Troppi stranieri, anche nelle giovanili?

Questo mini post nasce dal desiderio di rispondere alle obiezioni di un amico del blog, enricoenri76, che in termini assolutamente costruttivi e con estrema civiltà ha riproposto una visione, per altro assolutamente maggioritaria tra coloro che si occupano di calcio, rispetto alla quale invece personalmente non riesco a concordare, pur ritenendola legittima e non priva di qualche fondamento.

In sintesi il mio pensiero è questo: sul mercato la merce ‘buona’ scaccia la merce ‘inferiore’, a parità di costo.

Questa legge vale anche nel calcio pur se, essendo la ‘bontà’ calcistica un po’ più opinabile e per così dire fino a un certo punto in divenire, sia possibile qualche errore (chi dovesse esserne ‘vittima’ per altro non sarà espulso dal calcio, se ha comunque qualità, ma troverà collocazione al livello delle sue caratteristiche).

Di conseguenza, stranieri o non stranieri, è solo la selezione più elevata possibile che garantisce l’arrivo ai vertici di chi è davvero forte.

In un campionato modesto troverebbero sicuramente posto molti giocatori di B o di C, ma dubito che un torneo siffatto gioverebbe alle nostre nazionali.

Al massimo qualche giovane bravo, nella situazione attuale, può arrivare in Serie A un anno dopo, per il necessario (ma utile, rispetto al far panchina nella massima serie) tirocinio.

Anche nazionali estere che spesso fanno bene (come noi, del resto, sia pure a fasi alterne) hanno i campionati imbottiti di stranieri, anzi, spesso in virtù di leggi più ‘accoglienti’ rafforzano le loro rappresentative proprio con giocatori di origine straniera.

Del resto non è più una rarità la cessione di nostri giocatori all’estero: in un mondo, piaccia o non piaccia, globalizzato, la ricerca di competitività e la selezione verso il meglio è una necessità che non si può frenare con vincoli provincialistici autolimitanti.

Questa è la mia idea, che per l’ennesima volta, nelle righe seguenti cerco di articolare meglio.

Ndr. Il post era stato concepito inizialmente come un commento, è stato poi successivamente trascritto come nuovo articolo data la ricchezza degli argomenti trattati.

Forse mi ripeto per l’ennesima volta, ma chiarisco il mio pensiero su italiani e stranieri.

Non pretendo di aver ragione, la mia è un’idea come le altre, ma è una convinzione radicata, sino ad ora mai scalfita dai ragionamenti altrui.

Spero di non offendere nessuno se dico che la storia per cui bisogna ridurre gli stranieri per rilanciare il calcio italiano, la trovo un luogo comune di una banalità impressionante, che cozza oltre tutto con i fatti.

Prima di tutto però vorrei differenziarmi dal concetto espresso e secondo cui servirebbe un’identità nazionale.

Il calcio italiano ha una sua identità specifica, unica, straordinaria, che prescinde dal numero di ‘stranieri’ che vi militano.

L’Inter che vinse il triplete non aveva un italiano titolare, non lo era neppure l’allenatore, ma aveva una cultura calcistica italiana al 100%.

Non si deve avere timore che la ‘contaminazione’ faccia perdere cultura e identità.

Se la tua cultura è forte, radicata ed efficace, chi arriva verrà inglobato e ne trarrà dei vantaggi.

E nello stesso tempo aggiungerà qualcosa di compatibile con la tua cultura.

Sono i deboli che hanno paura della commistione.

Io fatico a non considerare, come cultura calcistica, non italiani giocatori che qui hanno imparato molto, come Samuel, Zanetti, Cambiasso, Stankovic, Milito, ecc.

Erano campioni e campioni sarebbero stati ovunque, ma con caratteristiche diverse.

Qui si sono completati, affinati, assimilati.

Sgomberato il campo da questo equivoco (che è tale dal mio punto di vista, ovviamente: non pretendo che nessuno lo condivida), veniamo ai fatti.

Secondo uno studio che ho consultato, a marzo 2018 su 520 giocatori di serie A il 52% era ‘straniero’.

Bene, provate a immaginare cosa accadrebbe se al posto di questi 300 stranieri circa ci fossero altrettanti italiani: sarebbero tutti giocatori che attualmente militano in B o in C perché ovviamente i più forti sono già in Serie A.

Chi gioca in B o in C se fosse più forte non dico degli stranieri, ma degli ‘italiani’ che già sono in A, giocherebbe quanto meno in A al loro posto.

Quindi i 200 e rotti italiani di serie A sono il meglio della nostra produzione.

Con la sostituzione dei giocatori stranieri militerebbero in A 300 giocatori che oggi non valgono la Serie A.

La Serie A sarebbe molto più modesta, tecnicamente e atleticamente.

Gli italiani bravi o discreti giocano comunque in Serie A, gli stranieri tolgono il posto a quelli un po’ più scarsi.

Anche i ‘nazionali’ possono dare qualcosa in più se giocano in un campionato più competitivo.

Diversi giocatori delle giovanili interiste militano in Serie A: tutti quelli che lo meritano.

Puoi non giocare nell’Inter, se sei chiuso da uno straniero (o da un italiano, non importa) di livello superiore, ma se sei buono giocherai nel Bologna, o nella Samp, nel Genoa o nella Fiorentina.

E avrai comunque modo di metterti in luce e di progredire.

Se giochi in B o in C è perché non sei del livello di chi gioca in A, oppure sei un giovane che deve completare il suo percorso di crescita.

Tanti ‘azzurri’ hanno completato il processo di crescita non passando da una Primavera alla serie A, ma attraverso fecondi tirocini nelle serie inferiori.

Quando sei bravo e pronto stai tranquillo che stranieri o non stranieri, qualcuno ti porta su.

Quindi non solo io non credo che gli stranieri danneggino la nazionale, ma da appassionato di calcio, sono felice di assistere a campionati di maggior livello.

Ricordo ancora, i sonni profondi che mi facevo allo stadio, vedendo giocare le squadre (anche l’Inter) nei campionati allora autoctoni.

Il mio credo fermissimo è che nessun possibile teorico campione abbia mai fallito in carriera perché chiuso dagli stranieri. O da altri italiani… meno bravi.

E questo discorso vale a maggior ragione, dal mio punto di vista, per quanto riguarda le giovanili.

Nel caso dell’Inter, poi, per me il ragionamento è ancora più radicale.

Ho una stima enorme dei nostri dirigenti delle giovanili, che non nasce dal tifo o da atteggiamenti fideisitici: viene dall’osservazione quasi quotidiana del loro lavoro.

Distinguerei due situazioni: gli acquisti e le cessioni.

