Ora, anche la nazionale del Paradiso ha trovato la sua ala mancina: RIP, Mariolino Corso, piede sinistro di Dio

Nel giorno in cui si sono tenute le onoranze funebri per salutare e ringraziare uno dei più grandi e creativi campioni che abbiano calcato i campi di calcio, ho pensato di scrivere due righe, per dare a lui, come le mie modeste capacità mi consentono, un saluto e un ringraziamento

Ognuno di noi, quando nasce, riceva in dono dalla sorte delle qualità, che poi sta alle nostre scelte consapevoli, di vita, valorizzare o, in qualche modo, neutralizzare.

I doni della sorte, però non sono di uguale rilevanza per tutti, come non lo sono le capacità e le attitudini a trarne il massimo profitto.

Quel 25 agosto 1941, a San Michele Extra, quartiere di Verona, la sorte (o la Dea Eupalla, per i… credenti) ha deciso di regalare a un nuovo nato delle qualità straordinarie, che sfruttate convenientemente ne avrebbero fatto un protagonista della storia calcistica nazionale e non solo.

Qualcuno ha scritto giustamente che quel giorno non è nato un atleta, ma un artista.

Giustamente perché Mariolino quando sfiorava il pallone con il suo piede magico, aveva la stessa raffinatezza con la quale Raffaello dipingeva, aveva la creatività con la quale Leonardo produceva le sue invenzioni inarrivabili.

Ma il ragazzo non era certo un grande atleta.

Brera, che lo amava quasi come un figlio, lo aveva definito ‘il participio passato del verbo correre’.

Era persino un po’ pigro: leggendari i suoi ‘riposi’ nelle partite estive, al riparo dell’ombra dispensata dagli spalti del Meazza.

Così come la sua andatura ‘ciondoloni’, il suo incedere che non dava mai l’impressione che si affrettasse.

Mariolino nel calcio di oggi avrebbe incontrato qualche difficoltà in più, forse.

Ma poi avrebbe messo a sedere tutti gli avversari, con le sue finte, le sue invenzioni, le sue traiettorie irripetibili.

Mariolino non era un santo, si dice che gli piacesse molto il recioto della sua terra e che non disdegnasse il brandy spagnolo procurato da Luisito. Non lo so, questa è solo una voce che raccolgo.

Si dice anche che, pur da timido apparente qual era, avesse l’indole del tombeur des femmes, e su questo potrei raccontare qualche aneddoto confermativo, del quale sono stato testimone. Ma ovviamente, mi astengo.

Tuttavia in Paradiso non ci vanno solo i santi, altrimenti là non ci sarebbe mai un problema di… distanziamento.

E in ogni caso per lui avrebbero fatto un’eccezione.

In Paradiso l’avevano preceduto un presidente, AM; un allenatore HH; due capitani: Giacinto Facchetti e Armando Picchi, che sicuramente hanno fatto presente al Deus Ex Machina, che un altro centrocampista-attaccante mancino così bravo, per la loro rappresentativa, non si sarebbe potuto ritrovare da nessuna parte.

E del resto, come avrebbe potuto, l’Onnipotente, rinunciare al suo stesso piede sinistro?

E quindi, un giorno del maledetto anno 2020, Mariolino è volato in cielo, con la stessa leggerezza con cui calciava le punizioni a foglia morta.

Ricordo benissimo il giorno in cui si è presentato a Milano, dalla sua natia Verona. Con lui erano arrivati all’Inter altri due compagni del SM Extra, ai quali avremo occasione di accennare: Da Pozzo e Guglielmoni. Non avevano la sua stessa qualità calcistica, ma hanno comunque fatto bene a livello professionistico ed erano personaggi interessanti, diversissimi da lui.

Era l’estate del ’58 (sono andato a controllarlo, perché la memoria sulle date lontane poteva tradirmi) e si presentò agli allenamenti questo ragazzino, appena sedicenne (avrebbe compiuto gli anni a fine agosto), magrissimo, con delle grandi orecchie a sventola, la stempiatura precoce che lasciava presagire un rapido impoverimento della capigliatura.

Apparentemente la sua immagine poteva sembrare poco affidabile dal punto di vista atletico ma sul campo ha dimostrato subito di esprimersi con il linguaggio universale tipico dei (rari) fuoriclasse.

