Un pessimismo non scaramantico

Facciamo il punto della situazione durante la pausa per gli impegni delle selezioni nazionali di calcio e all’indomani delle prime due giornate di campionato e della chiusura del calciomercato. Si tratta di una pausa segnata per tutti i tifosi da sensazioni negative e da un certo pessimismo che deriva tanto da considerazioni tecniche quanto psicologiche, derivanti, queste ultime, in primis, da come è terminata la scorsa stagione. Anche durante questa estate, segnata dal cambio di allenatore e dalle dichiarazioni di Lautaro, che rivelano una certa tensione all’interno dello spogliatoio, è mancata una scossa importante, che poteva essere data dal calciomercato. L’undici titolare è rimasto invariato – secondo alcuni questa sarebbe una annotazione positiva – e sono arrivate delle “seconde linee” o meglio delle “alternative”, giovani emergenti, da testare a questo livello. Infine, proprio l’ultimo giorno di calciomercato, c’è stato lo “scambio” Pavard-Akanji, da molti giudicato a priori abbastanza positivamente. Al centro c’è però il discorso tecnico-tattico, che non può prescindere dal nuovo allenatore e dalla sua legittima voglia di applicare le proprie idee. Cristian Chivu ha esplicitato le sue idee e ha cominciato a sperimentarle: maggiore verticalizzazione; predisposizione di un modulo alternativo (3421), che comporta anche maggiore aggressività “alta”, per mantenere la compattezza. Le dichiarazioni recenti secondo cui sarà costretto a mettere in atto le sue idee “con quello che abbiamo”, perché non ci sono altre soluzioni, sono giustificate dal mancato arrivo di un dribblatore davanti, di un centrocampista interditore e di un difensore giovane, ma già pronto e veloce. Di fatto ci troviamo di fronte a un cantiere aperto e per vederne i risultati occorrerà tempo e… tanta speranza. Ma alla ripresa del campionato andremo subito ad affrontare la Juventus e poi ci aspetta una difficile trasferta ad Amsterdam contro l’Ajax. In tutto questo l’ottimismo della volontà (piuttosto “abusato”) è legato soprattutto alla qualità tecnica e caratteriale di parecchi nostri campioni, che non può essersi persa all’improvviso, e alla profonda conoscenza del calcio ad alti livelli del nostro allenatore. Speriamo che questi due elementi possano bastare.