Acquisti

Serve in un determinato ruolo un giocatore molto forte, su cui, relativamente, non badare a spese.

Lo si prende, in Italia o all’estero, dipende anche dal costo perché a parità di valore teorico l’italiano costa il triplo.

Ma attenzione, l’italiano che non prendi, non è che non gioca più a calcio. Anziché farlo nell’Inter lo farà in un’altra forte squadra, scalzando uno a sua volta meno bravo. E se è davvero bravo, arriverà comunque ai vertici.

Poi ci sono ‘giocatori scommessa’ quelli su cui vedi qualche potenzialità, sui quali pensi di poter lavorare, non per farne un campione, ma un discreto giocatore, magari da rivendere con qualche profitto.

Se lo prendi all’estero paghi magari 30.000, se lo prendi in Italia, per il solo fatto che lo richiedi tu Inter, 300mila.

Lo straniero che paghi poco spesso fallisce, in ogni caso non ci perdi nulla, se poi diventa un Biabiany, un Gravillon, speriamo anche un…  Attys, ci guadagni molto.

In ogni caso, torno a ripetermi, uno porta via il posto a un altro se è più forte, ma a sua volta lo ‘spodestato’ porterà via il posto a un altro un po’ più scarso di lui, magari in un’altra squadra.

Un margine di errore elevato, negli acquisti, c’è sempre e soprattutto nei giovani. Difficile, secondo me che ci sia quando i giocatori li gestisci.

E veniamo alle…

Cessioni

Dove però, secondo me, all’Inter non si sbaglia praticamente mai è nella valutazione dei giocatori che hai in organico, magari da anni e che osservi giorno per giorno, partita per partita.

Se un giocatore del vivaio non arriva in Primavera, non è per colpa dello straniero, ma per i suoi limiti, tecnici, fisici, caratteriali.

E se comunque il giocatore è discreto, non si perde, ma si completerà ai livelli che gli sono possibili, in qualche altra squadra.

Ma attenzione: io non ricordo un giocatore ceduto dall’Inter prima del tempo, che abbia fatto una carriera anche solo discreta.

L’ultimo che ricordo, a mente, è stato Cristiano Pavone, che poi ha giocato nell’Atalanta, nel Lecce, nel Bologna, in Serie A. Ma stiamo parlando degli anni ’80.

Non cito i casi tipo Zaniolo perché, credo opportuno ricordarlo, la gestione dei giocatori che hanno completato il percorso in Primavera, non appartiene più al settore giovanile.

In futuro potrebbe verificarsi il caso di Salvatore Esposito ceduto dopo la Berretti, che secondo me potrebbe arrivare in A.

Ma anche lì, gli è stato preferito Pompetti, non uno straniero e in ogni caso lui si sta giocando regolarmente le sue carte, tra Spal e Chievo, dove gioca a soli 20 anni.

La conclusione è che in Serie A, anche con gli stranieri, non ci sono 550 campioni, dunque un giovane emergente, se davvero forte, si affermerà comunque.

Magari ci metterà un anno in più, ma non è questo il problema.

Invece quelli un po’ meno dotati andranno in B, e quelli ancora un po’ meno in Serie C (parlo di vertice di carriera, non di passaggio temporaneo, per maturazione).

In sostanza (per me) gli stranieri non limitano l’affermazione di nessun possibile campione.

Al massimo indirizzano in tempi più precoci i meno dotati verso il calcio dilettantistico e verso professioni diverse, con vantaggio (riconosciuto solo a posteriori, perché prima si ritengono vittime di ingiustizie) per gli stessi interessati.

Questa è la mia opinione, assolutamente minoritaria ma radicata.

E naturalmente, non pretendo che nessuno la condivida.

Né che sia la Verità.

Luciano Da Vite

Foto: Jonathan Ludovic Biabiany va a segno contro il Mazembe nella finale della Coppa del mondo per club FIFA 2010. Il francese, classe 1988, è uno dei tanti stranieri cresciuto nelle nostre giovanili.

24 pensieri riguardo “Troppi stranieri, anche nelle giovanili?

  1. Se c’è una regola che condivido, tra le tante assurde, è considerare giocatori di “formazione italiana” o di “formazione interista” quelli che sono cresciuti calcisticamente in Italia o nell’Inter, indipendentemente da nazionalità o altro.
    Quindi nel calcio dei clubs il concetto di “nazionalità” dovrebbe essere già sorpassato…
    Le nazionali, sarà un mio limite, non mi interessano…”fratelli del mondo” non nazionalisti.

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  2. Sono d’accordo, io sostituirei, se fosse per me, le nazionali dalle rappresentative di lega, aperte a chi gioca in un determinato campionato da 5 anni. Tuttavia c’è da dire che la nazionale, così com’è per la verità interessa ancora a moltissimi

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  3. Qualche tempo fa avevo scrtto un post, con dati ancora parziali, nel quale sostenevo la bontà dell’operato societario in relazione soprattutto al mercato estivo.
    Dal punto di vista tecnico, l’auspicabile bontà dovrà sancirla lo svolgimento della nostra stagione.
    Ma dal punto di vista finanziario i dati finali, che ripropongo da Calcio e Finanza e da FC Inter 1908 sono indiscutibili

    “Un mercato importante, per rilanciare le ambizioni dell’Inter in Italia e in Europa. Ma un mercato sostenibile, pienamente sostenibile. Con la bilancia costi/ricavi pienamente al di sotto del 70% (soglia limite per il Fair Play Finanziario).

    Partiamo dalla fine. Il confronto che fa, ottimamente, Calcio e Finanza sull’impatto dell’ultimo mercato sulle big: la bilancia costi/ricavi, per l’Inter, si ferma ad un tranquillizzante 54% mentre la Juve è tra il 69 e il 72% e il Milan addirittura all’83%, ben al di sopra della soglia di sicurezza Uefa”.

    “Aumento dei costi della rosa

    In seguito alle operazioni in entrata e in uscita il costo allargato della rosa dell’Inter per la stagione 2019-2020 dovrebbe aggirarsi attorno ai 221,6 milioni di euro, in aumento di circa 30,5 milioni (+16%) rispetto al costo della rosa della stagione 2018-2019, pari a 191 milioni.

    In particolare il monte stipendi, al lordo delle tasse, dovrebbe attestarsi a 104,0 milioni di euro, in aumento di circa 600mila euro rispetto al 2018-2019 (+1%).

    Gli ammortamenti dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori dovrebbero invece essere pari a 100,6 milioni, in aumento di 31 milioni rispetto alla stagione precedente (+46%).

    Il costo dei giocatori arrivati in prestito dovrebbe invece diminuire da 19 milioni a 17 milioni di euro (-11%).