Io sono sempre stato un amante dei giocatori solidi, veloci e potenti, costanti e incisivi, che preferivo ai virtuosi: impazzivo da bimbetto per Nyers, quando tutti celebravano i dribbling del Nacka (per essere biondo e mancino, Nacka fu a lungo il mio soprannome). Ma io non capivo perché si impazzisse per un dribbling magari sterile dello svedese piuttosto che per un gol da sfondare la rete dell’apolide strapotente.

Avevo preferito il genio costruttivo anche se oscuro di Mazza ai numeri da circo di Faas Wilkes e avrei mantenuto questo orientamento per tutta la vita.

Per esempio, a suo tempo Beccalossi mi piaceva, ovviamente, ma non mi ha mai entusiasmato fino in fondo. Il mio idolo in quella squadra era Altobelli, che stravinceva sempre i test di Cooper, non si infortunava mai, correva ancora al 90’ (grazie al suo fisico agile) ed era molto più decisivo.

Però Mariolino Corso era riuscito a rappresentare l’eccezione a una regola che per me, come dicevo, vige ancora oggi.

Dopo aver segnato in Coppa Italia contro il Como, quando aveva ancora solo 16 anni (anche questo l’ho letto), e dopo alcune partite con le riserve, esordì in prima squadra il 23 novembre nel match vinto a San Siro per 5-1 contro la Samp e diede subito al mondo una notizia: quel giorno a San Siro era nata una stella del calcio.

Io ero presente ed ebbi subito quella certezza.

Una settimana dopo segnò il suo primo gol, nella vittoriosa gara contro il Bologna

Non sono certo che fosse in quell’occasione, ma un giornale di Milano usci con questo titolo:

“Napoleone era corso, Corso è Napoleone”.

Per un diciassettenne giocare in quell’Inter era tutt’altro che facile. La prima linea titolare era composta da Bicicli, Lindskog, Firmani Angelillo e Skoglund, dietro di loro c’erano giocatori come Arcadio Venturi, Rovatti (già sopranominato ‘Renzo gol’), Mereghetti e lo stesso suo compagno Guglielmoni.

Ma Mariolino entrò e in pratica non uscì più

Da quel momento, la strada del giovanissimo veronese fu tutta in discesa. Il suo talento inarrivabile ne fece subito una stella.

L’esordio in azzurro venne solo a 20 anni nella partita persa 2-3 contro l’Inghilterra: ma anche in quel caso non era facile trovare un posto da titolare perché all’epoca giocavano gli ‘oriundi’ come, per far solo qualche esempio, Sivori, Lojacono, Altafini.

In realtà le più grandi soddisfazioni Mariolino le ha avute con l’Inter, con la quale vinse, sempre con un contributo decisivo, ben 4 scudi (e perso uno spareggio vergognoso con Bologna, graziato per doping), due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, oltre a tanti altri successi.

Resteranno per sempre nella storia, per importanza, il gol che avviò la rimonta dei nostri sul Liverpool (la famosa ‘foglia morta’) e il gol decisivo nella super sfida intercontinentale con l’Independiente (1-0 nei supplementari).

Mariolino arrivò anche settimo nella graduatoria del pallone d’oro e forse solo la modestia dei risultati colti dalla nazionale in quel periodo gli impedì di ottenere di più.

Tra l’altro in nazionale, ben presto si trovò la strada sbarrata da due ‘abatini’ come Mazzola e Rivera, ai quali uno con le sue caratteristiche difficilmente poteva aggiungersi.

Quando nel ’60-’61 arrivò a Milano Helenio Herrera, Corso era già un giocatore affermato, anche se giovanissimo.

Aveva trovato un ruolo che conservò per gran parte della sua carriera (oltre 500 partite in serie A con 101 gol e un numero smisurato di assist): esterno sinistro atipico, con caratteristiche ovviamente offensive.

In linea di massima, si giocava con il libero oltre a tre difensori marcatori, quattro centrocampisti, di cui due esterni, e due punte.

Corso fu messo all’ala come è accaduto anche in seguito per molti attaccanti che avevano qualità tecniche eccelse ma mancavano di solidità, ritmo, continuità per operare in mezzo al campo, dove devi “giocare generoso, sempre lì, lì nel mezzo finche ce n’hai stai lì” (cit).

