Il dispiacere di Colonia non cancella una stagione positiva, adesso va sciolto il nodo allenatore

Non ho scritto subito dopo la sconfitta nella finale contro il Siviglia in primo luogo perché non ho avuto tempo a disposizione; secondariamente perché c’è stata un po’ di giusta delusione per la sconfitta. La terza ragione è che sconfitta a parte, mi sono sentito come in uno stato di sospensione, come molti altri tifosi, per diverse ragioni. In modo particolare, ovviamente, per quella che è la posizione relativa il nostro allenatore.

Provo per quanto possibile a essere breve e esprimere un mio punto di vista sulla finale e quella che è la situazione attuale e i prossimi sviluppi.

Fermo restando che mi trovo in buona sostanza d’accordo – nello specifico per quello che riguarda il giudizio sulla posizione del mister – con quanto espresso in maniera molto lucida da Luciano nei giorni scorsi e che riprenderò alcune delle sue considerazioni.

Peraltro il giudizio sulle dichiarazioni di Antonio Conte e il suo possibile addio, le ragioni che porterebbero a questa scelta, secondo me non sono da considerasi separatamente da quelle che riguardano il giudizio sulla stagione e in fondo anche l’esito della finale contro il Siviglia.

Partiamo da questa.

Contro gli spagnoli non abbiamo fatto male. Forse se le cose fossero girate “meglio” (ma con i “se” non si va da nessuna parte) avremmo pure potuto fare nostra la finale.

Ammetto che dopo il goal su rigore di Lukaku (grande break di Nicolò Barella su Banega, alla fine però grande protagonista del match, e poi ennesima mostruosa dimostrazione di forza del belga che si guadagna la massima punizione che poi va a realizzare) ho pensato che avremmo fatto “polpette” dell’avversario e che già prima del calcio d’inizio ero moderatamente ottimista (sono sempre “cauto” per natura) sulla possibilità di portare a casa la coppa.

Poi cinque minuti dopo il Siviglia ha pareggiato e ho capito che non avevo capito niente (scusate il gioco di parole) e che sarebbe stata dura.

Lo svolgimento del match da quel momento in poi ha rafforzato in me questa convinzione e dopo il loro goal del 2-1 (anche se poi siamo stati noi a pareggiare subito dopo) ho realizzato che non l’avremmo vinta.

È vero: paradossalmente dopo il pareggio di Godin, potevamo persino andare in vantaggio con Gagliardini, poi con Lukaku che sprecava malamente a tu per tu con Bono. Negli ultimi minuti abbiamo avuto altre due buone occasioni con Sanchez e con Candreva…

Ma il destino della partita mi è sembrato segnato dopo il secondo goal di de Jong.

Dico che il Siviglia ha meritato di vincere e che nei novanta minuti si è dimostrata una squadra più forte, sicuramente con una tenuta mentale e una capacità migliore di giocare una partita di questo livello.

Del resto devo anche ammettere che fossi stato nel mister, mi sarei giocato la partita, almeno all’inizio, esattamente allo stesso modo.

Antonio Conte ha mandato in campo la squadra che ha fatto bene nelle ultime partite e nell’ultimo periodo, già prima della tornata di gara di Europa League, e ha messo in campo gli undici giocatori che più danno garanzie in questo momento.

Non ne aveva altri o quasi in panchina.

Quali altri giocatori avrebbero dato una qualche garanzia di rendimento su buoni livelli?

Probabilmente solo Biraghi (qui ci torneremo su) e al limite Eriksen.

Ma alla vigilia penso che nessuno avrebbe voluto una formazione diversa.

Se non altro nel caso del cambio Eriksen per Gagliardini, ci si sarebbe posti delle domande nel merito dell’impatto dell’ex Tottenham che non ha mai dato un rendimento continuo sin dal suo arrivo e che ad oggi è e resta sotto molti aspetti una specie di “enigma”.

Il Siviglia ha vinto perché già nel primo tempo si è visto che teneva meglio il campo sia sul piano tattico che per quello che riguarda la concentrazione.

I nervi dei nostri ragazzi sono evidentemente venuti meno dopo il pareggio e al venire meno della “testa” si è accompagnato per forza di cose un dispendio sul piano delle energie fisiche e mentali che nel nostro caso è stato ed è sempre superiore a quello degli avversari.

Anzi, DEVE essere sempre superiore a quello degli avversari.