    Il fatturato

    L’aumento dei costi della rosa dovrebbe essere in parte tuttavia colmato con la crescita del fatturato caratteristico che, nelle stime, dovrebbe raggiungere quota 400 milioni nella stagione 2019/20, senza quindi tenere conto delle plusvalenze.”

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  4. caro francesco, tu sai quanta stima io abbia di te e in particolare (non solo, ovviamente) del tuo modo sempre pacato e rispettoso di porti nel dialogo con tutti.
    Ma questa volta devo dire, in modo altrettanto pacato, spero, che il tuo giudizio sull’arrivo di Radja mi sembra, come dire, incompleto.
    Forse non hai tenuto conto di qualche elemnto fondamentale.
    Tutti sapevamo, non solo fabio e compresi medici e dirigenti, che dei rischi nell’operazione Radja erano impliciti.
    Però mettiti nei panni di Spalletti: ha bisogno di un trequartista con caratteristiche dirompenti. Un giocatore con queste doti giovane e integro costa non meno di 100 milioni (pensa che un difensore come De Light è stato pagato 75…) e l’Inter non se lo può permettere. A Roma c’è un giocatore che può venir via a molto meno, che lui conosce bene e sa che può essere decisivo, magari non con continuità, ma quando è al top, di sicuro.
    Può venire con poco più di 20 milioni e un giovane. E’ un rischio da correre. Se mi fa 20 partite al suo livello, mi cambia la squadra.
    ha avuto una stagione molto tribolata, ma è stato in qualche modo decisivo in alcune partite fondamentali. Una scommessa persa, indubbiamente, ma non una scommessa irragionevole

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  5. Avere un post intero “dedicato” ad un mio commento è un onore. Non posso quindi esimermi (ma la faccio con piacere) dall’esprimere un commento in merito.
    Prima cosa : concordo in toto su quanto esposto. In linea teorica. Si perchè quando poi si parla di giovanili la teoria “cozza” con la pratica che ha sfaccettature molto piu’ sottili e complicate di quando ci si riferisce alla serie A, dove siamo di fronte a dei professionisti e ad una professione (ben) remunerata che, come tutte le professioni, tende,nella logica della domanda-offerta, a selezionare verso l’alto.
    Sulle giovanili poi un discorso a parte lo richiede la Primavera, dove siamo di fronte a dei semi-professionisti che quindi già si devono confrontare con la suddetta logica (o comunque cominciare a farlo), per cui innesti stranieri li hanno perfettamente senso. Se il focus è quindi la serie A e la Primavera, nulla da eccepire.
    Ma dalla nuova Under 18 a scendere a mio avviso (e sottolineo : a mio avviso, ognuno la vede a suo modo) il discorso ha altre logiche e premesse. A proposito di premesse, in questa disamina non mi riferisco al fuoriclasse assoluto, al Maradona della situazione, mi riferisco a tanti giovani di belle speranze sui quali non c’è MAI certezza.
    DISCORSO PSICOLOGICO : un ragazzo che ha una speranza, piccola o grande, di fare il calciatore, nel coltivarla in un momento in cui non ha nessuna certezza e anzi, molte altre sollecitazioni e spende grande sacrifici per coltivare la sua passione e la sua speranza, come “vive” uno straniero che gli viene preferito per differenze magari minime e temporanee che tra l’altro, proprio perchè accetta un trasferimento in Italia nelle giovanili di una grande squadra sta già “puntando tutto” sul calcio ? Come dovrebbe lui coniugare scuola e calcio se già ha un confronto con chi coniuga solo il calcio ? Si perchè il suddetto ragazzo straniero, fuori di casa e con un mezzo “all-in” su di lui la scuola la frequenta piu’ per facciata che per altro.
    DISCORSO CULTURALE : una squadra di ragazzi tutti stranieri porta in dote una cultura che deve integrasi col tempo con quella italiana, per cui serve una base italiana su cui impostarla, altrimenti diventa un coacervo di culture e lingue , una sorta di “torre di babele” dove il formare un vero gruppo affiatato richiederebbe troppo investimento di tempo in una fase “veloce” come quella giovanile per essere proficuo. Nel post, ad esempio, si fa riferimento a giocatori come Samuel, Milito, Zanetti… che certamente hanno acquisito una cultura italiana, ma in quanto tempo ? Samuel ha fatto anni di Roma prima dell’Inter, Milito è stato prima al Genoa, Zanetti ha fatto tutta la carriera in Italia. Questo per dire che serve tempo per diventare italiani e quel tempo va trascorso in mezzo agli italiani per assimilare. Altrimenti devo pensare che se prendiamo la nazionale del Ghana e la mettiamo a Milano con la casacca nerazzurra…voilà, magicamente abbiamo subito una squadra di cultura calcistica italiana.
    DISCORSO FISICO : alcune “razze” (e uso il termine in modo esclusivamente antropologico) hanno logiche di sviluppo in attività giovanile diverse. Se a 11/12 anni sono 1,70 è chiaro che sono fenomeni rispetto ai dodicenni di 1,50. Se poi a 14 anni sono 1,75 e gli altri sono li hanno raggiunti sono molto meno fenomeni. Il tema delle crescita precoce fa spesso prendere grandi “abbagli”. Diciamo che solo dai 16/17 anni il discorso si stabilizza (chi è grande è grande, chi è piccolo è piccolo) e si comincia a vederci piu’ chiaro.
    DISCORSO ETA’ REALE : chi ha frequentato un minimo i campi delle giovanili, non necessariamente professionistici, sa benissimo che molti giocatori stranieri hanno carte d’identità non corrispondenti. A dire il vero capita anche a ragazzi italiani a tutti gli effetti perchè adottati da famiglie italiane : se il ragazzo ha 7-8 mesi (o piu’) quando arriva in Italia, prende convenzionalmente come data di nascita il 1 gennaio dell’anno di arrivo dato che non è possibile sapere la data esatta di nascita. Una cosa convenzionale che non genera nessun problema in generale, chi pensa in quel momento che quei 7-8 mesi in piu’ fra 13 anni gli permetteranno di giocare sopra età ed essere fortemente competitivo nel gioco del pallone a discapito di nati in Italia di cui la data di nascita è certa ? Ma ve lo ricordate il caso di ERIBERTO ? (e si parla di serie A non di giovanili). Io ricordo una partita di tempo fa di un torneo giovanile dei pulcini a cui assistetti per caso : Torino-Sampdoria. Il 9 del Torino era imbarazzante, gli altri ragazzi gli arrivavano alla cintola. In tribuna quasi finisce in rissa tra i genitori dei ragazzi della Sampdoria e quelli del Torino tanto la situazione si era fatta tesa da tale assurdità. E chiaramente il confine tra la situazione oggettivamente assurda ed il razzismo era molto vicino (a tratti superato, purtroppo).
    E potrei andare avanti : un ragazzo di colore che in trasferta ha un terribile mal di denti e portato d’urgenza dal dentista lo stesso assicura che la dentatura non corrisponde minimamente a quella dell’età dichiarata. Dalla conformazione dei denti si parlava di 2 anni di piu’ almeno. Ultimo riferimento : c’è un ragazzo, Fini del Genoa, un 2006 che mi ha incuriosito perchè fa la differenza tra i 2004 !!! Ho pensato che Pelè era rinato e nessuno ce lo stava facendo notare a dovere. Certo è bravo e ha talento, se giocasse con i 2006 vincerebbe i campionati da solo e sarebbe da comprare subito. Credo che il Genoa in modo responsabile abbia evitato tale farsa perchè la struttura fisica del ragazzo non corrisponde minimamente a quella di un 13 enne. Poi magari lo è , non ho prove del contrario, ma di dubbi ne sorgono parecchi.