Basti citare l’esempio di Pirlo, che vidi giocare contro la nostra Primavera al’Arena, due anni sotto età, un fisico mingherlino, l’impossibilità di misurarsi con gli altri sul piano della forza e della continuità e quindi con un ruolo di attaccante aggiunto sulla fascia, che sarebbe stato confermato nei primi anni da noi, in attesa dell’evoluzione muscolare per certi versi inattesa, al Milan.

Nei primi anni di Inter la situazione veniva bilanciata dalla presenza sull’altra fascia del generosissimo Bicicli, che tornava assai spesso venendo di fatto a creare sul campo una sorta di 1333.

Il mago, al suo arrivo cercò di impostare una formazione iper offensiva, con il libero Zaglio che giocava da punta aggiunta nell’area avversaria, ma i giocatori di classe mancavano (basti pensare ai primi arrivi importanti: Morbello, Bettini, Balleri, Hitchens). Angelillo aveva già imboccato la via del declino, come Firmani e Lidskog, mentre Skoglund non c’era più, quindi Mariolino si confermò come elemento più talentuoso.

Nacque progressivamente la grande Inter, con l’arrivo di Burgnich, Suarez e Jair, l’affermazione di Facchetti e Mazzola, lo spostamento di Guarneri a stopper e Picchi a libero.

Si parlava di Inter ‘catenacciara’ ma, soprattutto nel secondo anno di trionfi, dopo la sostituzione di Tagnin con Bedin, non certo un marcatore, la squadra aveva sì tre difensori (Burgnich, Guarneri, Picchi) ma tutti gli altri erano incursori, creatori di gioco e finalizzatori: Facchetti era il quarto ‘difensore’, in mezzo quattro centrocampisti tutti di qualità (Jair, Bedin, Suarez, Corso) e due punte (Mazzola, più Milani, o Cappellini o Domenghini).

In questa squadra, equilibratamente offensiva, checché ne dica la stampa, Corso non venne mai messo in discussione.

Per quanto mi consta e per quanto la logica sembra indicare, non è vero che il mago non lo apprezzasse e che spingesse in ogni stagione per cederlo.

Corso era titolare indiscusso e il mago aveva certamente personalità e autorevolezza per non accettare imposizioni su chi schierare in campo.

E’ vero invece che il mago avrebbe voluto sostituirlo, se fosse arrivato uno dei due giocatori per i quali stravedeva: Gigi Riva o in subordine Pascutti. Ma, non essendo stato possibile arrivare a quelli, Mariolino giocava sempre e come abbiamo visto ha messo la sua firma determinante in tutti i successi più prestigiosi.

E’anche vero d’altra parte che caratterialmente il freddo, controllato ma ironico e arguto ‘Mandrake’ (l’altro soprannome di Corso) mal si coniugava con l’esuberante e un po’ rozza psicologia del mago.

Chi non ricorda i cartelli con gli slogan fatti affiggere negli spogliatoi e chi, conoscendo Mariolino, non immagina i possibili commenti ironici…

E’ stato citato di recente un episodio non si sa se realmente accaduto ma esemplificativo. Il mago tiene la sua concione nel pre partita: “siete i più forti, ora li dovete distruggere” e via pompando sull’autostima. Dal fondo dello spogliatoio si udì una caratteristica vocina un po’ stridula che commentava: “Perché non prova ad andare a chiedere nell’altro spogliatoio?”

Tuttavia secondo me la mancanza di feeling tra un grande campione e un grande allenatore non è mai stata un ostacolo alla loro onesta collaborazione.

Certo, il mago avrebbe preferito che Mariolino fosse un po’ meno indolente (soprattutto in allenamento), ma il veronese aveva altre caratteristiche e HH si rendeva conto che era decisivo anche così.

Comunque l’età scorre anche per gli Dei e tra la fine del ’60 e l’inizio del decennio ’70 anche le caratteristiche calcistiche di Mariolino venivano modificandosi.

Il nostro campione, grazie al suo piede raffinato, alla sua visione di gioco e alla sua intelligenza calcistica si è quindi riciclato progressivamente come regista centrale, una specie di Frustalupi più talentuoso (che, guarda caso, giocava al suo fianco nella stagione dell’ultimo trionfo di Mariolino, con i 7 punti di svantaggio dal Milan recuperati dopo l’allontanamento del ginnasiarca Heriberto, operazione nella quale ebbe certamente un ruolo di rilievo).