Perché siamo “obbligati” a giocare così: dobbiamo sempre dare il 101% o non portiamo a casa il risultato neppure contro… Bologna e Sassuolo.

Con tutto il rispetto per Bologna e Sassuolo.

Se poi davanti hai una squadra che ha un buon tasso tecnico e anche cattiveria e che è abituata a giocare partite di questo livello, allora è facile che a questo calo sul piano fisico e mentale, corrispondano poi delle imprecisioni, che sono poi quei dettagli che qui ti fanno perdere le partite.

I due goal subiti di testa da de Jong sono diversi l’uno dall’altro e forse il mio giudizio sarà banale, ma una squadra così forte in difesa, non prende due goal di testa così facilmente.

Il primo al termine di una azione manovrata sulla destra, dove avevano i giocatori più forti e dove chiaramente Young sarebbe stato in difficoltà (l’unica scelta che recrimino al mister, forse Biraghi dietro avrebbe tenuto meglio). Il secondo addirittura su calcio da fermo.

Sono stati il segno di una chiara difficoltà sul piano mentale, manifestata anche da quel richiamato nervosismo in una successione di falli e di scontri di gioco anche violenti, ma dove loro apparivano più consapevole di quello che stavano facendo rispetto ai nostri.

Abbiamo reagito con vigore con il colpo di testa di Godin, ma la partita ha ripreso con lo stesso registro.

Anche se come detto, abbiamo avuto delle occasioni.

Giusto dire che avremmo potuto vincere “se”, ma non è andata così.

Dispiace e accetto la sconfitta con grande amarezza, ma allo stesso tempo lucidamente – come avevo detto alla vigilia – non posso che considerare positivamente questa annata e il lavoro fatto da tutte le parti in causa e mi riferisco adesso poi specialmente al mister, perché è finito lui per primo nel ciclone dei tifosi e degli addetti ai lavori (lasciamo stare le critiche ai giocatori, se si arriva persino a criticare un giocatore fondamentale come Brozovic significa che siamo alla frutta, ma in passato – vale la pena ricordarlo – abbiamo buttato spazzatura su calciatori e uomini come Cambiasso e Zanetti…).

Antonio Conte ha ottenuto il massimo possibile da questa squadra: il secondo posto in campionato a un punto dalla Juventus (sì, va bene, non siamo mai stati in lotta per il titolo, ma questo non cambia nulla); una finale di Europa League.

Certo, se giochi una finale poi dopo vuoi vincerla, se perdi in qualche modo hai “fallito”, ci sta poco da fare. Nessuno dopo una finale persa, voglio dire, si accontenta del risultato raggiunto. Però bisogna assumere un atteggiamento razionale e dire che anche qui siamo comunque arrivati “secondi”.

Detto questo, passiamo alle sue dichiarazioni.

Anche io penso, come Luciano, che Antonio Conte non abbia nulla da recriminare alla società.

Suning e Marotta lo hanno sempre sostenuto, gli hanno dato carta bianca e gli hanno preso tutti i giocatori che ha chiesto.

A gennaio gli hanno preso non solo un esterno (a fronte del ko di Asamoah, c’era ancora anche Dimarco in rosa), ma due e va bene che sia Moses che Young non erano prime scelte, ma sono comunque due giocatori di profilo internazionale.

Allo stesso tempo non sappiamo tutti i retroscena sull’arrivo di Eriksen.

Sicuramente non è stata fatta una preferenza per il danese rispetto a… Vidal. Il cileno non era prendibile, la verità è questa, mentre per il danese ci deve essere stata una vera e propria occasione e la società l’ha colta.

Conte era contrario? Se lo era non ce lo ha mai detto.

Poi è vero che non lo ha fatto giocare, ma non possiamo dire che non ci abbia provato. Quando poi ha visto che la squadra funzionava meglio in un altro modo, ha fatto altre scelte. Come è giusto.

Nessuno penso si sia sognato di dire a Mourinho che doveva far giocare per forza Quaresma quando il portoghese si è rivelato inadeguato.

Nessuno gli ha rimproverato nel suo primo anno di essere ritornato a giocare col “rombo” invece che il 433 che aveva proposto a inizio stagione.

Oddio, forse qualcuno lo ha fatto, ma come abbiamo detto prima, c’è stato chi ha criticato due giocatori esemplari come Cambiasso e Zanetti. Persino Milito.