    Non sono un nazionalista, il merito vince, DEVE vincere e vincerà. Pero’ sono anche per l’uguaglianza e le pari opportunità. Paradossalmente lo “straniero” in questo paese tante volte sembra avere piu’ diritti e opportunità di chi ci vive. E qua mi fermo perchè non vorrei scivolare fuori da temi calcistici, pero’ parlando di giovanili diciamo dall’under 18 in giù andrei molto cauto. Oltre ai giocatori ci sono i ragazzi, che non sono macchine e che vanno tutelati. Tutelare non vuol dire premiare la mediocrità ma rispettare elementi psicologici, di crescita, di cultura, di fisicità e di legalità che tante volte nell’ansia di avere la squadra piu’ forte si rischia di tralasciare.
    Puo’ essere che l’Inter se ne sia resa conto grazie all’esperienza maturata in anni e anni e la scelta leggermente piu’ autoctona si fondi semplicemente su queste basi. Non credo proprio che oggi come oggi manchino i soldi .

    Poi, come sempre parleranno i risultati, il campo da sempre tutte le risposte. Intanto grazie dell’approfondimento e dell’interessante dibattito.

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  6. intervento molto interessante e costruttivo, Enrico, anche se, lo premetto, non sono d’accordo quasi su nulla. ma questo non è un problema. Cercherò di risponderti appena possibile, in modo puntuale ed esauriente, perché sono questi i confronti che mi piacciono. Magari annoieranno molti, ma a me piacerebbe che l’approfondimento e la discussione costruttiva fosse la costante di un blog, magari non di masa, ma con una sua linea di atteggiamenti e comportamenti condivisa

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  7. Solo due parole sulla prova della Primavera.
    Tutto è finito bene e alla fine direi anche che la vittoria è meritata perché dopo il primo quarto d’ora gli abruzzesi si sono solo difesi, spesso con affanno.
    Abbiamo segnato tre gol, preso un palo (e… mezzo), sfiorato molte marcature (con il loro portiere migliore in campo) e abbiamo preso gol su un rigore giusto, ma casuale.
    Detto questo, il Pescara, si è dimostrato una squadra solo dignitosa e combattiva, con tre elementi di valore: il centravanti Borrelli, fuori quota prestato dalla prima squadra, Pavone e appunto il portiere.
    Noi con parecchi 2001 (che storicamente non hanno mai costituito una squadra fortissima): 11 compresi i subentrati, e il resto 2002.
    L’unico fuori quota non era in grande giornata pur avendo segnato un gol importante.

    C’è anche da dire che, se il telecronista ha detto il vero, come non dubito, nell’ultima uscita il Pescara ha preso 5 gol in meno di un’ora dalla Roma.
    Questo significa qualcosa anche se ogni partita fa storia a sé, ovviamente.

    Il match ha mostrato una nostra fragilità difensiva che non mi aspettavo, sinceramente, anche se è da vedere quanta sia la responsabilità dei singoli e quanto del filtro di centro campo e/o di un adattamento al modulo a tre ancora incompleto.

    Ho molta stima di Ntube e quindi, anche se con Vaghi la difesa ha fatto sicuramente meglio, non attribuisco al cambio, o almeno non solo a quello, la differenza di rendimento. Anche se Vaghi, con un passato da centrale e le ultime stagioni da esterno destro probabilmente meglio si adatta ai compiti della difesa a tre, nella quale spesso il primo deve uscire a fare appunto il terzino e soprattutto a turno tutti devono iniziare l’azione.

    E’ certo comunque che con i due cambi tutta la squadra è cresciuta

    Mentre gli esterni se la sono cavata, soprattutto crescendo alla distanza, il centrocampo a mio avviso ha mostrato i limiti maggiori.
    Ma la cosa curiosa, difficile da interpretare, è stato il miglioramento anche di quel reparto proprio quando ha perso un uomo, passando dal 352 al 3412.

    Calo degli avversari? Squadra più corta e più in pressione? Nuovi innesti in giornata positiva? Forse le cose.
    Ma resta il fatto inquietante che certamente cresceremo, non so di quanto, ma altrettanto certamente troveremo avversari ben più forti, in tutti i reparti.

    Un dato ancora una volta a mio parere è emerso chiaramente: è stato troppo impoverito l’attacco.

    Nei fatti disponiamo di una sola punta di peso, Vergani. Perché né Mulattieri, né Oristanio, né Fonseca possono ritenersi tali.
    C’è solo da sperare in una crescita rapida di Bonfanti.

    Ma è sicuramente troppo poco per reggere il peso delle molte impegnative competizioni che ci aspettano, considerando anche che mentre noi rinunciamo a un giocatore che sarebbe sotto età (Esposito) gli avversari contro di noi almeno fanno scendere giocatori fuori età di prima squadra.

    Il confronto a livello di punte, di peso atletico e di maturità con la scorsa stagione a me sembra impietoso.