Oppure, se preferite, quel Corso si potrebbe paragonare a un nuovo Dino Sani: fosforo, piede e ridotta mobilità.

Nell’estate del ’73, ormai trentaduenne, si trasferì al Genoa, dove concluse, un paio d’anni dopo, la sua carriera da calciatore.

Fino a questo momento, la mia conoscenza è relativa quasi esclusivamente al calciatore, l’uomo – tranne qualche confidenza indiretta – avrei imparato a conoscerlo, sia pure parzialmente, più tardi.

Non avevo mai avuto occasione di scambiare due chiacchiere, né con lui né con Guglielmone, che era stato presto ceduto, se non ricordo male, al Pisa.

Invece avevo incontrato in qualche occasione Da Pozzo, il terzo ‘sanmicheliano’ di quella covata e il portiere che si diceva (simpaticamente) fosse ‘un po’ pazzo’, mi aveva confermato la sua personalità abbastanza spregiudicata e disinvolta, ben diversa da quella di Mandrake, che oggi i… virologi definirebbero ‘pauciloquace’.

Da Pozzo era estroverso e a mia precisa domanda mi confermò che per fare il portiere bisognava essere davvero un po’ pazzi, nel senso naturalmente di spregiudicati, sicuri di sé fino all’eccesso, ardimentosi.

Caratteristiche che allora tutti ritenevano scontate e necessarie per un portiere. I nostro grandi portieri del passato, a cominciare da Giorgio Ghezzi, avevano quella personalità esuberante.

Poi questo luogo comune venne smentito da Sarti, il portiere di ghiaccio, e più tardi da Zoff, l’uomo tranquillo.

Ma ogni tanto la figura del portiere pazzerellone riappare: basti pensare al presunto tuffo in una piscina… priva d’acqua di un nostro portiere degli anni successivi

Se la personalità di Corso era completamente opposta a quella di Da Pozzo, risultava diversissima anche da quella del terzo elemento di si quella covata: Guglielmone.

Ho conosciuto Guglielmone dopo il ritiro dall’attività agonistica, quando faceva l’osservatore per noi

Posso dire che si tratta di una persona straordinaria per cortesia e disponibilità.

Guglielmone faceva il suo lavoro con grande competenza e semplicità, non riteneva di essere un agente segreto all’interno di un modo di spie, per cui tutto doveva esser segreto e rimanere nascosto.

Pur essendo nato e avendo giocato in provincia, non soffriva di provincialismo.

Se lo avvicinavi rispondeva a tutte le tue domande, ti parlava dei giocatori di cui gli chiedevi caratteristiche tecniche e ti diceva persino dello stato di eventuali trattative (per la verità anche Suarez, che pure sappiamo essere invecchiato… male, da osservatore non si tirava indietro ed era prodigo di esternazioni).

Ma, tra chi ha lavorato nelle giovanili dell’Inter, nel passato, il più simile a Guglielmone, per disponibilità e semplicità e competenza è stato, a mio parere, Arcadio Venturi.

Sottolineata dunque la differenza di carattere e personalità tra i tre ‘gemelli’ veronesi, torniamo però a parlare del divino mancino.

I miei contatti con Mariolino si sono fatti un po’ più ravvicinati, ovviamente, da quando è tornato all’Inter come allenatore o dirigente del settore giovanile.

Mariolino poteva sembrare scontroso, ma era solo riservato, di poche parole, si diceva.

Comunque quando parlava era tagliente e lapidario, arguto e implacabile nel farsi beffe dei luoghi comuni che imperano nel calcio e soprattutto nell’ampia platea di incompetenti che vivono ai margini dello stesso, come gran parte dei ‘critici’ e dei giornalisti.

Anche come tanti tifosi, come me ad esempio (non dico tutti, ci saranno certo tifosi più competenti).

Ricordo sempre un episodio, che ho già citato, ma è esemplare.

Le nostre giovanili non vincevano titoli da qualche anno, ma nel 1997 i giovanissimi nazionali, guidati da Beppe Baresi e con Mariolino dirigente responsabile, dopo un campionato strepitoso, nella finalissima di Montecatini conquistarono il titolo rifilando sei gol al Bari di Antonio Cassano.

