullo stesso livello di Italia - Germania 4-3, per intenderci. Le due partite di ritorno con Bayern e Barcellona dimostrano l'enorme forza di questo gruppo, vero propellente per le imprese della squadra. Psicologicamente passare da 2-0 a 2-3 sarebbe stata una mazzata decisiva per qualunque squadra che non avesse la nostra forza morale (quella fisica orami era in calo). Ebbene, un nostro quinto ha compiuto un'azione irresistibile, dopo oltre 100 di gara tiratissima e l'ha messa in mezzo dove un trentasettenne difensore centrale, con il cuore e i polmoni di un leone, si è fatto 80 metri di campo per trovarsi all'appuntamento con il gol bruciando sul tempo chi lo marcava e segnando un gol da grande puntero con il piede... sbagliato. Ma non basta: nel recupero il nostro Thuram, ormai quasi claudicante, ha trovato la forza di farsi largo, difendere palla tra tre avversari e servire in un fazzoletto Taremi. L'iraniano a sua volta ha avuto la lucidità di girarla per Frattesi che intelligentemente si è staccato dalla marcatura, ha ritardato il tiro mandando fuori tempo gli avversari e ha segnato il gol della vittoria clamorosa. Questo gruppo ha grande orgoglio, forza morale ed è un gruppo incredibilmente compatto, dal portiere all’ultimo entrato. Tutti insieme, soffrendo come è inevitabile contro due delle squadre più forti del mondo, sono stati capaci di andare a prendersi la qualificazione all'ultimo respiro sia con i tedeschi sia con i catalani. E che “all'ultimo respiro” non sia un modo di dire lo dimostra il malore che ha colpito Frattesi dopo la segnatura. Le ultime nostre partite in Champions hanno rappresentato uno spot per il calcio. Milioni di ragazzini nel mondo, dopo aver visto queste pagine di calcio emozionante, diventeranno tifosi o almeno simpatizzanti nerazzurri.
Tag: mehdi taremi
Arrivederci, scudetto: Inter – Roma 0-1
Che non fosse la nostra annata, almeno per lo scudo, lo si era capito sin dalle prime giornate, con una difesa colabrodo e con i punti buttati un po' ovunque, a cominciare da Genova, proprio nella giornata d'esordio. La forza oggettiva della squadra, quando ha tutti gli uomini e i migliori sono in condizione, ci ha permesso di superare queste disavventure e riconquistare la testa della classifica. E ci ha fatto illudere, anche se non siamo mai caduti nella trappola incensatoria dei giornalisti prezzolati e interessati. La questione era semplicissima: il campionato italiano, piaccia o non piaccia, è diverso dagli altri. Tranne rarissime eccezioni, lo si vince lottando sino alla fine, in tutte le partite e quando si è sul filo del rasoio diventa determinante non avere buttato punti nei momenti in cui eri al meglio e stavi amministrando le gare. Genoa, Monza, Juve, Bologna, Napoli, Parma: troppe volte avevamo la partita in pugno e ci siamo fatti rimontare per cali di tensione (anche comprensibili visti gli impegni e la rosa, non è questo il punto)… Nel post il racconto della partita contro la Roma. La Roma del “difensivista bieco” Ranieri contro cui la diversità di condizione atletica è apparsa evidente: erano loro ad avere le energie per pressarci alti, i giallorossi schieravano persino due punte vere e un quinto offensivo come Soulé... Quindi considerazioni sulla composizione della nostra rosa attuale e anche in proiezione “futura”, fermo restando che adesso la priorità è concludere bene la stagione e in particolare cercare di fare bene in semifinale di Champions contro il Barcellona, detto che il campionato a questo punto appare essere definitivamente sfumato. Ci sono poi dei riferimenti di carattere storico cui guardare e da cui cercare di trarre degli insegnamenti, detto che la parabola di questa squadra – ci auguriamo che ovviamente il finale possa essere differente – ricorda quella dell’Inter di Helenio Herrera del 1966/1967. Allora avevamo condotto il campionato sempre in testa, dalla prima alla penultima giornata e avevamo dominato in Europa, dove ci restava solo l’ultimo step, sulla carta il più agevole, contro il Celtic Glasgow. Ma eravamo arrivati al momento decisivo della stagione con la squadra sfinita, incapace di battere un Napoli modesto a San Siro, alla penultima, e di segnare un solo gol a Mantova, contro i locali già retrocessi… La clamorosa flessione psico-fisica sarà poi confermata nella finale in Portogallo, contro il Celtic, aiutata anche lì dal fattore “assenze”: mancava infatti il “leader maximo” Luisito Suarez. Augurandoci che le cose possano andare diversamente, per il futuro ci viene ancora in soccorso il confronto con l’Inter di HH che perse tutto all’ultima giornata. Allora si decise di rifondare, vennero presi 10 giocatori nuovi, ma 10 giocatori in un colpo, per motivi finanziari, non potevano che essere mediocri. Si dovettero aspettare 5 anni per rivincere e fu comunque possibile solo grazie all'apporto dei leader storici: i difensori, Corso trasformato in regista, Mazzola e Boninsegna. Attenzione quindi a come bisognerà muoversi, consapevoli che per ovvie ragioni gli interventi importanti potranno essere pochi. Non potremo permetterci di sbagliare.