    Martedì avremo già una verifica attendibile: gli avversari saranno sicuramente più tosti, ma probabilmente anche noi daremo qualcosa di più sin dall’inizio

    A livello di prestazioni individuali

    Pozzer mi è sembrato abbastanza sicuro, anche se forse sul primo gol poteva fare qualcosa di meglio

    Ntube o ha avuto un problemino o più probabilmente non ha soddisfatto il mister nel ruolo di primo della difesa a tre

    (Vaghi è andato sicuramente meglio, nell’interdizione e nella spinta. Tra l’altro, pur non essendo altissimo ha qualche volta contrastato vittoriosamente di testa il ‘nuovo Toni’ Borrelli)

    Youte ha confermato le sue qualità e credo sia destinato a crescere prendendo dimestichezza con i nostri meccanismi e con le caratteristiche del calcio italiano
    Pirola: all’inizio qualche pericolo dalla fascia destra, dove si inseriva Pavone, lo si è corso: gli automatismi con il Colo forse non funzionavano al meglio. Piro comunque non si discute. Se posso permettermi un dubbio: mi sembra un po’ troppo pesante, credo che debba migliorare nell’agilità

    Persyn: inizio in sordina, poi quando la squadra ha accentuato la pressione offensiva è emerso in maniera dirompente

    Gianelli: poco in partita, subisce anche un duro colpo e viene presto sostituito
    (Oristanio: l’uomo della partita a mio parere. Il suo ingresso, unito al cambio di modulo e all’atteggiamento più spregiudicato cambia il match. Immarcabile)

    Agoumé: colpi importanti, soprattutto a livello di cambi improvvisi di gioco. Si vede che il giocatore c’è, ma secondo me da lui è lecito aspettarsi molto di più come continuità e autorevolezza

    Schirò: inizia malino, si riprende alla distanza, ma la sua prova è lontana dal top a cui ci ha abituati. Probabilmente sono da rivedere meccanismi e posizioni a centro campo.

    Colombini: inizia stando molto sulle sue, comprensibilmente perché da quelle parti si proietta spesso il pericoloso Pavone. Cresce con la squadra, alla distanza, e mette cross importati tra cui quello che genera un gol

    Mulattieri: va di agilità, di forza e di potenza proprio non ce la fa. Non mi ha mai convinto molto, ma spero sempre di essere io a sbagliare

    Burgio ha mostrato di essere uno dei più pronti a livello fisico. Ha forza, corsa, piede discreto e ha acquisito consapevolezza delle sue buone qualità

    Attys: giocatore che piace a tecnici e dirigenti e avranno certo ragione loro. Per me resta sempre troppo imprevedibile. Da lui puoi aspettarti la giocata ma anche l’errore assurdo e sanguinoso. Ieri ne ha fatti almeno un paio.

    Fonseca: migliorerà sicuramente, ma al momento a livello di partite clou non mi sembra del tutto affidabile.

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  8. A proposito della citazione di “razza” in senso antropologico, vorrei solo chiaririe che il termine “razza” in relazione ala genere umano e anche in senso antropologico è assurdo, senza senso e incorretto. Si tratta infatti di un adattamento costruito ad hoc fin dai tempi del colonialismo e dello schiavismo americano, chiedo scusa se non cito i testi di linguistica che sostengono tale tesi in modo scientifico, ma chiederò a mia moglie che è l’esperta.

    Dal punto di vista scientifico biologico, esiste solo una razza determinata dla genere e spece Homo sapiens. NOn esistono varietà o sottovarietà perchè ulteriori ramificazioni devono sottendere una importante differenza genetica, cosa che, tra tutte le tipologie umane del pianeta non è riscontrabile. Siamo infatti troppo uguali geneticamente per potere giustificare l’esistenza di più varietà. Alcune differenze somatiche determinate dall’ambiente non contano nulla.

    Il razzismo (che è quindi nient’altro che una patologia di tipo psico-sociologico) affligge una gran parte della popolazione in certi casi in modo inconsapevole (frutto di un vecchio ma costante indottrinamento) in altri consapevole. Dove c’è la consapevolezza è ovviamente presente una patologia molto più grave, si tratta di persone normalmente violente e sadiche, seppur distribuite in varie graduazioni ovviamente.

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  9. Si, Gink, però non credo proprio che sia il caso di Enrico. Spesso si usa il termine in modo improprio, ma senza ostilità, solo per non ricorrere a un complesso giro di parole. Io apprezzo molto il modo di porsi di Enrico che rivela un atteggiamento di apertura al dialogo e non giudizi preconcetti. indipendentemente dall’utilizzo di un singolo vocabolo. Poi non sono d’accordo, come cerchero di spiegare, nel merito di alcune considerazioni, ma sempre senza contrapposizione insanabile

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    1. Ha usato un termine per me infelice, oltre che inesatto, ma già con le virgolette credo abbia fatto intendere che appunto usava una definizione sui generis per riassumere all’osso la questione.

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  10. ricordo il perugia che andò a pescare giocatori dalle serie minori tipo liverani grosso baiocco lo stesso Materazzi

    e quante polemiche del fatto che non si guardava in casa propria. era cmq una cosa più unica che rara infatti durò pochissimo

    ps al 99% non fosse arrivato Nainggolan probabilmente non saremmo in cl..

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  11. Considerazione personale:

    Finalmente noto che il blog sta tornando ad essere interessante ed educato.
    È un sollievo!!!

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      1. Ahaha certo, però un conto è parlare in modo rispettoso spiegando le proprie idee e confrontandosi per arricchirle, un altro è fare i fenomeni o i saccenti autocelebrativi

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  12. Come dice Luciano: ” è stato troppo impoverito l’attacco”. Al di là delle scelte, che potranno essere giuste o sbagliate, questa è una delle due mosse che proprio non capisco, anche perché Mulattieri non credo sia selezionabile per la youth league, là davanti siamo contati e abbastanza leggeri. L’altro aspetto è che puntando sui 2002, tutti validissimi, ci si ritroverà a ottobre con molti convocati per il mondiale under 17 (Agoumè, Esposito, Bonfanti, Squizzato, Oristanio, Moretti, PIrola ecc.).

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  13. Enrico, come ti dicevo non condivido molte tue considerazioni.

    Ciò non toglie che mi rendo conto che abbiano un certo fondamento e addirittura che siano condivise dai più.

    Poi sai, molte volte tutto dipende dal punto di vista: per esempio a me che sono solo un tifoso, pur volendo bene a tutti i nostri ragazzi, interessa soprattutto il bene della squadra.
    A un genitore, per esempio, interessa soprattutto la possibilità che il figlio si realizzi.

    Ho sentito in carriera un’infinità di genitori lamentarsi per le scelte societarie, i ‘raccomandati’ ecc.

    Umanamente potevano anche avere ragione, ma poi, quando magari dopo anni sono tornati a Interello i ragazzi oggetto di presunte ingiustizie e che poi avevano vissuto il calcio solo a livello dilettantistico e di passione, ammettevano tranquillamente di non dare del tu al pallone, o di non avere forza e velocità per competere a certi livelli.

    Non dico che tu sia un genitore, era solo un esempio.

    Intanto è importante un tuo riconoscimento: la logica della selezione per merito, indipendentemente dalla nazionalità, anche secondo te ha un senso quando si parla di professionisti e di Primavera.