Ho avuto la fortuna di presenziare a quella gara, tifando insieme a Beppe Bergomi, ancora titolare nell’Inter e unico giocatore di prima squadra presente.

Cassano all’Inter era di casa: aveva disputato diversi tornei con la nostra maglia, in quelle occasioni veniva ospitato in famiglia dal capitano, Mauro Bergna (e i genitori ricordano ancora la difficoltà di contenere l’esuberanza – eufemismo – del ragazzino di Bari vecchia).

Tecnicamente però il ragazzo era super, sembrava dovesse venire da noi, ma poi il Bari offrì un posto di lavoro soddisfacente alla mamma che decise di restare nella sua città.

Antonio in quella stagione era stato travolgente e in pratica aveva trascinato la sua squadra in finale a suon di gol decisivi.

Durante la festa per lo scudetto si discuteva molto del campioncino pugliese. Ricordo di aver detto testualmente: ‘Oggi Trezzi (il nostro numero 10, ndr, autore di due gol nella finale) fa a 30 km/h quello che Cassano fa a 10 km/H’.

Corso intervenne in modo lapidario, come faceva lui, non per arroganza ma per gusto della sintesi: ‘Oggi si, ma quando avranno entrambi 20 anni ne riparleremo’

Cassano è diventato Cassano e Trezzi ha giocato in C con la Pro Patria (anche se un infortunio gli troncò in pratica la carriera alla vigilia del trasferimento all’Atalanta).

Ho citato questo episodio perché lì mi sono reso conto della differenza che passa tra un tifoso appassionato e un vero esperto geniale e con anni di grande calcio alle spalle.

Ho avuto altre occasioni di scambiare pareri su giovani giocatori e sempre i suoi giudizi erano lapidari: due o tre parole, ma secche taglienti e puntuali. Insomma definitive, oltre che azzeccate sempre.

Gli ho anche portato a visionare due ragazzini sui 12 anni, che avevano spopolato nelle squadre di origine. Dopo due minuti, mi ha detto che erano tecnicamente validi ma che non avevano il fisico per una prospettiva di carriera e in ogni caso mi indirizzò a due squadre allora associate all’Inter, per valutarne la crescita nel tempo.

Naturalmente i due non sono arrivati neppure a completare il settore giovanile.

Si può dire senza ombra di dubbio che l’arrivo suo e di Baresi ha costituito la svolta per il nostro settore.

Poi entrambi passarono ad altri incarichi, ma nel frattempo erano cresciuti come dirigenti Ausilio, Casiraghi, Samaden e i loro collaboratori che hanno incrementato decisamente la competitività nella continuità di tutto settore.

Mariolino è passato quindi a svolgere mansioni di osservatore privilegiato per la prima squadra e le occasioni di incontrarlo si sono fatte più rare.

So per certo, per esempio, che MM lo aveva mandato a Valencia a studiare metodi e sistemi di allenamento di mister Benitez.

Corso ne rimase favorevolmente impressionato, ma poi il tecnico spagnolo preferì la corte del Liverpool e sarebbe venuto da noi qualche anno dopo (non senza averci regalato prima una… soddisfazione… remember Istanbul?)

In conclusione credo di poter dire che da giocatore, da allenatore, da dirigente e da osservatore Corso ha mantenuto una costante: ha operato sempre da fuori classe, da predestinato per il calcio più grande e spettacolare.

La sua genialità calcistica, la sua competenza, la sua intelligenza e persino la sua arguzia dissacrante ma mai gratuita ci mancheranno.

Dovranno passare molti anni, prima che la Dea Eupalla elargisca tutte queste doti, in contemporanea in un solo suo figlio prediletto.

Ma a chi l’ha conosciuto, con il ricordo, resta l’immensa soddisfazione di poter dire: io c’ero, io ho visto, io l’ho ammirato

Ciao, Mariolino e grazie di tutto.

Luciano Da Vite

Foto: Mario Corso con al braccio la fascia da capitano dell’Inter. Mariolino è deceduto lo scorso 19 giugno, a 78 anni. 