Segnali molto incoraggianti, ma si deve continuare a crescere: Inter – Stella Rossa 4-0
Non era una settimana facile dopo il derby perso in quel modo, con due partite fondamentali in tre giorni e con i rumors extra calcistici che potevano disturbare l'ambiente. Il risultato è stato: due vittorie, sette gol fatti e due subiti; la posizione rafforzata sia in campionato sia in Champions League. C'è soddisfazione, sia per i risultati sia per le prestazioni. È una buona base di rilancio e, se dopo Udine qualche motivo di perplessità era inevitabile (soprattutto per alcune gravi leggerezze nella fase difensiva), avanzare critiche dopo un sonante 4-0 in Europa sarebbe fuori luogo. Eppure, se si vuole il bene dell'Inter e non si vive alla giornata, bisogna ammettere che ci sono ancora possibili margini di crescita e, per poter perseguire fino in fondo i nostri ambiziosi obiettivi, il lavoro dei tecnici e dei giocatori dovrà portare altri miglioramenti. Non stiamo parlando infatti di fare un buon campionato e di non sfigurare in Europa, bensì di provare a vincere il campionato e a fare strada in Europa. Due obiettivi estremamente ambiziosi (dopo diversi mercati fatti senza spendere e abbattendo il monte ingaggi, a diversità di altri, checché se ne dica) che per essere raggiunti contemporaneamente richiedono una squadra che si esprima con continuità al top delle sue possibilità. Tra Udine e Stella Rossa, Simone Inzaghi azzecca il turn over. Resta il fatto che per aspirare a grandi obiettivi, la squadra debba diventare più cinica davanti e più ordinata dietro. Non ci sono dubbi sul fatto che il mister ci lavorerà con impegno e capacità indiscussa. Vince quattro a zero anche la Primavera in Youth League. A segno Topalovic (finalmente una prestazione che lascia pensare a un ottimo acquisto), Cocchi, De Pieri, Mosconi. In campo si è vista un'Inter scintillante, molto ben organizzata, superiore nei singoli e abilissima nella manovra collettiva. Rispetto al campionato è un'altra Inter e il motivo è dovuto sicuramente anche al differente limite di età. Questa squadra i talenti li ha, eccome, e quando questi riescono a esprimere le loro qualità si vede anche un gran gioco. La squadra di Zanchetta ha dato spettacolo per organizzazione e qualità delle giocate. Più di un'ora di autentico godimento.
Dal calcio giocato (in amichevole) al calcio parlato. Anzi, il contrario
Nel post qualche considerazione sull'ultima gara amichevole disputata contro la Pergolettese (abbiamo vinto con il risultato di due reti a uno), più una specie di allenamento che una partita vera e propria. Quindi le considerazioni sulla prestazione dei nuovi arrivati (si conferma giocatore molto intelligente Taremi, ancora a segno), le note positive (Bisseck, Mkhitaryan, Cocchi, Kamate..) e quindi considerazioni sulla composizione della rosa in generale e sulle prospettive per quello che riguarda il calciomercato dove restano alcune questioni che sicuramente meritano di essere valutate con attenzione: la scommessa Arnautovic davanti; la possibilità che Darmian possa ancora fare il quinto con la stessa forza e resistenza; la mancanza di una punta "estrosa"; la questione che riguarda il difensore mancino e i centrali della difesa a tre. Il contenuto del post però riguarda due punti sostanziali e cioè: 1. Quali sono le prospettive della nuova proprietà e quali sono i suoi programmi per garantire, possibilmente e comeauspichiamo noi "tifosi con la sciarpa" (non ce l'ho neppure io, tanto più che in questi giorni fa veramente molto caldo), una gestione più ricca di successi di quella realizzata dalla proprietà uscente? 2. La domanda delle domande: meglio la politica dei parametri zero già pronti o investire su giovani futuribili (purché costino davvero poco)? Sono due temi evidentemente molto discussi tra i tifosi interisti e tra tutti gli "osservatori" a vario titolo al mondo Inter. Le argomentazioni portate avanti nel post sono veramente tante che riassumerle con poche frasi è impossibile. Detto che tutti noi auspichiamo che l'Inter di Oaktree possa anche migliorare i risultati ottenuti dalla proprietà Zhang e detto che senza dubbio Oaktre sa fare il suo mestiere (e che le sue scelte e i suoi interessi e quelli dell'Inter in questo caso devono per forza di cose coincidere) e che il curriculum dei due dirigenti del fondo che seguiranno il nostro club da vicino è impressionante, non possiamo non considerare cosa è accaduto negli ultimi anni, quando a fronte di restrizioni finanziarie, Steven Zhang abbia dato l'indirizzo (es. ridurre il disavanzo di tot. euro), ma poi lasciao il settore tecnico di operare entro quei paletti. Il risultato di questa politica è stato positivo sul piano tecnico e su quello finanziario (riduzione progressiva del passivo di bilancio aiutata anche dalla crescita degli introiti, a sua volta favorita dal miglioramento della squadra). Quali strategie, specie sul mercato (che è la questione che tiene banco in questi giorni, evidentemente), adotterà Oaktree non ci è dato saperlo, ma l'azienda calcio ha caratteristiche particolari che richiedono efficacia nelle politiche di gestione finanziaria, ma anche nella gestione tecnica e richiedono soprattutto, per avere successo, una straordinaria condivisione o meglio "complicità" tra i due livelli.