    Per i più giovani, fino all’U18 sostieni che non ti riferisci al Maradona di turno, ma “ai tanti giovani di belle speranze sui quali non ci sono MAI certezze”.

    Ma il problema è: belle speranze secondo chi?

    I tecnici di una società sanno già intorno ai 15-16 anni quali dei propri giocatori hanno davvero ‘belle speranze’, con un’approssimazione altissima.

    Belle speranze non significa certezze, ma è più facile (molto) che uno di belle speranze fallisca piuttosto che uno considerato non di belle speranze riesca.

    Poi però c’è il fatto che ogni squadra deve avere almeno 25 giocatori e tu non puoi schierare solo i 4-5 che pensi possano avere un futuro di un certo rilievo.

    Servono anche i giovani che al momento possono destreggiarsi positivamente per completare anche la squadra dei titolari, oltre agli organici, che in tal modo hanno l’opportunità di formarsi atleticamente e tecnicamente, di sviluppare delle relazioni solidaristiche (con i compagni) e verticali (con i dirigenti) corrette, in un ambiente serio e professionale, anche se pur sempre di un ambiente umano si tratta, quindi con i difetti possibili negli uomini…

    E poi se non troveranno posto in squadre di B o di C potranno divertirsi a giocare a calcio da dilettanti, perché saranno più forti degli altri

    Ad esempio, nell’attuale Primavera non più di 5-6 giocatori possono pensare di arrivare in serie A. Qualcuno in B, qualcuno in C. Altri nei dilettanti.
    E stiamo parlando di numeri importanti.

    In alcune annate il numero di vere promesse è (è stato) molto inferiore.

    Non faccio nomi, ma il più grande degli scout interisti, parlando di una nostra giovanile mi ha detto: due giocatori possono arrivare. Ed erano già grandi.

    Per ovviare a questa situazione l’Inter ha provveduto fino ai giovanissimi regionali a formare addirittura due squadre per anno. Così si dà la possibilità di ‘concorrere’, inseguire una speranza al doppio di ragazzi, si rischia meno di perderne qualcuno precocemente e si contribuisce alla crescita di tanti ragazzi sotto molteplici aspetti. Con sacrifici, certo. Ma anche con vantaggi.

    Tieni presente che centinaia di migliaia di ragazzini giocano a calcio, a livello giovanile ma forse 10-15 arrivano ogni anno in serie A.
    La presunzione che giocare a livello di giovanili nell’Inter ti dia ottime possibilità di arrivare in A è, appunto, una presunzione

    Due miei nipoti di otto e nove anni giocano in una squadretta di calcio l’uno, di basket l’altro.
    Entrambi per l’opportunità di questa formazione pagano dai 400 ai 500 euro l’anno.
    I loro formatori fanno leggermente ridere e i ragazzi sanno che non diventeranno mai campioni. La formazione che si riceve all’Inter è enormemente superiore, come pure le esperienze di vita (tornei all’estero, in ogni parte del mondo, in ambienti e con avversari straordinari), ma anche lì, pochi arriveranno.

    Ti racconto un episodio di tanti anni fa, ma sempre attuale: i giovanissimi dell’Inter partono per un importante torneo. Arriva il più bravo: tutti gli vanno incontro e gli chiedono se si sente in forma. Tutti sapevano che l’elemento decisivo era lui, non gli altri.

    Per la cronaca poi il giocatore in questione ha militato in serie C.

    Il ‘discorso psicologico’ al quale dai giustamente rilievo effettivamente esiste per i ragazzi, ma molto dipende dalla formazione (con piedi per terra o meno) ricevuta in famiglia.

    Per altro, questo discorso c’è in ogni settore delle attività umane e quindi anche adolescenziali che comportano in qualche modo un confronto.

    Per altro fatico a comprendere che cosa c’entri in questo discorso il fatto che il ‘concorrente’ di un giovane sia straniero.

    Se io gioco nell’Inter mi ritengo bravo più o meno come un mio compagno di sempre, italianissimo, e lui fa il titolare, proverò la stessa delusione. Se mi ritengo bravo come un italiano che arriva dal veneto e che fa il titolare, stessa cosa.

    Però aggiungo una mia considerazione che può essere sbagliata: non mi risulta che quelli che davvero potevano riuscire abbiano mai dovuto cedere il posto a qualcuno, straniero o italiano, magari di poco più bravo o considerato tale. Stranieri o meno, i Pinamonti, i Bettella, i Merola, gli Esposito, i Sala ecc. sono sempre stati titolari. E non è detto che nemmeno i titolari fissi, questi o altri, arrivino tutti.

    Quindi se sei in discussione e in discussione con uno non bravissimo (anche nel confronto relativo) probabilmente significa che nessuno di voi due ha grandissime chances (questo in linea di massima, naturalmente, perché stiamo facendo un discorso di indirizzo, di tipo abbastanza meccanicistico, che ammette quindi qualche eccezione connessa alla variabilità della natura umana e delle evoluzioni).

    Ma il giocatore straniero che arriva ‘sarebbe avvantaggiato calcisticamente perché per il solo fatto di aver accettato un trasferimento internazionale sta già puntando tutto sul calcio’.

    Secondo me è vero il contrario.

    A parte il fatto che non si capisce perché se uno viene da Parigi deve aver puntato tutto sul calcio, se invece viene da Palermo no.

    In entrambi i casi hanno lasciato la famiglia, gli studi (studiare all’Istituto privato scelto dall’Inter è…leggermente diverso che studiare in un ottimo liceo di Parigi o Palermo) per cui se mai il discorso non andrebbe fatto sugli stranieri ma sugli acquisti extra regione, che tra l’altro possono avvenire due anni prima rispetto all’Europa.

    Ma il problema è molto semplice: chi vive a Milano o dintorni ha un’opportunità in più.
    Può anche lui dedicarsi tutto al calcio e frequentare l’Istituto privato consigliato dall’Inter o può frequentare un liceo durissimo e selettivo. Lui può scegliere.

    E veniamo al ‘discorso culturale’

    Qui utilizzi la tecnica del paradosso, una tecnica dialettica alla quale ricorro spesso anch’io ma che qui cerco di evitare: esasperare il concetto del ’contendente’ portarlo alle estreme conseguenze, per mostrarne le presunte debolezze.

    Nessuno ha parlato di importare undici giocatori del Ghana contemporaneamente e di pretendere che il giorno dopo abbiano una cultura calcistica italiana.

    Infatti ho precisato che considererei, come cultura calcistica, italiano uno che milita nei nostri campionati da almeno 5 anni.

    Quando tu parli delle esperienze pregresse di Samuel, Milito Zanetti, confermi involontariamente il mio discorso.