42 pensieri riguardo “Ora, anche la nazionale del Paradiso ha trovato la sua ala mancina: RIP, Mariolino Corso, piede sinistro di Dio

  1. Che bel post Luciano, ti ringrazio molto perché ci hai raccontato il giocatore e l’uomo e un sacco di storie che credo nessun altro avrebbe potuto raccontare. Sono peraltro passaggi anche storici molto importanti e fai anche giustizia su quella che è la solita diatriba di cui parlano sempre i media tra Herrera e Corso, raccontando invece quali sono stati veramente i fatti. Mi unisco ovviamente nel ricordo di questo grande campione e di cui ho potuto ammirare solo dei vecchi filmati come giocatore, ma di cui ricordo la grande simpatia e brillantezza. Riposa in pace, campione.

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  2. Aggiungo che è bello, a parte tutto, vedere nuovi contenuti sul blog… Segno di un ritorno non dico alla normalità, ma che forse piano piano possiamo riconciliarci con quelle che sono le nostre giuste passioni nonostante il periodo difficile. Ancora grazie a Luciano in generale per tutto il lavoro che fa e per questo bellissimo post.

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  3. Mario Corso era un idolo della mia infanzia. Un mancino straordinario per tecnica e fantasia. A Lui che non è più tra di noi rivolgo un ultimo pensiero. Riposi in pace.

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  4. Da napoletano un altro piccolo ricordo su Mariolino Corso che ho dimenticato di menzionare nei giorni scorsi. Corso allenò la primavera del Napoli tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta e fu proprio l’allenatore di un Napoli primavera campione d’Italia nel 1979 in cui militarono giocatori che poi fecero anche parte della rosa del Napoli campione d’Italia nel 1987 come Volpecina, Caffarelli, il secondo portiere Di Fusco, Raimondo Marino, Celestini. Mi pare ci fu anche una specie di “reimpatriata” qualche anno fa e che anche Corso fu presente alla cosa.

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  5. Gagliardini Ranocchia Borja come fulcro centrale della squadra. Difficile pensare di non creare opportunità per Boga Berardi Caputo Djuric…

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  6. Giocatori mediocri ottengono prestazioni mediocri e risultati mediocri.

    Handanovic, Ranocchia, Gagliardini, Biraghi, Candreva, Borja valero dopo 60 minuti, Young, Moses, Bastoni.
    Giocatori attualmente non da grande squadra.
    Troppi

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    1. Ma guarda, questa seconda parte di campionato mi entusiasma poco, quindi non è rabbia, ma coscienza…
      Gagliardini sono anni che parliamo non sia adeguato… Mi sembra abbastanza evidente. Queste sono solo conferme.
      L’errore suo e di Candreva a fine partita ci sono costati 2 punti per delle mancanze in qualità.
      Poi anche difensivamente prendiamo 8 tiri in 3 partite e subiamo 5 gol.
      Non è normale

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  7. La mentalità vincente di un allenatore non può da sola cambiare la personalità “perdente” di un’intera squadra, l’attenuante di conte è quella di avere una rosa più debole dello scorso anno ma i risultati dicono, in termini anche di comportamenti e atteggiamenti, che conte sta ottenendo gli stessi risultati di Spalletti.
    Skriniar andava venduto la scorsa estate, di questo passo varrà molto poco.
    Gagliardini passa alla storia ma abbiamo la difesa più deludente degli ultimi anni oltre ad ex giocatori come valero, ranocchia o young

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  8. Parto dal presupposto che ho visto solo il primo tempo e già pensavo di essere in vantaggio in modo immeritato un eriksenn che se nn si faceva vedere ma qnd la palla passava da lui si vedeva una velocità di circolazione totalmente differente difesa e gagliardini che definirei pachidermici mi dispiace xche x me sta facendo una buona stagione ma bastoni molto male e gagliardini x fortuna nn sono l unico ad averlo visto veramente male vedo che partita si merita un onesta partita ma io Nell ultima gli ho visto perdere un pallone al limite Dell area con miracolo di handa che se l avesse fatto eriksenn sarebbe stato crocefisso la difesa a 3 con tutti lungaggini oggi proprio male conquistiamoci la Champions è puntiamo tutto su l Europa League per me stagione sufficiente

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  9. Visto ora il gol sbagliato da gagliardi i e l unico aggettivo che trovo e incredibili ce la si può prendere con conte però………………

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    1. E’ uno dei gol più facili che ho visto sbagliare nel calcio professionistico. Palla lenta, pieno controllo del corpo, fronte porta, libero, piede preferito.
      Davvero, sbagliare era molto difficile.