Ogni allenatore fa delle scelte. Poi le rivede in base al materiale umano a sua disposizione. Se non lo fa è quantomeno autolesionista.

Conte è stato definito ed è definito come un “martello”, uno che picchia sulla testa dei suoi giocatori e cui chiede il massimo sotto ogni aspetto.

Sotto questo aspetto gli si deve riconoscere un grandissimo carattere e la capacità di fare gruppo e di fare risultati anche con materiale non di primissima scelta.

Ma il mister non ha un carattere così forte come potrebbe sembrare, sotto altri aspetti.

Il suo sistema di gestione è altamente dispendioso e stressante.

Lo è per i giocatori, tanto sul piano fisico che mentale, tanto durante gli allenamenti che nel corso delle partite.

Lo è per lo stesso Antonio Conte, che per ottenere risultati deve evidentemente mantenere sempre la tensione alta, nella gestione del gruppo e nella gestione di se stesso nei rapporti con tutte le parti in causa: dirigenza e giocatori e poi mass media e avversari di ogni tipo.

Questa non è una critica all’uomo e all’allenatore Antonio Conte, ma è un dato di fatto che costituisce da una parte un suo grande pregio, dall’altra un suo limite che forse – dico, forse – può avere costituito anche un limite nella sua carriera fino a questo momento e che gli ha impedito di fare uno step in più, come può avere costituito anche un limite in alcuni momenti nel corso di questa stagione.

Fermo restando che si può benissimo dire che se non ci fosse stato lui, ma un altro allenatore, con la stessa squadra magari non saremmo arrivati secondi in campionato e in finale di coppa.

Non faccio adesso valutazioni sul mercato, ne parleremo nei prossimi giorni, anche perché penso molto poi dipenderà anche da chi sarà il nostro prossimo allenatore.

Ma dico chiaramente che se dovessi e potessi scegliere, continuerei con Conte.

I risultati parlano per lui e penso che il gruppo sia dalla sua parte. Così come penso che società e dirigenza siano pronti a rinnovare la fiducia e fare il massimo per consegnargli una squadra ancora più forte.

D’altro canto, se lui deciderà di chiudere questa avventura, ne prenderò atto, auspicandomi che a questo punto sarà fatta una scelta ancora migliore e che vada in una direzione di fare ulteriormente crescere la squadra, che l’anno prossimo deve essere chiamata a competere per la vittoria dello scudetto.

Massimiliano Allegri, candidato “in pectore” a una eventuale successione, è un allenatore di prima fascia e tatticamente direi anche più preparato di Antonio Conte.

Se ci dovesse essere questo cambio (non è del resto mica detto che in caso di addio di Conte arrivi Allegri…), non è detto che la cosa debba essere per forza negativa. Ma possiamo nel caso poi misurare la cosa solo sulla base dei risultati della prossima stagione.

Così come non è detto che Allegri non possa anche lui qui trovare qualche difficoltà sul piano delle pressioni che chi è deputato a stare sulla nostra panchina, è costretto per forza di cose a subire.

Antonio Conte è un emotivo, Allegri è apparentemente molto più pacato nei modi, almeno apparentemente lo si potrebbe definire come un “mite”.

La sua mitezza può essere un vantaggio (ad esempio in un ambiente superprotetto come la Juventus, ma pure il Milan prima, lo è stato sicuramente) ma potrebbe anche rivelarsi un limite.

Che resti Conte oppure arrivi Allegri, il nostro allenatore avrà davanti una mission difficilissima e obiettivi importanti da raggiungere, più il quoziente di difficoltà è alto, tanto più saranno grandi le pressioni. Non sono ammessi “capricci” e questo non è un ammonimento quanto una considerazione seria sul quoziente di difficoltà e l’atteggiamento necessario per la “centrifuga Inter”.

Emiliano D’Aniello

Foto: il mister Antonio Conte mostra tutta la sua “carica agonistica” durante la finale di Europa League. Purtroppo la grande stagione dei nostri ragazzi non è stata premiata con la conquista del trofeo, che è andato al Siviglia. Gli spagnoli hanno vinto 3-2.

316 pensieri riguardo “Il dispiacere di Colonia non cancella una stagione positiva, adesso va sciolto il nodo allenatore

  1. Grande Luciano. Males in primavera non sarebbe male, Espinoza è infortunato da sempre, chissà se è ancora in rosa

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