    Non a caso ho citato l’Inter del triplete composta tutta da stranieri come esempio di cultura calcistica italiana: non è che sono arrivati tutti e undici dall’Africa in quell’anno. No, erano tutti in Italia da tempo (tranne Lucio, se non sbaglio), all’Inter o altrove. Per cui il nuovo ingresso Luccio, si è inserito in un contesto culturale italiano e lo ha fatto con facilità, assimilandone le caratteristiche.

    Il discorso fisico: scisso dal discorso età per me non ha senso. Kean e Balotelli hanno subito insulti e ululati da tutti i pubblici giovanili italiani perché avevano almeno 2-3 anni in più (secondo gli avversari).
    Peccato che uno fosse nato a Palermo e l’altro a Vercelli.
    E poi, allora si dovrebbe impedire di giocare a Scamacca, che a 13 anni era alto come adesso, e ad altri italiani nella stessa situazione.

    Poi non è solo una questione di altezza: Iglio, strappato dal Milan a noi a 13 anni, italianissimo, giocava due anni sotto età per la straordinariamente precoce forza fisica e muscolare.
    Senza la necessità di riferirsi ad altre etnie, anche in Italia ci sono regioni nelle quali tendenzialmente ci si sviluppa prima che in altre. Ma questa è la realtà e va accettata.

    Diverso è il discorso sull’età reale di alcuni (forse di molti) giovani stranieri.

    E’ una situazione inaccettabile e va eliminata: oggi ci sono i mezzi per definire con esattezza l’età biologica: chi non accetta di sottoporsi a questo esame (per nulla invasivo) deve risultare non tesserabile.

    Ci sono uffici commerciali e giuridici e faccendieri che si occupano di contraffare i documenti anagrafici. Questi vanno scovati e puniti anche dalla legge, come per altro si è già fatto in più di un caso.
    Poi c’è il problema degli adottati, per i quali non c’è ‘malafede calcistica’ ma responsabilità dei genitori adottivi italiani: poiché tutti cercano bimbi piccolissimi da poter formare al meglio, in molti orfanotrofi esteri un bimbo di tre anni ti viene spacciato per un anno e mezzo, altrimenti tu non lo prenderesti e rimarrebbe a loro carico.

    Poi ci sono anche i casi di strutture arretrate come quando un funzionario fa il giro dei Paesi per registrare le nascite ogni uno o due anni e le registra in quel giorno.

    Tutte situazioni che si possono risolvere appunto con i test sull’età biologica.

    Ma a questo punto mi lascio andare anch’io a un paradosso dialettico (colpevolmente): non si può sostenere che siccome ci sono illegalità, il tesseramento di stranieri va abolito o limitato. Altrimenti, per analogia si dovrebbe sostenere che siccome in molte stazioni metropolitane si registrano illegalità (furti, ecc.), si dovrebbero chiudere, o ridurre, le stazioni metropolitane.

    No, la mia convinzione è che in un caso come nell’altro, o in molti altri che si potrebbero fare, vanno scovati e punti i colpevoli e non penalizzati anche coloro che sono in condizione regolare.

    Affermi di non essere un nazionalista e io ti credo, in tutta sincerità. Però sostenere che in questo Paese “lo “straniero” tante volte sembra avere piu’ diritti e opportunità di chi ci vive” mi sembra un’affermazione molto forte.

    E’ vero che magari degli affaristi (italiani) lucrano su giovani giocatori ‘stranieri’ barando e dando anche a loro qualche opportunità in più, ma si tratta di miserie, perché poi o sei buono o non arrivi e, come una meteora, ritorni al tuo status, di norma non invidiabile.
    Però questo presunto vantaggio lo paghi perchè non deve essere semplice da giovanissimo abbandonare il tuo mondo per andare in una realtà diversa e sconosciuta, dove molti non ti accettano e ti respingono, dove respiri, la ‘colpa’ della diversità.

    E’ sempre e solo una questione di legalità: pensa ai privilegi degli italiani che possono non pagare le tasse, arricchirsi dando lavoro in nero, corrompendo politici e funzionari, aderendo a organizzazioni mafiose…ecc.

    Il paese andrebbe bene se si perseguissero seriamente tutte queste illegalità ( e tra l’altro le illegalità legate alla data di nascita dei giovani calciatori si potrebbero svelare senza costi particolari, neppure a livello politico come invece accade per molti reati…nostrani).

    Forse avrai capito da queste poche righe che per me , orgogliosamente ‘cittadino del mondo’ al quale per altro porto con altrettanto orgoglio il mio contributo di identità culturale nazionale, non ci sono ‘stranieri’: ci sono solo persone delinquono e persone oneste.

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  14. Al di la della partita vinta con merito e con compattezza in cui non abbiamo rischiato nulla, sono dispiaciuto per la mancata sanzione di candreva nell’occasione dell’espulsione di de paul: il comportamento di candreva è stato ridicolo e provocatore, in una nazione sana dal punto di vista della sportività (mini buffetto di antonio e sua contorsione ridicola per specificare) come l’Inghilterra certi comportamenti vengono sanzionati pesantemente. Di certo non ci saranno giornate di squalifica ma mi farebbe piacere la sua esclusione dalla squadra per qualche partita. Fermo restando che per ovvi motivi l’espulsione di De Paul è sacrosanta, non vorrei che chiudere un occhio sulla provocazione di candreva apra le porte a nuove ingiustizie alla “pjanic” sulla cui assurdità non si potrebbe poi aprire bocca.
    Sulla partita, perplesso su barella, il quale per me non dovrebbe giocare contemporaneamente con sensi (la differenza con la fisicità e il passo dei friulani era netta) e considerando che su un piano qualitativo non mi sembra superiore a gagliardini preferirei la fisicità di quest’ultimo. Forse ha bisogno di tempo ma la dinamicità senza potenza fisicità e qualità mi sembra che porta poco: se si considerano troppi i soldi spesi per gagliardini a suo tempo l’acquisto di barella mi sembra più gravoso. Vedremo. Al netto degli acciacchi e delle condizioni post nazionale la squadra mi é sembrata compatta pur non potendo avere ovviamente il ritmo e l’intensità abitudinaria, de vrij devono spiegarmi come fa ad essere la riserva in nazionale di de light: probabilmente più fragile e meno potente ma é davvero completo ed é tra i più sottovalutati in europa. Godin deve abituarsi ancora ad un più veloce giro palla, in Italia non danno il tempo di pensare a cui era abituato

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    1. Sergio non si possono fare confronti, De Paul ha fatto un gesto che è indiscutibilmente da espulsione. Se Candreva abbia accentuato la caduta io non lo so, comunque Conte non è un dilettante, saprà nel caso se dire qualche cosa al giocatore ma da qui a fare paragoni con situazioni che con questa non c’entrano nulla non ci sto.