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  10. Non so se scriverò il post, ma in ogni caso se lo farò sarà senza prima leggere le probabili immani sciocchezze che si leggerebbero in rete (NON QUI) e sui giornali. Questo perché non voglio più polemizzare per cose futili come il calcio

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    1. Luciano vai sempre per la tua strada, chi ha voglia di avvelenarsi faccia pure ma non facciamoci contaminare diciamo. Si può parlare di calcio e della propria squadra con la giusta passione in ogni caso, poi se non gira bene, dispiace, ci sta pure incazzarsi come reazione emotiva, però trascendere è una cosa che non ha niente a che fare con questo.

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  11. Il fatto è che l’estate scorsa abbiamo fatto un mercato volto a sostituire i nostri 3 migliori giocatori offensivi, e non ad aggiungerne altri ancora più forti.
    Perciò, i soldi spesi sono serviti a costruire basi diverse, lasciando in squadra (anche per motivi di FFP) molti dei vecchi giocatori le cui qualità ci erano ben note.
    Con partite ogni tre giorni fare turnover – avendo già diversi infortunati o acciaccati – è inevitabile e così sono emersi, una volta di più, i limiti di gente come Ranocchia, Gagliardini, Borja Valero ecc.
    Questi giocatori sono il retaggio di un passata mediocre del quale dobbiamo liberarci se aspiriamo a vincere qualcosa, ma serve tempo anche per questo.
    In ogni caso, una piccola nota lieta per me è Agoume che buttato nella mischia, in una partita quanto meno disordinata sul piano tattico, ha mostrato personalità e alcune buone giocate.

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    1. Concordo ieri erano assenti Brozo e Vecino quindi gli uomini erano quelli, se poi giochi ogni tre giorni, concordo che per cambiare una rosa e renderla competitiva ci vuole tempo e tanti troppi soldi ma secondo me la società sta agendo bene, la cosa che però mi rode è che in una partita che riacciuffi in un primo tempo veramente pessimo ti trovi con un occasione incredibile per il 3-1 che probabilmente avrebbe chiuso la partita e la sbagli, vai in vantaggio 3-2 ed hai una colossale occasione e la sbagli, in assoluto concordo con chi dice che in una rosa un Gagliardini (per esempio) ci possa stare ma poi quando è in campo come ieri perennemente in ritardo su ogni avversario, un gol sbagliato allucinante penso che sia meglio proprio non averne o lanciare un giovane, facile a dirsi dalla poltrona e con le limitazioni sopra riportate, e poi penso a Conte extra a parer mio con tutta l’umiltà possibile consigliargli di provare in questo scorcio finale di stagione a vedere se la difesa a 4 riesce a conciliarsi con i suoi dettami tattici perchè anche il buon Skriniar non è più lui ma poi a questo povero uomo cosa puoi dire, giochiamo ogni 3 giorni con due centrocampisti di cui uno per me imprescindibile fuori, ti sbagliano un gol a porta vuota da 1 metro te ne sbagliano un altro a tu per tu da solo con il portiere

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  12. Io non me la sento di buttare la croce addosso a Gagliardini:mi Patel ennesimo caso di giocatore eroso dal pubblico interista. Non è un campione, ma un buon giocatore che in rosa ha senso avere.
    Chiaramente un gol come quello di ieri non ha nulla a che fare con le capacità tecniche :chiunque in stato di serenità mentale avrebbe segnato. Figuriamoci un giocatore professionista. Non c’entra null a essere “tecnicamente scarsi”.

    A me pare una squadra poco tranquilla
    E lo imputo a conte, che per ruolo deve motivare e rinforzare i suoi giocatori.
    Candreva, gagliardini, Biraghi, ranocchia giocherebbe nel Sassuolo? Per me si, quindi avevamo tutto il potenziale per vincere ieri.

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    1. Alla fine…sempre colpa del pubblico…
      Dai, Gagliardini è un calciatore mediocre. Punto.
      Fosse solo il gol sbagliato il problema di ieri… Il primo gol fa un’uscita in pressing immotivata lasciandosi alle spalle djuric, con ranocchia a 30 metri alle spalle.
      Vuol dire non capir nulla di posizionamento, oltre ai limiti fisici e tecnici. La sua prestazione di ieri è stata disastrosa… A meno che questo non gli sia stato impartito da Conte, in quel caso il problema è in panchina.

      E anche su quello…dovremmo iniziare a farci delle domande sulla difesa a 3 senza Godin… Spesso non bene.

      Ah, aggiungiamoci 3 giornate di squalifica per skriniar, e il quadro è parecchio cupo

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      1. Perdonatemi senza voler far polemica ma nn capisco perchè dopo due partite sbagliate il buon Eriksen è già diventato il nuovo Bergkamp e se parli di Gagliardini a altri soliti noti parliamo di giocatori erosi dal pubblico che vai a vedere fanno sempre un onesta partita, quando sbagliano poi è perchè la squadra è poco tranquilla, mi sembrano due pesi e due misure, io a questi nulla imputo visto che sono stati acquistati e nn puo essere colpa loro, ma il serio dubbio che nn siano da inter mi resta, poi con tutti i problemi esposti sopra nel poter ottenere nel tempo una rosa competitiva ci possono stare ma per poter vincere credo in rosa dovremo aver ben pochi giocatori di quel tipo, stante che anche secondo sono buoni giocatori ma non da inter e stante che il buon Eriksen concordo debba dimostrare ancora di essere adatto al compionato italiano

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  13. A mio parere Gagliardini può stare nella rosa dell’Inter. Calciatore non straordinario ma che garantisce 7\8 gol a stagione. Io, purtroppo, rimango scettico con Mister Conte che sta ottenendo risultati simili al tanto vituperato Spalletti nonostante una dispendiosa campagna acquisti.

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  14. Verissimo era il primo anno di mariga all Inter bisogna anche dire che l anno dopo mariga era già alla real sociedad

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  15. Questo non toglie che si può vincere ANCHE avendo in rosa qualche giocatore solo discreto. Purché non ne scenda mai in campo più di uno

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  16. Il problema non è gagliardini (che ha qualità. Ricordo I suoi esordi in nerazzurro e sembrava un gran giocatore) è che ci sono tanti giocatori che poi perdono riferimenti in campo(in sé e negli altri) e rendono meno delle loro potenzialità.
    Ci vogliono almeno un paio di giocatori capaci di prendersi la squadra sulle spalle, nei momenti difficili.

    Parere personale

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  17. Su Scienza.
    “Le ragioni del suo trasferimento, infatti, sono di natura scolastica e logistica, la Juventus gli assicurerà una scuola privata (da settembre frequenterà il primo superiore) ed un posto in convitto per evitare spostamenti eccessivi. Fino a questo momento Scienza si vedeva costretto a viaggiare per poter frequentare gli allenamenti, considerando che la sua abitazione si trova a circa 100 chilometri da Milano, e questo gli arrecava difficoltà anche nel mantenere un certo rendimento a scuola. Nonostante gli ottimi rapporti tra la famiglia Scienza ed il club nerazzurro pare che l’Inter abbia esistato in maniera eccessiva nel fornire sicurezze da questo punto di vista. La Juventus si era fatta sotto un paio di mesi fa ricevendo un “No” secco da parte di Scienza, e da qui la volontà di continuare con l’Inter, ma poi la situazione è cambiata…”

    Mi sembra poco credibile…a voi?

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  18. Non è per nulla credibile. Una vigliaccata senza giustificazioni se non nella mancanza di ogni etica da parte di chi l’ha compiuta. La sciola privata e il pensionato ce l’hanno anche all0Inter. scommettiamo che fra qualche mese papà Scienza allenerà una squadra amica della juve?

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  19. Se fosse confermata la notizia di Hakimi,beh io ne sarei più che contento, potrei immaginare che possa essere un preludio a Lautaro al Real…..giochiamo e mettiamola così : Asensio ed Hakimi per Lautaro, Tonali,Vidal (o Nainggolan),un laterale sinistro (lascio fare a Marotta & C.) e Cavani In uscita ,oltre a Lautaro, B Valero,Gaglia,Vecino, Perisic,J.Mario,Lazaro, Moses (?)….

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  20. Io non so se potrà arrivare.
    So che a mio parere con theo hernandez, hakimi tra 3 anni potrà essere tra i 5 migliori esterni del mondo

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  21. Hakimi fortissimo veramente.
    Però, manca ancora il leader.
    Pensavo lo fosse “la personalità di conte”, ma al momento mi sta deludendo.

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