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      1. Che abbia accentuato emiliano è oggettivo come è sacrosanto ripeto la sanzione dell’argentino il quale non ha il diritto di perdere il controllo.
        Sul confronto: sarò complottista ma a me sembra che a volte, chiudere un occhio in certe circostanze vuol dire non farlo quando serve.
        Billy Wilder diceva che “a volte si chiude un occhio per prendere bene la mira”

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  15. Noto con piacere che il blog si è arricchito con interventi interessanti …beh poi vi è Sergio che riesce sempre a regalare una botta di ottimismo a tutti noi . Su Candreva cmque ,in linea di massima ,concordo con Sergio;Antonio sta facendo bene ,ma non deve farsi prendere la mano…

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  16. Buonasera,

    ringrazio Luciano per la risposta eloquente e dettagliata. E ringrazio sopratutto chi ha capito che il termine “razza” era infelice e che il senso era piu’ di “etnia” = aggruppamento umano fondato sulla comunità o sulla forte affinità di caratteri fisico-somatici, culturali, linguistici e storico-sociali.A volte per nella fretta di esprimere un concetto si incappa in qualche errore, mi ha fatto piacere che sia stato stigmatizzato e non enfatizzato attribuendomi logiche che non mi appartengono.
    Detto cio’ io ho cercato di evidenziare degli aspetti che a livello giovanile creano delle distorsioni. Su alcuni la disamina di Luciano è condivisibile, su altri mi sembra che anche lui ammetta che ci sono cose che andrebbe gestite meglio.
    Senza riprendere i vari punti vorrei ripartire da un concetto che poi è quello a cui tenevo : ma un ragazzo è piu’ forte perchè è piu’ forte o la fiducia e la carica dell’ambiente in cui vive e cresce lo aiutano a diventare piu’ forte ?
    Il mio dubbio (non da genitore ma da persona attenta ai ragazzi e al mondo giovanile del calcio a cui anche io, in passato, ho partecipato con discreti risultati ) è che alcuni ragazzi, se aspettati, possano raggiungere livelli magari inaspettati e che certe occasioni negate da momenti/scelte contingenti possano limitare questa possibilità.
    Vedo giocare alcuni stranieri giocare titolari in seria A e mi domando : ma possibile che davvero siano meglio di tanti ragazzi italiani che fanno panchina in A o magari giocano in B ? Forse per voi la risposta è : assolutamente si. Io la penso diversamente. Penso a Moreno Torricelli e mi chiedo : ma è migliorato all’istante o forse non lo hanno capito (o aspettato) prima ?
    Le argomentazioni di Luciano sono ben fatte pero’ prendono in considerazione solo il dato di chi è arrivato e presuppongono che chi è arrivato sia il meglio possibile. E se qualcuno che poteva essere molto forte si è perso per strada per queste ragioni ? Felice Nicola che ha colto nel segno è ha citato in sequenza : “liverani grosso baiocco lo stesso Materazzi”. Alla fine sono arrivati sarà l’obiezione, ma quanti meritavano e magari sono stati chiusi da logiche non perfettamente meritocratiche in un ‘età, quella giovanile, in cui i ragazzi si “perdono” facilmente. E non solo nel calcio o nello sport in generale, si parla molto di disagio giovanile a cui si cerca di dare risposta, e poi si parla di calcio come un qualcosa estraneo al concetto perchè tanto “quello forte ce la fa, sempre e comunque”. Eppure se il Barcellona non pagava le cure a Messi, e la decisione è stata presa di getto da un osservatore che ha preso l’impegno con la famiglia su un fazzoletto di carta, chissà dov’era Messi oggi…
    Ritornando a Torricelli: era alla Caratese in interregionale e solo una serie di casualità lo ha portato a vincere la Champions (vincere la Champions…).

    Sono domande da porsi, se altrimenti pensiamo che le cose si aggiustano sempre da sole e vanno a finire solo nel modo migliore possibile allora alzo le mani, non serve discutere. Il sistema è perfetto cosi o è perfettibile ?
    Io ho solo richiamato ad una certa attenzione, mi pare che che il “pescare” a piene mani sul mercato estero a livello giovanile per rafforzare le squadre non sia per forza una strada vincente sul lungo periodo. Lo fa l’Atalanta ? Mah… gagliardini, conti, pazzini, morfeo, montolivo, grassi, sportiello, baselli, gabbiadini, zaza, bonaventura, consigli, raimondi, bianchi, pinardi, i fratelli zenoni. E adesso Panada, Cortinovis, Piccoli. E già pronto ad arrivare Giovane, pagato 1 milione di euro al Cesena a 13 anni e attualmente unico nazionale under 18 sotto età. Non che l’Inter sia da meno a giocatori sfornati, ma questa idea che l’Atalanta sia forte per gli stranieri non la vedo ora e non la ritrovo storicamente. Anzi pare proprio il contrario. Si Traorè e Colley sono buoni, ma sono un paio. Se poi ti capita di prendere un Kulusevsky allora va bene, perchè lui è un talento eccezionale e l’anno scorso la finale scudetto per me l’ha vinta lui.

    Luciano hai chiuso con una bella considerazione : “Forse avrai capito da queste poche righe che per me , orgogliosamente ‘cittadino del mondo’ al quale per altro porto con altrettanto orgoglio il mio contributo di identità culturale nazionale, non ci sono ‘stranieri’: ci sono solo persone delinquono e persone oneste.”
    Ma se per te non ci sono ‘stranieri’ perchè il titolo del blog è: “Troppi stranieri, anche nelle giovanili ?”
    Dobbiamo metterci d’accordo sui termini e su cosa confrontarci , perchè se parliamo di “stranieri” ma gli “stranieri” non esistono, allora di cosa parliamo ?
    Se partiamo dal presupposto che le nazionali esistono e sono strutturate per nazionalità e sono seguite (e sono motivo di orgoglio) da milioni di persone, allora il tema va analizzato in questo contesto, altrimenti la discussione muore prima di iniziare. E la discussione porta certamente a “paradossi” e “metafore” che estremizzano per dare spunti di dialogo. In qualche considerazione sono stato un po’ provocatorio (subito stanato da Luciano) ma in buona fede e nella convinzione che il tema sia di estrema attualità (pensiamo alle migrazioni in atto e alle polemiche politiche degli ultimi tempi).

    Grazie per questo blog, ho scritto cosi, senza grandi pretese, ho trovato un posto interessante in cui parlare. Non capita sempre. Buonasera.

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